Caldo estremo e lavoro: cosa prevede il protocollo firmato dal governo

Misure straordinarie per tutelare i lavoratori durante l’afa: più flessibilità sugli orari, cassa integrazione facilitata e obblighi minimi di sicurezza, ma restano fuori molti lavoratori

protocollo contro il caldo

Durante i giorni di afa soffocante che hanno segnato le prime settimane estive, e in attesa della prossima ondata di calore, il governo ha messo nero su bianco un pacchetto di misure pensate per proteggere i lavoratori più esposti alle alte temperature. Il 2 luglio 2025 è stato firmato il nuovo protocollo nazionale contro il caldo sul lavoro, frutto di un’intesa tra il ministero del Lavoro, imprese e sindacati.

Il protocollo punta a offrire strumenti operativi in caso di caldo eccessivo e condizioni ambientali critiche, che impattano soprattutto su settori come quello edile e agricolo.

Il primo punto riguarda l’uso esteso della cassa integrazione, che potrà essere attivata in automatico anche in caso di lavoro stagionale, soprattutto nel comparto agricolo.

Le ore di Cig concesse per cause meteo a partire da temperature superiori ai 35 gradi, reali o percepiti, non verranno conteggiate nei limiti massimi previsti dalla normativa.

Il protocollo prevede inoltre una riprogrammazione degli orari di lavoro: sarà possibile anticipare i turni all’alba o posticiparli in fascia serale, evitando così le ore centrali più pericolose. Alcune imprese, specie nei cantieri, già si sono adattate, optando per orari spezzati o pause prolungate. Tuttavia, da parte delle associazioni datoriali – Confindustria in primis – permane cautela: modificare i ritmi produttivi non è sempre compatibile con l’organizzazione aziendale e richiede disponibilità anche da parte dei lavoratori.

Il testo fissa inoltre alcuni obblighi minimi per la sicurezza: i datori di lavoro dovranno garantire la presenza di acqua potabile nelle vicinanze dei posti di lavoro, predisporre aree ombreggiate o di ristoro per le pause, e fornire indumenti adeguati e dispositivi di protezione specifici per il caldo. Sono previste anche iniziative formative straordinarie, per sensibilizzare e informare il personale sui rischi da calore.

Resta però aperto il tema delle esclusioni. Il protocollo non si applica ai lavoratori autonomi non subordinati, tra cui rientra gran parte dei rider e delle nuove forme di lavoro su piattaforma. Una lacuna che i sindacati considerano grave, visto che proprio questi lavoratori spesso operano in strada, nelle ore peggiori, senza alcuna rete di protezione.

Sul fronte territoriale, nel frattempo, molte regioni hanno anticipato le misure con ordinanze locali: sono 14 quelle che, al momento, vietano l’attività lavorativa all’aperto nelle ore centrali (tra le 12.30 e le 16) nei giorni con allerta rossa. Tra le più recenti, la Lombardia, che ha esteso il divieto fino al 15 settembre. In Emilia-Romagna, invece, la norma si applica anche ai piazzali della logistica. Abruzzo e altre regioni del Centro-Sud hanno stabilito limiti analoghi fino a fine agosto.

Il protocollo sarà recepito con un decreto ministeriale e dovrà essere tradotto in accordi settoriali e aziendali per diventare pienamente operativo. Le organizzazioni sindacali chiedono che venga trasformato in una norma vincolante, con soglie oggettive (come i 32 gradi percepiti) oltre le quali scatti automaticamente la sospensione delle attività.

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