Il benessere psicologico dei lavoratori al centro dell’organizzazione sostenibile

Ansia, stress e disagi lavorativi sono causa del 50% delle giornate lavorative perse. Il Covid ha aggravato la situazione. Da questo scenario nasce il nuovo servizio di benessere psicologico ideato da ODM Consulting in partnership con Sygmund. Ce ne parla Fabio Musumeci, Responsabile area People Development di ODM Consulting.

musumeci

Il tema del benessere e della salute mentale è sempre più centrale nelle strategie di gestione delle risorse umane. Va in questa direzione l’accordo tra ODM Consulting, la società di consulenza HR di Gi Group, e Sygmund, piattaforma online di consulenza psicologica altamente professionale e certificata: una partnership per il lancio di un progetto che risponde in maniera concreta alle esigenze dei lavoratori e supporta le organizzazioni mettendo al centro il benessere e la salute mentale.

Fabio Musumeci, Responsabile area People Development di ODM Consulting, in cosa consiste “Sygmund per ODM Consulting” ?

«L’obiettivo è quello di dare un servizio che permetta alle aziende di offrire un supporto psicologico professionale e sicuro ai dipendenti. I numeri dimostrano che è un’esigenza reale: gli ultimi dati forniti dall’Unione Europea mostrano che, già in epoca pre-Covid, il 25% dei lavoratori mostrava sintomi di stress. Lo sconvolgimento della quotidianità di milioni di persone nell’ultimo periodo ha aggravato enormemente una situazione già critica e sottovalutata. A questa si aggiungono incertezze e preoccupazioni che arrivano dalla guerra in Ucraina».

Come impattano questi dati sul lavoro?

«Faccio parlare i numeri: una giornata lavorativa persa su due nel corso dell’anno è dovuta allo stress. Un dato in forte crescita dopo lo scoppio della pandemia. Una ulteriore conferma arriva dai dati della piattaforma Sygmund».

Cosa dicono?

«Tra i circa 15.000 utenti che l’hanno già utilizzata, circa il 70% riporta disagi legati all’ansia, legata al lavoro, e più del 40% vive disagi lavorativi legati da un lato allo smart working, dall’altro all’ansia da contagio per chi invece continua a lavorare in presenza. Ma l’accelerazione del digitale in questi anni ha rivoluzionato anche l’ambito della salute e del benessere mentale, e con successo: il 60% dei giovani tra i 18 e i 34 anni sostiene che la psicologia online aiuta ad essere costanti nel percorso verso il proprio benessere, a testimonianza che la telemedicina non è più una frontiera ma un sistema attuabile, efficace e percorribile».

In questo scenario, cosa dovrebbero fare le imprese?

«Le aziende hanno la possibilità e la responsabilità di essere apripista di una nuova era di sostenibilità organizzativa che garantisca la salute e il benessere delle persone. Il supporto psicologico aiuta le persone ad essere più consapevoli, quindi più attive e creative nel loro adattarsi al contesto attuale. Durante il lockdown avevamo già iniziato a dare una risposta a questa esigenza con lo Spazio Ascoltami, sportello dedicato al supporto psicologico alle organizzazioni e alle loro persone. Oggi questa iniziativa si arricchisce grazie alla collaborazione con i professionisti di Sygmund».

Qual è la particolarità di questo servizio?

«Sygmund veicola servizi di psicologia erogati al pari di una struttura sanitaria e conta all’attivo più di 1.000 psicologi. Grazie alla possibilità di sedute in videochiamata, che superano il classico modello telefonico, il servizio, studiato con ODM Consulting, offre  un approccio integrato e un rapporto diretto. Le prestazioni sono da considerarsi attività sanitarie, rispondono agli obblighi normativi e sono vigilate dagli Enti di garanzia e dall’Ordine. L’intervento psicologico comprende attività di counseling psicologico, ascolto e supporto, coaching ed empowerment».

L’impresa deve fare anche il medico?  Dove sta il limite tra l’intervento del privato e quello del Servizio Sanitario Nazionale?

«La salute, oggi, è un concetto molto più complesso rispetto a quello a cui siamo tradizionalmente abituati (patologia-diagnosi-cura). Con l’aumento della complessità e la trasformazione della salute in un bene quotidiano, che abbraccia ogni sfera individuale, è utile prendersene cura per migliorare le performance e sostanziare la responsabilità sociale d’impresa, migliorando la reputazione della stessa e contribuendo realmente allo sviluppo sostenibile. Il SSN non ha i mezzi per andare molto oltre il paradigma patologia-diagnosi-cura, ma ogni malattia è un costo per la collettività. In questa prospettiva si parla di due concetti: sussidiarietà (del privato rispetto allo Stato) e responsabilità sociale». 

Siamo in una fase caotica, tra pandemia e guerre, in cui l’ansia e il disagio la fanno da padroni. Ma dopo, in una condizione di normalità, ci sarà ancora bisogno di questi servizi?

«I sintomi associati a un trauma (definiamo almeno il lockdown un trauma collettivo) hanno strascichi per anni, specie se le persone non ricevono sostegno. Inoltre i sintomi dello stress (che consideriamo parallelo al trauma, ma con durata più lunga e origine multifattoriale – paura di contagio, complessità lavorative, incertezze economiche, incertezze sul futuro, ecc.) hanno una correlazione positiva con la durata dello stesso: abbiamo avuto 2 anni di stress collettivo. La guerra è un prolungamento della situazione di incertezza e introduce ulteriori elementi di stress, per cui peggiora la situazione nel senso che la prolunga e introduce nuove fonti di preoccupazione. Le sintomatologie, purtroppo, non sono destinate ad andare via in breve tempo e siamo sicuri che le persone, volendo stare bene, avranno sempre più bisogno di supporto».

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