Come creare un posto di lavoro più inclusivo?

Best practice per rendere un posto di lavoro più inclusivo in un contesto aziendale che va sempre più verso l’hybrid office design. Ecco 5 tips per uffici che non pensano più solo all’operatività, ma sono luoghi di aggregazione, benessere e relazione.

posto lavoro inclusivo

L’hybrid office design è ormai un’esigenza imprescindibile per poter consentire di collaborare in modo efficace sia con i colleghi in presenza, sia con chi lavora a distanza. Questa e altre esigenze impongono la necessità di creare luoghi di lavoro inclusivi, spazi da condividere ed utilizzare l’innovazione a sostegno dell’accessibilità.

Gail Manley, su Hr Exchange Network, dà alcuni suggerimenti per pensare uffici che non si concentrino più solo sull’operatività, ma siano sempre più luoghi di aggregazione, benessere e relazione. Questo accade quando, per certi aspetti, la pandemia e il lock down sembrano qualcosa di lontano, benché per molti mesi le vite di tutti e tutte si siano profondamente trasformate anche sul piano lavorativo. “Quello che ricordo di più di quei primi giorni è stato il disagio che molti provavano per questa “nuova normalità”. Chi lavorava dal bancone della cucina, dall’angolo della camera da letto o, per i più fortunati, dall’home office”, scrive Manley.

Di certo, tuttavia, tutti erano sullo stesso piano perché si lavorava quasi tutti da casa, vestiti con abiti casual mentre in molti casi bambini e animali domestici giocavano attorno. «Il punto positivo di una forza lavoro diventata remota al 100% durante la pandemia, è stato quello di diventare un grande equalizzatore in molti modi», scrive ancora Manley che invita a riflettere su quali best practice portare con sé da quell’esperienza, mentre sempre più aziende stanno tornando in ufficio dal lavoro ibrido.

Spazi inclusivi

Se è vero che nelle riunioni in video, essendo tutti presenti anche con il volto, si è eliminato il multitasking incoraggiando l’inclusività, è altrettanto vero che nelle riunioni ibride è importante mantenere la stessa inclusività, scandendo sempre i nomi e i cognomi e magari anche incoraggiando l’uso di emoji che esprimano emozioni per chi si collega da fuori ufficio. Altra buona pratica da mantenere, la condivisione in anticipo dei documenti «per garantire che tutti abbiano accesso ai materiali e abbiano il tempo di elaborare le informazioni.

 Feeling seen

La creazione di un calendario di giorni considerati significativi per alcune persone appartenenti a comunità specifiche nella pianificazione delle riunioni può essere un segno di attenzione: questo può essere un esempio, così come anche trovare argomenti che creino un punto di contatto ulteriore con i propri colleghi. C’è, ad esempio, chi organizza delle pause caffè per parlare di temi condivisi anche molto personali che possono riguardare i figli o la cura di persone anziane.

Lo spazio e il luogo da condividere

I canali social interni possono essere un piano su cui inserire questo tipo di esperienze.  Manley racconta quanto introdotto da una persona che ha condiviso su un canale interno la sua esperienza con un figlio autistico: «Ha condiviso dettagli personali su come si muove sul posto di lavoro e, così facendo, ha aperto un dialogo che ha portato a centinaia di commenti che hanno a loro volta creato supporto e consapevolezza sul tema della diversità cognitiva e delle differenze invisibili».

Vantaggi a sostegno della diversità

Infine, «i programmi di supporto al benessere emotivo possono aiutare tutti i dipendenti a gestire le complessità del lavoro e della vita – aggiunge Manley – e per questo dovremmo considerare il congedo parentale e il sostegno non solo per la nascita di un bambino, ma per i molti modi in cui i bambini si uniscono alle famiglie, tra cui l’adozione o l’affido. Fornire supporto per quel momento bello, ma impegnativo è fondamentale per garantire che l’individuo possa tornare al lavoro sentendosi incoraggiato e visto dal proprio datore di lavoro».

Per Manley un posto di lavoro di successo deve saper accogliere le diversità e fare dell’inclusione una priorità: per farlo occorre mettersi tutti in ascolto e aperti ad apprendere con umiltà ciò che gli altri possono comunicarci con la loro esperienza.

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