Soft skills, Jobtech mette a confronto generazioni diverse

L’agenzia dedicata al lavoro digitale ha intervistato un campione di mille persone per rilevare differenze tra Generazione Z, Millennials e Generazione X in termini di soft skill.

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Una Generazione Z più flessibile ma anche più insicura e Millennials metodici e amanti del lavoro. È uno dei risultati a cui è arrivata l’indagine realizzata da Jobtech, la prima agenzia dedicata al lavoro digitale che, nell’ottica di mettere più efficacemente in contatto domanda e offerta, ha cercato di individuare quali siano le caratteristiche più evidenti delle persone che cercano a lavoro, a seconda dell’età.

L’indagine ha coinvolte mille soggetti, osservati non tanto sul piano delle hard skills, ma piuttosto su quello delle soft skills. La società ha diviso il campione tra Generazione X (ovvero i nati tra il 1965 e il 1980), Millennials (dal 1981 al 1995) e Generazione Z (i nati dal 1996 al 2010).

I giovanissimi sarebbero più propensi ad adattarsi a situazioni diverse, ma meno inclini a prendersi responsabilità, perché probabilmente più insicuri; i 30enni più metodici e capaci di contribuire a instaurare un clima positivo e, infine, i 40-50enni spiccherebbero per doti organizzative e stabilità emotiva, ma anche per sicurezza in sé stessi, soprattutto gli uomini (10 punti percentuali in più rispetto alle donne di questa fascia), che però sono i meno empatici. Le coetanee donne, al contrario, si dicono particolarmente propense a organizzarsi e rispettare i piani (86% delle donne vs. 73% degli uomini). Diversi, dunque, i maschi 40-50enni dagli uomini della Generazione Z, che risultano procrastinatori e molto più “sensibili” al parere altrui.

Di certo, tuttavia, al di là del metodo lavorativo e dell’approccio, i Millennials, che odiano improvvisare, risultano i più energici e motivati, almeno il 15% più degli altri.

«Avere in organico un mix giusto di persone appartenenti alle diverse generazioni porta a migliori risultati in azienda – commenta Angelo Sergio Zamboni, co-founder di Jobtech, convinto che sia importante fare leva «non solo su titoli di studio e competenze, ma anche su caratteristiche spesso poco evidenti a una prima lettura dei CV».

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