Mobility manager, chi è e cosa fa il responsabile della mobilità

Tra le nuove figure professionali, sta assumendo sempre più rilievo quella del mobility manager. Importantissimo in ottica di green transition, è incaricato di facilitare gli spostamenti nelle unità locali con più di 100 dipendenti ubicate in centri urbani con più di cinquantamila abitanti. Una figura chiave per individuare strumenti di mobilità utili a decongestionare il traffico cittadino e a favorire spostamenti più sostenibili per organizzazioni e ambiente.

mobility manager

L’undicesimo obiettivo dell’Agenda Onu 2030 mira anche a ridurre l’inquinamento pro capite prodotto dalle città, in particolare per quanto concerne la qualità dell’aria e la gestione dei rifiuti. Un passo concreto verso questo obiettivo lo si è avuto con il Decreto interdirettoriale n. 209 del 4 agosto 2021, in cui il Ministero della Transizione Ecologica ha fornito le linee guida per l’adozione del Piano degli Spostamenti Casa-Lavoro (Pscl), a cui devono attenersi i mobility manager di alcune tipologie di aziende per pianificare e realizzare misure efficaci rispetto all’impatto ambientale del pendolarismo dei propri dipendenti.

Decongestionare il traffico nella aree urbane, diminuire le emissioni di agenti inquinanti, incentivare spostamenti sostenibili e di car-pooling diminuendo l’uso dei mezzi di trasporto privati e, di conseguenza, risparmiando: la green transition delle aziende, dunque, passa anche dai comportamenti virtuosi dei loro dipendenti. E, proprio per favorirli, nelle realtà – sia pubbliche sia private – con più di 100 dipendenti e collocate in centri con più di 50mila abitanti è prevista, appunto, la figura del mobility manager, introdotta con un decreto ministeriale già nel 1998 – per aziende pubbliche con più di 300 dipendenti e private con più di 800 – rafforzata con il decreto Rilancio del 2020, che ha abbassato i limiti dimensionali agli attuali, e infine perfezionata con il decreto del 2021 già menzionato.

In Italia, il margine di intervento ha potenzialità elevato: il Belpaese, infatti, è al terzo posto in Europa per tasso di motorizzazione, con 63 automobili ogni 100 abitanti – dietro solo a Lussemburgo e Islanda – e a Milano quasi il 50% degli spostamenti avviene con mobilità individuale – a Palermo ben il 78%! – contro Londra, dove solo un cittadino su tre si sposta con il proprio mezzo, o Parigi, dove meno di un parigino su 6 usa la propria macchina o moto.

Cosa fa il manager della mobilità

Il mobility manager aziendale, dunque, può aiutare i dipendenti a ottimizzare la mobilità con la stesura di un apposito Piano di spostamenti casa-lavoro (PSCL) che segua le norme indicate nel decreto ministeriale del 4 agosto 2021 – tra le quali, interessante è la possibilità, per il datore di lavoro, di mettere a disposizione dei dipendenti un servizio di trasporto giornaliero per la copertura del tragitto casa-lavoro –. Non solo. Il manager della mobilità si occupa anche di mettere in atto iniziative di informazione e sensibilizzazione sul tema della sostenibilità, di promuovere azioni di formazione per incentivare l’uso della mobilità ciclo-pedonale, di curare i rapporti con enti privati e pubblici responsabili della gestione degli spostamenti dei dipendenti.

A supporto e a raccordo dei diversi mobility manager aziendali di un determinato territorio, è poi previsto un mobility manager d’area, che lavora con il comune di competenza per avviare politiche di mobilità sostenibile, per promuovere interventi sul territorio a favore dell’intermodalità e dello sviluppo di piste ciclopedonali. Il mobility manager d’area si occupa anche di individuare le best practice tra i modus operandi dei diversi manager aziendali della mobilità e di fare da collettore per i dati relativi agli orari di entrata e uscita di dipendenti e studenti al fine di trasmetterli a chi si occupa della programmazione dei servizi di trasporto pubblico.

Secondo la normativa, inoltre, le aziende possono collocare il ruolo nella funzione aziendale che ritengono più adeguata e scegliere il mobility manager quale professionista in possesso di un’elevata e riconosciuta competenza – o di una comprovata esperienza – nel settore della mobilità sostenibile, dei trasporti o della tutela dell’ambiente. In precedenza, valutazioni analoghe e meno formali erano in capo generalmente ai travel manager. Ora l’indicazione che si ha, per esempio dalla Regione Lombardia nella sua declinazione della normativa, è quella di preferire un professionista che abbia una formazione in ingegneria gestionale, anche se di fatto ogni azienda è lasciata libera di scegliere la figura anche in relazione al proprio livello di complessità organizzativa.

error

Condividi Hr Link