Accordo Ue sul salario minimo, l’Italia non è obbligata

Schmit auspica che si arrivi a tutelare le fasce più povere in tutti i paesi europei

Stipendio minimo

Mentre il dibattito sul salario minimo non si placava e stava per spaccare la maggioranza, è arrivata l’Europa a mettere un punto alla vicenda. Così anche l’Italia dovrà rifarsi a questa tutela per i lavoratori e ad una regolamentazione che fissa un minimo retributivo legale. Dopo una discussione di ore tra la Commissione, il Parlamento Ue e i Paesi membri, arriva «un messaggio forte e chiaro ai cittadini europei: nessuno dovrebbe trovarsi in povertà mentre lavora», come ha scandito trionfante il Commissario europeo per il lavoro, Nicolas Schmit. È Ursula Von Der Leyen a parlare del «dogma» che ne deriva, ovvero che la dignità del lavoro verrà tutelata con compensi adeguati.

Nel testo vengono fissati i criteri per minimi sopra la soglia della sopravvivenza, che tengano conto del costo della vita e del potere d’acquisto: si potrà o fissare un salario minimo per legge oppure estendere la copertura della contrattazione collettiva, che dovrà arrivare all’80% anche, se necessario, tramite un piano di azione sotto il monitoraggio dell’Ue. In questo modo si dovrebbe porre uno stop ai contratti precari e pirata e ridurre le disuguaglianze. Per il Commissario europeo per l’economia, Paolo Gentiloni, si tratta di «un’occasione, per proteggere il lavoro povero, non certo per indebolire la contrattazione collettiva».

I governi nazionali – tra cui anche l’Italia, che ha una copertura di contrattazione collettiva elevata ma non un salario minimo per legge – potranno decidere quale delle due vie prendere. Quindi, un minimo non verrà imposto, ma l’obiettivo è quello di tutelare chi oggi non lo è. Come quei 5 milioni di dipendenti italiani – dichiarati dall’Inps – che guadagnano meno di mille euro al mese e quei 4,5 milioni che vengono pagati meno di 9 euro lordi all’ora, che non percepiscono quel minimo effettivo “adeguato ed equo”. Schmit, tuttavia, si augura che anche il governo italiano e le parti sociali possano raggiungere un buon accordo e introdurre il sistema salariale minimo. Ma resterà comunque a discrezione, come anche per Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia, ancora sprovvisti di un livello retributivo base legale.

Nel resto d’Europa, invece, i salari minimi dovranno adeguarsi ai valori indicativi usati a livello internazionale: il 60% del salario lordo mediano e il 50% del salario lordo medio, con un aggiornamento automatico ogni due anni. Trovata, poi, anche un’intesa sulla nuova direttiva ‘Women on Boards” dedicata all’equilibrio di genere. Il testo stabilisce delle quote rosa nei Cda delle aziende europee e mira a introdurre procedure di assunzione trasparenti nelle aziende dell’Ue in modo che almeno il 40% dei posti ai vertici esecutivi siano occupati da donne.

 

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