Benessere psicologico, il grande assente tra le priorità delle aziende italiane

Secondo il Global Wellbeing Survey 2021, l′82% delle aziende considera il benessere dei dipendenti una priorità, ma soltanto il 55% possiede una strategia al riguardo. Un dato confermato per l’Italia anche da una ricerca BVA-Doxa, che evidenzia come un giovane su due lasci il lavoro per problemi legati alla propria salute mentale. E mentre il 92% dei lavoratori vorrebbe che l’azienda si occupasse attivamente di questo aspetto, solo il 42% degli intervistati ritiene inefficaci le iniziative promosse dalla propria organizzazione.

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La maggior parte delle persone trascorre un terzo della propria vita adulta al lavoro. I luoghi di lavoro che promuovono la salute mentale e sostengono le persone con disturbi mentali hanno maggiori probabilità di ridurre l’assenteismo e aumentare la produttività. L’Oms stima che per ogni dollaro investito nel trattamento dei disturbi mentali ci sia un ritorno di quattro dollari in salute e produttività. Molti fattori di rischio per la salute mentale, inoltre, possono essere presenti proprio nell’ambiente di lavoro, e per questo è importante una strategia efficace per prevenirli.

Il Global Wellbeing Survey 2021, progettato e condotto da Aon in collaborazione con Ipsos, ha analizzato in che modo i datori di lavoro stanno affrontando il tema del benessere dei dipendenti e qual è l’impatto sulle prestazioni delle aziende. Il sondaggio ha preso in considerazione più di 1.000 aziende in 41 Paesi, tra cui l’Italia. I risultati principali evidenziano come l′82% delle aziende intervistate consideri il benessere dei dipendenti una priorità, ma soltanto il 55% di esse possieda una strategia al riguardo.

In Italia, per Mindwork, BVA Doxa ha condotto nel mese di settembre 2021 una ricerca sul benessere dei lavoratori – intervistando 301 persone (dirigenti, quadri, impiegati) – da cui emerge che l′85% delle persone considera il proprio benessere psicologico generale correlato a quello sul lavoro e viceversa. L’80% dei partecipanti, inoltre, ha provato almeno un sintomo collegato al burnout, con cui si intende una sensazione di sfinimento, calo dell’efficienza lavorativa, aumento del distacco mentale e cinismo rispetto al lavoro.

Anche secondo il sondaggio Ipsos stress, burnout e ansia sono i principali rischi per il benessere dei dipendenti che incidono sulla performance aziendale. Un dato allarmante è che in tutti i paesi l’equilibrio tra lavoro e vita privata è al primo posto nei problemi che riscontrano i lavoratori, seguito fino alla quarta posizione da altri che riguardano sempre il benessere psicologico. Solo dopo arrivano problemi legati a temi economici. E BVA Doxa conferma: per più della metà (51%) dei lavoratori e delle lavoratrici, le responsabilità e gli impegni di lavoro interferiscono con la vita privata, mentre cresce la difficoltà a definire confini netti tra vita e lavoro.

Eppure si sa che quando le persone stanno bene, lavorano meglio e le aziende crescono. Nonostante questo una cultura dello stare bene al lavoro manca ancora in Italia. Avere una strategia incentrata sul benessere dei lavoratori è molto importante per attrarre nuovi talenti. Secondo i dati emersi sempre dall’indagine BVA Doxa, infatti, i lavoratori e le lavoratrici giovani hanno una maggior propensione a lasciare il lavoro a causa di un malessere emotivo. Il 49% degli under 34 si è dimesso almeno una volta per preservare la propria salute psicologica. In caso di ricerca di una nuova posizione lavorativa, il 73% delle persone dichiara di preferire un’azienda attenta al benessere psicologico, anche quando il livello di stress percepito al momento dell’intervista è basso.

Tornando alle strategie aziendali, il 92% dei lavoratori intervistati da BVA Doxa desidererebbe che l’azienda si occupasse del benessere psicologico delle proprie persone, ma il 42% degli intervistati ritiene inefficaci le iniziative promosse dalla propria organizzazione per incentivare la salute mentale e ridurre lo stress. Diventa quindi fondamentale per gli HR comprendere le ragioni del gap tra desiderata e percezione e colmare quei vuoti.

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