In Montepaschi accordi sindacali etici, più equi e solidali per tutti

Dopo tre anni di blocco della contrattazione collettiva in Monte dei Paschi di Siena riparte con la revisione dell’accordo sindacale e guarda al futuro con un programma di austerità e risanamento attraverso la partecipazione di tutte le parti, compresi i dirigenti

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E’ infatti di questi ultimi giorni la notizia della ripresa del dialogo tra azienda e sindacati che ha portato all’importante decisione di coinvolgere le retribuzioni del top management a favore dei lavoratori con remunerazioni più basse e del ricorso agli ammortizzatori sociali di categoria contro l’ipotesi dei licenziamenti, per una politica delle risorse umane, sempre più umane.

Non è la prima volta che questo accade. Microsoft nel 2008 aveva preso decisioni analoghe decurtando vistosamente i compensi milionari degli alti dirigenti, nell’intento di dare un segnale sulla necessità di contribuire tutti al risanamento dell’azienda, soprattutto a fronte di sanguinosi tagli del personale. Contemporaneamente si consumava la tragedia dei 24 suicidi di Telecom France e la necessità di una gestione etica e socialmente sostenibile della crisi era ben rappresentata. Nel 2013 fu Indesit a tagliare del 10% lo stipendio dei propri dirigenti al fine di contenere le spese e non gravare su chi aveva già subito le conseguenze della cassa integrazione legata ai cali produttivi. Le decisioni che vengono prese in queste situazioni si riflettono sulla vita delle persone e delle loro famiglie e, nei casi estremi, quali il licenziamento, comportano la perdita delle competenze, e lo sfaldamento del tessuto sociale, entrambi elementi preziosi per la rinascita di un’azienda.

Da parte dei sindacati la richiesta di spalmare i sacrifici anche sulle cariche più alte delle organizzazioni e sempre più insistente e, sebbene si sia lontani dal rapporto 1 a 10 auspicato da Olivetti, accordi come quello di Mps riportano a riflessioni sull’equità della distribuzione della ricchezza e dell’importanza della solidarietà organizzativa che ben ha espresso Gabriele Fava, avvocato giuslavorista dello studio Fava e associati, in un articolo del 2009 pubblicato su Hr on line di AIDP.“Uno dei compiti fondamentali degli attori dell’economia internazionale, infatti, è il raggiungimento di uno sviluppo integrale e solidale per l’umanità. Questa solidarietà significa promuovere il bene di ogni persona e acquistare una visione che tenga conto della necessità di una equa distribuzione delle risorse. Quale debba essere il livello dei salari dirigenziali è solo uno degli aspetti del più ampio obiettivo di riconciliare le forze dell’iniziativa economica e del libero mercato, con le esigenze della solidarietà e del bene comune. Non esiste una formula predeterminata per raggiungere questa armonia. Ma l’attuale crisi sta ampiamente dimostrando le conseguenze che derivano dall’aver trascurato questo ruolo”.

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