Sostenibilità: le proposte del tavolo di lavoro

Otto tavoli di lavoro iper-qualificati, ognuno dedicato a un tema cruciale del mondo del lavoro italiano e ognuno coordinato da un esperto in materia, hanno rappresentato il cuore di ORU-Officina Risorse Umane, l’incontro promosso da HR Link e Stati Generali Mondo del Lavoro che ha visto la presenza – a fine novembre – di circa 80 responsabili HR di realtà aziendali di dimensioni e settori differenti, insieme a referenti istituzionali, opinion leader ed esperti. Da ogni tavolo è emersa una serie di proposte che sono state poi presentate all’intera assemblea nella plenaria di chiusura dei lavori e che daranno vita a un documento che verrà inviato al ministro del Lavoro. In otto articoli differenti, vi illustriamo le premesse e le proposte di ogni tavolo.  

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Sostenibilità non solo come atteggiamento green-oriented ed ecologico, ma anche come strumento per guadagnare un vantaggio competitivo aziendale a lungo termine, con impatti positivi su gestione del rischio, reputazione, accesso al capitale, attraction & retention dei talenti. Un’impresa sostenibile, infatti, è quella che riconsidera tutti i processi aziendali per riorganizzarli in maniera virtuosa, che minimizza il proprio impatto sull’ambiente – adottando modelli fondati sul consumo responsabile delle risorse, sull’efficienza energetica, sull’adozione di economie circolari, sulla mobilità green – e che ispira la gestione del capitale umano ai principi di equità, diversity, efficienza, engagement, benessere, migliorando le condizioni di lavoro delle persone. Il passaggio ad un modus operandi sostenibile non può che vedere al centro del processo il ruolo delle risorse umane, ma richiede, al contempo il coinvolgimento attivo delle figure apicali in azienda e la sensibilizzazione – nonché la formazione – di tutti i dipendenti.

Sostenibilità e cambiamento

Il tavolo di lavoro, coordinato da Matilde Marandola – Presidente nazionale di AIDP, Associazione Italiana per la Direzione Personale – e Paolo Iacci – Presidente di ECA Italia e di AIDP Promotion – è partito dall’analisi di come i cambiamenti dei processi lavorativi degli ultimi anni possano favorire il passaggio dell’azienda a una vision maggiormente orientata alla sostenibilità rispondendo al contempo alle (nuove) necessità dei lavoratori, che sono sempre più informati sulla realtà aziendale alla quale appartengono.

Sicuramente, lo smart working va il più possibile incoraggiato, in un’ottica win-win tra azienda e dipendenti di saving, di benessere e di minor impatto sull’ambiente, ma anche favorire la mobilità green, mettendo a disposizione dei lavoratori mezzi ecosostenibili per raggiungere la loro sede di lavoro è un’opzione da considerare. Diventa via via necessario rimodulare poi tutti i processi aziendali in chiave sostenibile, valutando tra i fattori di primo piano i risparmi, il benessere dei lavoratori e il livello di impatto ambientale, ma anche considerando elementi quali il rispetto delle diversità, l’engagement e la brand reputation.

Le proposte nel dettaglio

Il tavolo di lavoro, nella formulazione delle proposte per il Legislatore, ha ritenuto che il percorso da attivare in via prioritaria sia quello dell’adozione di provvedimenti di decontribuzione fiscale e di defiscalizzazione delle somme erogate per lo svolgimento di attività in smart working, nonché della  mobilità sostenibile. Tali misure condurrebbero, infatti, a favorire sia il miglioramento del benessere del singolo lavoratore, sia l’aumento della produzione, con effetti riflessi sul Pil nazionale e quindi sul benessere collettivo.

Per questo motivo, la prima delle quattro proposte prevede l’estensione dei vantaggi fiscali, di decontribuzione e di premialità alla certificazione ESG. In seconda battuta, per il tavolo di lavoro, è fondamentale creare una linea di finanziamento per sviluppare una cultura diffusa della sostenibilità utilizzando l’ecosistema aziendale per incentivare comportamenti virtuosi.

Serve poi una modifica della Legge Bossi-Fini per facilitare l’ingresso in Italia dei lavoratori qualificati anche se in possesso solo del titolo di studio superiore – oggi le facilitazioni riguardano solo i laureati – provenienti dai Paesi Extra UE, da tenere separati rispetto ai flussi di ingresso dei lavoratori con competenze generiche.

Infine, sarebbe auspicabile inserire all’interno della normativa di defiscalizzazione, con riferimento al welfare (politiche attive), una espressa previsione in punto di defiscalizzazione delle somme erogate per consentire lo svolgimento proficuo della attività di lavoro da remoto (dal contributo per la connessione internet all’acquisito di beni per la connessione e per lo svolgimento dell’attività di lavoro) e per la mobilità sostenibile dei lavoratori.

I commenti dei coordinatori

Afferma Matilde Marandola: «La nostra fonte di ispirazione è stata l’Agenda 2030, dove sono descritti 17 goal; la vera sfida è proprio fare in modo che le organizzazioni di lavoro si ispirino ai goal e mettano in atto azioni concrete e strategie che permettano di cambiare effettivamente i comportamenti e la cultura aziendale. Ci vuole sinergia tra le organizzazioni e la volontà politica e amministrativa. Una soluzione è sicuramente quella di equiparare la certificazione sulla parità di genere a tutte le certificazioni ESG da un punto di vista di finanziamenti e premialità. Una seconda azione importante è quella di riuscire a favorire azioni di sviluppo di una cultura della sostenibilità che riguarda un po’ tutti i goal dell’azienda: formazione, ma anche coaching, mentoring, focus group, gruppi di lavoro, progetti speciali dovrebbero essere sostenuti dalla politica. Un altro aspetto affrontato è la lotta alla povertà: proponiamo un allargamento del limite individuato dalla Bossi-Fini rispetto ai titoli di studio che riguardano l’immigrazione competente; è un tema che ci sta molto a cuore come AIDP: infatti abbiamo un protocollo d’intesa proprio per l’inserimento lavorativo dei rifugiati politici».

Le fa eco Paolo Iacci: «Questo appuntamento di HR Link è stato particolarmente produttivo sia per lo scambio tra colleghi, sia per la visione strategica che è emersa da tutti i tavoli. Per quanto concerne la sostenibilità, è fondamentale valutare non solo il tema ambientale, ma anche fare delle valutazioni sul piano sociale e della governance delle imprese. Abbiamo cercato di evidenziare i problemi della nuova povertà, per esempio dei lavoratori costretti ai minimi sindacali da contratti in dumping: abbiamo evidenziato come una legge sulla rappresentanza e/o il salario minimo potrebbe ovviare al problema dei minimi sindacali sotto la soglia di povertà. Come soluzione abbiamo indicato anche la possibilità di estendere alle certificazioni ESG le premialità e le defiscalizzazione previste dalla certificazione sulla parità di genere».

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