Lavoro e pensioni, come funziona Rita

La Rendita Integrativa Temporanea Anticipata vale per i lavoratori iscritti a fondi di previdenza integrativa e consente a chi perde il lavoro di richiedere al proprio fondo l’erogazione delle somme accantonate

Rendita Integrativa Temporanea Anticipata

Si chiama “Rita”, acronimo di Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, e interessa complessivamente 4,5 milioni di lavoratori che sono iscritti a fondi di previdenza integrativa.

Introdotta dall’ultima legge di Bilancio, Rita rappresenta una possibile soluzione per tutti quelli che hanno perso il lavoro e si trovano a meno di 5 anni dalla pensione di vecchiaia: manager o quadri ma anche professionisti che hanno dovuto chiudere lo studio e non hanno i requisiti né per accedere alla pensione né per richiedere l’Ape (l’anticipo pensionistico).

Così, intervistato dal quotidiano Repubblica, ha spiegato Vincenzo Silvestri, esperto previdenziale del Consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro: “In sostanza, dato che l’età pensionistica è 66 anni e 7 mesi nel 2018, e 67 anni nel 2019, allora chi quest’anno compie 61 anni e 7 mesi può richiedere al proprio fondo di pensione integrativa l’erogazione totale o parziale delle somme accantonate, a condizione di avere almeno 20 anni di contributi nel sistema pensionistico pubblico e 5 anni di partecipazione al fondo pensione. Se però si è disoccupati da oltre 24 mesi, allora si può accedere a Rita anche quando mancano 10 anni all’età pensionistica, ossia a 56 anni e 7 mesi nel 2018, con il solo criterio di 5 anni di partecipazione al fondo”.

A differenza dell’Ape, che richiede anche un’età maggiore (63 anni e 20 di contributi), Rita non è  un prestito da restituire con trattenute sulla pensione futura e per il quale si paga un interesse e un premio assicurativo obbligatorio, ma è proprio un’erogazione anticipata dei soldi versati dai lavoratori nel fondo pensione.

A quanto potrebbe ammontare?

Secondo una simulazione della Uil, chi ha avuto uno stipendio lordo annuo di 30 mila euro, e dal 2007 ha versato il tfr al fondo pensione, integrato da altri 2 punti percentuali del salario (come in genere previsto dai Ccnl), ha accumulato a oggi 40 mila euro, grazie a un rendimento medio del 3,5% annuo netto. Tenuto conto che la Covip (l’autorità di vigilanza del settore) ha stabilito come frequenza massima di erogazione della Rita il trimestre, in questo caso, utilizzando integralmente questo importo di 40 mila euro per 5 anni, si otterrebbe, secondo la Uil, un importo di 1.780 euro netti per trimestre.

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