Equilibrio e partecipazione, ERG investe in relazioni industriali

Da tradizionale oil company a leader di mercato nella produzione di energia rinnovabile. Cambia l’azienda, cambia il contratto di riferimento, cambia il modello di relazioni con i sindacati e con il personale: siglato un innovativo protocollo con il sindacato

contratto nazionale erg

Da storica società petrolifera a leader di mercato nella produzione di energia, con una forte caratterizzazione sulle rinnovabili.
È la storia di ERG: oltre un miliardo di fatturato nel 2017, 750 dipendenti, 472 milioni di euro di MOL. Il cambiamento ha toccato tutta l’azienda, compreso il sistema di relazioni industriali. Primo passo il cambiamento del Cnl di riferimento, da Petrolio-Energia a Elettrico, poi un innovativo protocollo di relazioni industriali. A guidare questo processo è stato Alberto Fusi, trent’anni di esperienza nel settore Hr, prima nel comparto automotive e dal 2012 in ERG, dove è Chief Human Capital & ICT Officer.

Direttore Fusi, qual è l’elemento caratterizzante del nuovo protocollo?
“Con questo protocollo abbiamo investito in relazioni industriali, perché  consapevoli del loro valore strategico per l’impresa. Se proprio dovessi scegliere un solo punto, porrei l’enfasi sulla partecipazione. Nostro obiettivo è coinvolgere tutto il personale nel processo di sviluppo dell’impresa. Abbiamo un focus particolare sulle rinnovabili, un settore strategico per lo sviluppo dell’intero Paese. Non è stato difficile coinvolgere il sindacato perchè concordiamo sull’importanza della green economy per l’Italia”.

Come ha vissuto questa fase di grandi cambiamenti?
“Il cambio di contratto è stato un’esperienza professionale intensa e ricca di significati per una società storicamente legata al mondo Oil. La decisione di istituire un Protocollo ha rappresentato per noi un passo significativo in quanto proveniamo sindacalmente dal mondo oil, una industry caratterizzata da specificità negoziali a tutti i livelli. In questo quadro la firma del Protocollo di Relazioni Industriali è servita a definire e attribuire gli spazi di contrattazione nella nuova ERG Elettrica. Nel farlo sono state innovate le forme di partecipazione e costruito un modello di relazione equilibrato”.

Nel Protocollo c’è il riconoscimento dei diversi ambiti di rappresentanza: dal livello territoriale a quello nazionale. Come evitare sovrapposizioni?
“Intanto bisogna dire che siamo una realtà diversificata, sia per produzioni sia geograficamente. Una diversificazione che ci porta a confrontarci con esigenze diverse, ad esempio i turni di lavoro, che devono essere discusse nel territorio, dove queste esigenze nascono e dove devono trovare risposte. A livello nazionale affrontiamo le tematiche generali, le problematiche di gruppo, di settore o dell’identità d’impresa. Non c’è sovrapposizione, c’è integrazione. Abbiamo l’ambizione di creare un modello di relazioni industriali non solo partecipativo, ma anche equilibrato”.

Nel Protocollo c’è anche l’istituzione di un percorso di alta formazione per il sindacato interno, di che si tratta?
“È un’importante novità che porta in ERG lo spirito del “Patto per la Fabbrica”, sottoscritto da Confindustria. Mettiamola così: noi uomini d’impresa e i sindacati abbiamo dei modelli culturali di riferimento diversi. Alcuni tendono a valorizzare la produttività o la redditività, altri l’apporto del lavoro o la responsabilità sociale. Ogni punto di vista merita rispetto, ma per confrontarci dobbiamo trovare modelli comuni, sistemi di valutazione condivisa. Il Percorso di Alta Formazione ha questo obiettivo: favorire la creazione di un terreno comune, un linguaggio condiviso dalle parti, evitando sospetti, diffidenze e incomprensioni. In quest’ottica ci siamo aperti al mondo esterno: le docenze, oltre che a manager aziendali, sono affidate a esperti esterni di relazioni industriali, a esponenti nazionali del sindacato e di Confindustria. Il tutto finalizzato a rendere più fluide le procedure e a ridurre la conflittualità”.

Conflittualità, appunto. Come vanno le cose in ERG?
“Direi bene, abbiamo una tradizione consolidata di buone relazioni e una bassa conflittualità. Il protocollo ci aiuterà a fare meglio”.

Lo avete siglato da poco, ci sono già dei risultati?
“La bontà dell’impianto che abbiamo creato la misuro quotidianamente. In questi giorni siamo impegnati nella definizione del premio di risultato. Con i livelli nazionali stiamo definendo la dimensione, sul territorio gli indicatori per la misurazione dei risultati. La discussione è positiva perché avviene in quadro di regole condiviso. E siamo solo all’inizio: confidiamo di raccogliere ulteriori frutti dall’importante investimento in relazioni industriali che abbiamo fatto”.

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