Verso la parità a passo lento: cosa dice il Global Gender Gap Report 2025
Il rapporto 2025 del World Economic Forum mostra che il divario di genere è colmato al 68,8%, ma la disuguaglianza è ancora da colmare

Negli ultimi anni, il tema della disuguaglianza di genere ha avuto sempre più rilevanza nel dibattito pubblico, considerato un tema fondamentale per lo sviluppo economico e la democrazia di un Paese.
Come ogni anno, il Global Gender Gap Report 2025 del World Economic Forum, con un’analisi legata a 148 nazioni, fa il punto sul divario globale di genere evidenziando i miglioramenti e la forbice ancora da colmare per arrivare a un reale equilibrio in ambiti come lavoro, politica, istruzione e salute.
Parità di genere: dove siamo oggi
Il quadro generale del Global Gender Gap Report 2025 racconta di un mondo in cui il divario di genere è stato colmato per circa il 68,8% con un lento ma costante progresso annuo dello 0,3%. Un dato positivo che, però, sottolinea quanto il percorso per arrivare a una piena parità sia ancora molto lungo: a questo ritmo, infatti, potrebbero servire circa 123 anni per raggiungere l’obiettivo.
Il report prende in esame quattro categorie chiave: la partecipazione economica, l’istruzione, la salute e il potere politico. E mentre salute e istruzione segnano risultati vicini a una piena parità con il 96,2% e il 95,1%, a livello mondiale la partecipazione economica e la rappresentanza politica mostrano ancora gap significativi che, ad oggi, sono colmati solo per il 61% e il 22,9%.
A guidare la classifica dei Paesi che hanno colmato almeno l’80% del divario sono quelli europei, che occupano otto posizioni della top 10 delle economie più vicine alla parità. L’Islanda, che è in testa all’indice da 16 anni consecutivi, si conferma prima con un punteggio del 92,6%. Completano la classifica Finlandia (87,9%), Norvegia (86,3%), Regno Unito (83,8%), Nuova Zelanda (82,7%), Svezia (81,7%), Moldavia (81,3%), Namibia (81,1%), Germania (80,3%) e Irlanda (80,1%).
Economia e politica, le dimensioni più difficili
Nonostante in molti ambiti ci sia un miglioramento evidente, due restano le grandi sfide: la piena partecipazione economica delle donne e la loro rappresentanza nei luoghi decisionali.
Se è vero che dal 2006 a oggi la dimensione politica ha visto un miglioramento importante passando dal 14,3% al 23,4%, il divario resta enorme: di questo passo, potrebbero volerci ancora 162 anni per raggiungere un equilibrio. Anche sul fronte economico i numeri parlano chiaro: siamo saliti dal 55,1% al 60,7%, ma continuando al ritmo attuale serviranno circa 135 anni per arrivare alla parità.
Dati che raccontano quanto sia ancora difficile garantire un accesso equo a ruoli di potere e opportunità professionali, e quanto sia urgente intervenire con politiche strutturali e cambiamenti culturali.
La situazione in Europa nel lavoro e non solo
Guardando più da vicino l’Europa, il report mostra un continente in cui la parità di genere avanza, anche se con ritmi e intensità diverse da Paese a Paese. Con un punteggio medio del 75,1%, il nostro continente si posiziona al secondo posto tra le macro-regioni globali, subito dopo il Nord America. Sono 40 i Paesi analizzati nella regione, 27 dei quali rientrano nella top 100 mondiale e 8 nelle prime 10 posizioni.
Le differenze interne restano comunque molto ampie: si passa dal 92,6% dell’Islanda al 63,3% della Turchia, con quasi 30 punti percentuali di distanza.
La partecipazione economica delle donne mostra segnali incoraggianti. Oggi l’Europa ha una media del 68,4%. Il miglioramento più evidente riguarda la presenza femminile nei ruoli apicali e nelle professioni tecniche che è cresciuta sensibilmente negli ultimi due decenni.
Anche nel campo dell’istruzione il continente è vicino alla parità: il punteggio del 99,6% lo colloca tra i primi tre al mondo. Più di un terzo dei Paesi ha già raggiunto la piena parità educativa e i restanti sono molto vicini.
La dimensione della salute mantiene risultati alti, con un punteggio del 96,9%, anche se in lieve calo rispetto agli anni precedenti, soprattutto a causa di una riduzione della speranza di vita in buona salute.
Sul fronte politico, l’Europa si conferma la regione più avanzata al mondo. Il punteggio medio è del 35,4%, ma anche qui le disuguaglianze interne sono marcate con un 95,4% dell’Islanda e un 5,9% della Turchia. Nonostante ciò, gli indicatori mostrano progressi concreti su tutti i fronti: aumentano i punti legati a donne che hanno ricoperto il ruolo di capo di Stato, cresce la presenza nei ministeri (+21,1 punti) e quella nei parlamenti (+25,6 punti). L’Europa è, infatti, terza al mondo per parità nei ministeri (55,3%) e seconda nei parlamenti (53,3%).