Mindfulness, engagement e produttività: il valore aggiunto per i dipendenti Maserati

Sempre più spesso la crescita dell’azienda passa attraverso il benessere di chi la vive: la produttività e l’engagement dei dipendenti si basano anche su strategie di corporate wellbeing e mindfulness. Maserati ha già portato la meditazione in ufficio come strumento potente di benessere e produttività. Con Maurizio Albano, Maserati Head of HR, e Giulia Paganelli, Maserati Internal Communication & CSR Manager, abbiamo parlato di CSR, di strategie per aiutare le organizzazioni a implementare i programmi di consapevolezza e delle iniziative focalizzate al benessere fisico e mentale che la casa automobilistica sta attuando quotidianamente con i propri dipendenti.

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Quando le persone stanno bene, producono di più e producono meglio. Maserati parte dai “dipendenti al centro”: il wellbeing si traduce in azioni concrete, numeri e obiettivi raggiunti. Mindfulness, engagement e produttività sono parte di una nuova concezione olistica del tempo che trascorriamo al lavoro. Negli USA, per esempio, più della metà dei datori di lavoro offre formazione sulla consapevolezza ai propri dipendenti, contribuendo a un mercato globale del benessere aziendale che ha un valore di oltre 50 miliardi di dollari; in Italia, invece, abbiamo scelto di raccontare il caso della casa automobilistica e il valore aggiunto per i suoi dipendenti.

Ne abbiamo parlato con Maurizio Albano, Head of HR di Maserati – oltre 30 anni di carriera nel settore delle Risorse Umane e nel gruppo Stellantis – e con Giulia Paganelli, Maserati Internal Communication & CSR Manager.

Cosa significa CSR per Maserati?

Albano: «Nell’approcciare temi caldi come la Corporate Social Responsability, è doverosa una premessa: viviamo in un’epoca in cui il mondo sta cambiando molto rapidamente. I brand non possono più permettersi di ignorare la sostenibilità e il benessere dei propri dipendenti e, allo stesso tempo, anche il contesto sociale richiede un’attenzione adeguata alle questioni relative alla diversità e ai diritti umani. La persona nella sua totalità va posta al centro di ogni dinamica aziendale. Tutto parte da lì, dalle nostre persone, o come amiamo definirci, dalla Maserati Family».

Paganelli: «Non è scontato ricordare che il programma di sostenibilità sociale di Maserati si articola sui Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite e si compone di quattro pilastri fondamentali: Sostenibilità, D&I, Responsabilità Sociale e Wellbeing.  Crediamo che il benessere fisico e mentale in azienda sia fondamentale. Per questo abbiamo attivato una serie di attività concrete che stanno portando a risultati straordinari».

Quali attività di wellbeing avete messo in cantiere?

Paganelli: «Negli ultimi mesi i dipendenti Maserati hanno avuto la possibilità di partecipare a lezioni di yoga all’interno dello stabilimento di Modena, proprio accanto alla linea di produzione; abbiamo integrato un percorso intelligente con una nutrizionista, per dare a tutta la Maserati Family (sia white collars che blue collars) gli strumenti per imparare nuove abitudini e pensare alla pausa pranzo come un momento che migliora veramente la propria giornata. Ma soprattutto ci siamo fermati a meditare e abbiamo proposto un corso di mindfulness».

Albano: «In sintesi abbiamo pensato alle persone, ascoltando le loro necessità e proponendo un “pensiero olistico” che va al di là del concetto di “persona produttiva”».

In che modo la crescita aziendale passa attraverso il benessere dei dipendenti?

Albano: «Benessere, coinvolgimento e produttività sono parte di uno stesso continuum e profondamente interconnessi tra loro. Faccio un esempio. Partiamo dal remote working. Si è aperta una strada: la differenza fondamentale è stata svincolarsi dagli obblighi di orari e lavorare per obiettivi. In questa ottica la soddisfazione è il vettore per inserirsi in un percorso di miglioramento, nel quale il dipendente cerca nell’azienda un alto valore aggiunto».

Parlando di valore aggiunto, l’ascolto psicologico è un’azione fondamentale per creare un ecosistema funzionale stabile e produttivo. Quali sono le vostre politiche per una maggiore integrazione aziendale?

Albano: «L’ascolto psicologico è un bisogno collettivo – basti pensare al bonus psicologo di grande attualità – e riflette quello che sta succedendo nella società. Il cambiamento è culturale: il lavoratore cerca nell’azienda un valore aggiunto. Questo è ciò che cerchiamo di costruire ogni giorno: per questo motivo abbiamo un programma di mindfulness in azienda».

In cosa consiste il vostro programma di mindfulness per i dipendenti?

Paganelli: «Meditare durante l’orario di lavoro si può. I dipendenti possono trovare equilibrio e consapevolezza di sé grazie ad incontri virtuali settimanali in piccoli gruppi di 20/25 persone, per un percorso totale di 10 sessioni. Il programma è aperto a tutti (indipendentemente dai ruoli o dai livelli aziendali) e tratta argomenti come lo stress management, l’attenzione cognitiva o l’intelligenza emotiva.

Dal 2018 ad oggi, all’interno del gruppo Stellantis a livello globale sono già state organizzate 10 conferenze e più di 10 programmi di consapevolezza per oltre 900 dipendenti. I benefici sono evidenti: il 96% delle persone formate consiglia il percorso di training ai colleghi e il 98% pianifica di utilizzare le pratiche apprese nella propria quotidianità lavorativa».

Oltre alla meditazione in ufficio, avete attivato (o attiverete) anche altre attività per aumentare la consapevolezza? 

Albano: «La costruzione della consapevolezza non è solo verso l’interno, ma anche verso l’esterno. La consapevolezza permette di arrivare al territorio».Paganelli: «Ne sono un esempio, la prima edizione della “Clean Up Walka Modena, una passeggiata solidale durante la quale sono stati raccolti i rifiuti abbandonati per le strade della città, e le nostre molte attività di D&I, come le “Bridge Builders Community”, più di 20 incontri tra persone di nazionalità, cultura ed esperienze diverse o le “Courageous Conversations”, con 29 sessioni e 259 partecipanti per parlare e prendere consapevolezza di sé e degli altri. Oltre ad una survey interna sulla Diversity and Inclusion indirizzata a 1.500 persone e, in un anno e mezzo, sette seminari con oltre 400 partecipanti».

Per concludere: avete entrambi partecipato ad attività di mindfulness aziendale, qual è stato l’insegnamento personale che ne avete tratto? Lo potete riassumere in 3 parole?

Albano: «Consapevolezza. Ascolto attivo. Coinvolgimento».

Paganelli: «Si queste sono le parole chiave. Sono termini che esprimono un movimento. Da azienda a sociale: facciamo parte di una collettività in cui la consapevolezza è la spinta per la crescita».

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