Leadership: a che punto siamo con l’intelligenza emotiva?

Leadership: scopri il significato in ambienti lavorativiIn un mondo del lavoro sempre più liquido e destrutturato emergono prepotentemente i punti di forza e quelli di debolezza di chi ha l’arduo compito di “tenere insieme i pezzi”

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La mobilità delle persone, gli strumenti di lavoro in remoto, i continui cambiamenti e gli alti livelli di stress che tutto ciò implica mettono infatti a nudo le reali competenze, attitudini, capacità dei leader.

Lo scenario cambia continuamente, ma rimane costante  la richiesta di alti livelli di performance, anzi questi finiscono per diventare sempre più pressanti.

Il lavoro passa attraverso le persone…almeno ancora in buon parte, e soprattutto attraverso le squadre composte dalle persone. La complessità delle sfide affrontate, la molteplicità di competenze che entrano in gioco richiedono la costruzione squadre multidisciplinari in grado di interagire virtuosamente.

Su questo tema è stato intervistato Francesco Buquicchio di Egon Zender da Adriano Bonafede  e dalla parole dell’A.D. emerge un gap che, soprattutto in Italia, sembra ancora lontano dall’essere colmato. I nostri manager non sarebbero capaci di fare squadra.

Le ragioni che vengono citate sono molteplici a partire dai criteri con i quali sono stati selezionati e promossi, ad un retaggio culturale che ci distingue per una certa tendenza all’individualismo.

Sebbene, come dice Buquicchio, non esista una ricetta infallibile per diventare leader efficaci, uno degli elementi che rimane una costante per avere buone  probabilità di successo è il grado di intelligenza emotiva.

Se ne parla da tempo e, come spesso succede, è diventato un concetto di moda, in realtà poco conosciuto e banalizzato.

Ci viene in soccorso, oltre che la lettura dei libri di Goleman o di Boyatzis, un interessante articolo pubblicato sul sito dell’ World Economic Forum “Emotional intelligence what it is and why we need it”. Così viene definita l’intelligenza emotiva “Emotional intelligence is the “something” in each of us that is a bit intangible. It affects how we manage behavior, navigate social complexities, and make personal decisions that achieve positive results.” Consapevolezza di se, self management, consapevolezza sociale e capacità di gestire le relazioni, sono i quattro capisaldi in cui si declina.

Risulta evidente che queste capacità hanno un forte impatto nelle qualità della leadership, oltre che in tutte le altre situazioni della propria vita. Nella gestione di un gruppo di lavoro sapere entrare in risonananza, come direbbe Boyatzis, utilizzare diversi registri a secondo del momento e dei bisogni della squadra, conoscere i collaboratori e individuarne i talenti diventano fattori critici di successo. Come in tutto ciò che si muove sul filo della psicologia spesso si guarda a queste affermazioni con un certo scetticismo e si archivia la questione come qualcosa che “uno ce l’ha o se no non se lo può dare” per citare Don Abbondio che giustificava così il suo poco coraggio.

In realtà l’intelligenza emotiva, che tra parentesi sembra essere alla base anche del maggior successo economico delle persone che la possiedono, è una facoltà che può essere allenata.

In Italia  le aziende sembrano ancora poco sensibili a questo argomento e l’importanza che riveste per raggiungere i risultati. Buchicchio afferma che molto dipende dal modello aziendale prevalente che è quello “controllato da una famiglia o da azionisti molto forti”. Chiaramente la scelta dei propri manager ricadrà su persone fortemente connotate da tratti autoritari che rispecchiano la cultura di chi gestisce. Non è necessariamente vero in tutti i casi, ma il fenomeno si attenua proprio laddove si entra nelle public company. In conclusione quindi è sempre più  evidente la necessita di allenare questa intelligenza che a differenza di quella misurata con il più IQ può essere migliorata. Gli studi dei pionieri dell’intelligenza emotiva ci dicono che le aziende di maggior successo, quelle che entrano nelle classifiche di Fortune,  sono proprio quelle che hanno manager con altri tassi di intelligenza emotiva. Un buon motivo per investire in questo tipo di formazione.

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