Amazon HR, dall’efficienza produttiva al caos gestionale

L’azienda di Jeff Bezos, famosa per gli altissimi standard di efficienza, non è stata risparmiata da alcune controversie in merito alla gestione delle risorse umane, caratterizzata da un altissimo turnover della forza lavoro, derivato anche dai sistemi di mass-management degli impiegati. Un’indagine del New York Times fa luce sulle dinamiche gestionali interne all’azienda e su come queste possano influire negativamente sulla reputazione delle sue politiche Hr.

Amazon

I giornalisti del New York Times Jodi Kantor, Karen Weise e Grace Ashford hanno passato mesi a cercare di rispondere alla domanda: in che modo Amazon gestisce le persone che lavorano per l’azienda? Quello che hanno scoperto è che i sistemi del colosso di Jeff Bezos per la gestione della forza lavoro, per la maggior parte lavoratori pagati a ore, sono rigidi e irregolari, con conseguente elevato turnover dei dipendenti.

150% di turnover annuo

In un’indagine molto approfondita, i reporter del NYT hanno fatto emergere dubbi sull’efficacia e sostenibilità della gestione da parte di Amazon del suo asset più importante, ovvero circa un milione di dipendenti negli Stati Uniti, per lo più a ore.

La giornalista Karen Weise ha scoperto che Amazon ha dovuto sostituire l’equivalente della sua intera forza lavoro a ore in un solo anno, con un tasso di turnover del 150% all’anno. «Amazon – ha spiegato Weise sulla newsletter del NYT – assume così tante persone, spesso senza colloquio di persona e pochi controlli, da perdere un numero significativo di lavoratori entro le prime due settimane dopo l’assunzione. Abbiamo sentito di persone che escono durante la pausa pranzo il primo giorno di orientamento. Ciò crea un’enorme turnover e caos sul posto di lavoro».

Anche i sistemi di valutazione della performance erano fino a poco tempo fa rigidi e aleatori, incapaci di valutare efficacemente un lavoratore capace: i reporter raccontano la storia di un’impiegata di nome Dayana Santos, elogiata dai manager e poi licenziata per una sola giornata improduttiva, senza alcuna indagine sulle ragioni della performance scarsa. in cui per vari motivi non produceva costantemente. Si tratta di una risorsa che la compagnia avrebbe dovuto voler mantenere.

Cosa c’è dietro il mass-management di Amazon

Non è chiaro se l’elevato tasso di turnover sia una scelta intenzionale di Amazon. Ma David Niekerk, ex vicepresidente che ha messo in piedi la gestione delle risorse umane dei magazzini, ha affermato che Jeff Bezos non desidera contratti a lungo termine per gli impiegati a ore, poiché i dati dell’azienda mostrano che i dipendenti diventano progressivamente meno coinvolti nel tempo, mentre Amazon vuole solo risorse che spingano per andare oltre quanto richiesto. Forse il colosso di Seattle non vuole che così tante persone se ne vadano ogni anno, ma cambiare non è nemmeno la priorità. Amazon sforna così tanti dipendenti che, spiegano i reporter, alcuni manager dell’azienda hanno confessato il timore che si esauriscano gli americani da assumere.

Il valore delle politiche HR

Sostituire costantemente dipendenti sta indubitabilmente costando alla società molti soldi.  Un fattore cruciale, forse il più importante, nella crescita futura di Amazon non è quindi il successo di invenzioni futuristiche come i droni per le consegne o i robot domestici. È l’efficacia con cui Amazon gestirà le persone che prelevano, imballano e spediscono tutte quelle scatole alle nostre porte.

Le aziende dell’high-tech parlano di “moonshot” riferendosi a progetti di rottura, che fissano obiettivi incredibilmente ambiziosi e di lungo termine senza aver ben chiaro in fase iniziale il modo per raggiungerli. È quello che Amazon ha fatto con Alexa, mettendo le persone migliori sul progetto. Ma molti, internamente all’azienda, si chiedono se il vero moonshot, quello con la priorità più alta, non sia rappresentato dalla gestione di un milione di esseri umani.

I primi passi in avanti

Nell’aprile di quest’anno Bezos ha dichiarato di voler trasformare Amazon nel «miglior datore di lavoro e nel posto di lavoro più sicuro della Terra». Ma cosa sta facendo per realizzarlo?

È stata senz’altro affrontata la questione della sicurezza, sono stati aumentati i salari orari e introdotti bonus per i nuovi assunti, ma essere un ottimo datore di lavoro va oltre l’attenzione alla salute o alla retribuzione.

Dopo l’inchiesta del NYT, l’azienda di Bezos ha modificato i propri parametri di misurazione della produttività, che secondo alcuni lavoratori venivano applicati arbitrariamente. Ora nessun lavoratore rischia più di essere licenziato per una sola brutta giornata, ma la strada da percorrere è ancora lunga.

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