È ancora lunga la strada verso una piena consapevolezza delle politiche di diversità, equità e inclusione da parte delle aziende italiane. È questa una delle indicazioni principali che emerge dalla survey “Equality, Diversity and Inclusion Research Italy” condotta da Workday, società leader nelle applicazioni cloud aziendali per la finanza e le risorse umane, in collaborazione con Sapio Research. Lo studio ha coinvolto 301 professionisti tra HR e business leader italiani nell’ambito delle iniziative di diversità, equalità e inclusione, appartenenti a multinazionali e medie imprese. L’indagine si è posta l’obiettivo di fotografare lo stato di equità all’interno dei luoghi di lavoro, osservando a che punto è il mondo professionale nel percorso verso l’inclusione.
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Diversity & Inclusion, da policy a fattore strategico
Un’azienda inclusiva è un’azienda più performante. Tutte le ricerche condotte in materia sono concordi nell’affermare che le organizzazioni con persone di diverso genere e di diversa provenienza hanno più probabilità di ottenere risultati economici migliori. Le parole “diversity” e “inclusion” sono ormai entrate a far parte del vocabolario aziendale di ogni settore e sono sempre più spesso messe in collegamento diretto con i risultati di business. Eppure, nonostante questa accresciuta consapevolezza, la “diversità” stenta ancora a diventare elemento strategico nella conduzione dell’impresa.
Employability femminile nei settori Logistica, ICT e Mechanics: a che punto siamo?
Il forte mismatch fra domanda e offerta di lavoro in alcuni ambiti, la limitata partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la ancor più ridotta presenza delle stesse in specifici settori, ha spinto Fondazione Gi Group e Gi Group Holding a promuovere lo studio “Women4: superare le disparità di genere per un futuro del lavoro sostenibile”.
Mercato del lavoro, il primo nodo da sciogliere è il gender pay gap
Nonostante il principio di parità sia sancito a livello costituzionale e comunitario, la piena uguaglianza di genere sotto il profilo retributivo è ancora lontana. Abbiamo analizzato il fenomeno con Alessandra Malhamè, HR Director Bristol Myers Squibb, che sarà tra i protagonisti della prossima edizione di Officina Risorse Umane.
Gender equality, perché essere transgender sul posto di lavoro è ancora una sfida
Il mondo cambia e, grazie all’impegno di attivisti e membri della comunità LGBTQ+, la sensibilizzazione verso le tematiche gender cresce, con un graduale, seppur lento tentativo di integrazione e normalizzazione della fluidità di genere. Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga. A dimostrarlo sono i dati, nello specifico quelli relativi all’inclusione sul luogo di lavoro. Una ricerca firmata McKinsey, infatti, accende i riflettori su fatti allarmanti: gli adulti transgender hanno il doppio delle possibilità di essere disoccupati rispetto a quelli cis. Questi ultimi, come se non bastasse, guadagnano il 32% in più a parità di qualifiche. Ecco da dove partire per facilitare l’inclusione e la parità sul luogo di lavoro, per policy a beneficio di persone e aziende.
Gender equality, ecco come opera Winning Women Institute
È dal 2017 che Winning Women Institute lavora per certificare le aziende sul fronte della parità di genere utilizzando la metodologia del “Dinamic model gender rating”. Enrico Gambardella – già presidente e fondatore dell’Istituto, da settembre direttore dello stesso – traccia la fotografia del presente guardando alle prospettive per il futuro.
Diversity & inclusion, quando i dipendenti non ci credono
Racial e gender equality, diversity e inclusion: temi che anno dopo anno diventano sempre più protagonisti delle azioni coordinate di policy aziendale e comunicazione interna in ambito HR. Secondo un sondaggio condotto da Catalyst, nei Paesi a maggioranza bianca, tre quarti dei dipendenti hanno riferito che le politiche di equità razziale della loro organizzazione non erano autentiche. Ecco come, secondo gli autori Tara Van Bommel, PhD, Kathrina Robotham, PhD e Danielle M. Jackson, PhD, è possibile comunicare le politiche dell’azienda in modo più autentico.
Quando il linguaggio fa la differenza: cinque consigli pratici per essere gender fair
La gestione inclusiva delle differenze in ambito aziendale è un tema delicato: i passi falsi sono in agguato, complici stereotipi a volte inconsci, ma anche linguaggi non ancora inclusivi. Eppure il linguaggio è uno strumento potentissimo per scardinare percezioni e promuovere la diversity.
Quando l’HR “va in vacanza”, il caso Elisabetta Franchi
Comportamenti antisindacali (condannati formalmente dal Tribunale del lavoro di Bologna), testimonianze di condotte denigratorie e, agli onori della cronaca, una prospettiva antidiluviana sul ruolo della donna nel mondo del lavoro. Ma come si è arrivati a tanto? E, soprattutto, come accade che la gestione risorse umane di un’azienda con un fatturato annuo che supera i 100 milioni di euro non risponda alle linee guida base di condotta HR?
Certificazione della parità di genere al via, ma l’Italia è ancora fanalino di coda a livello globale per gender gap, molto dopo Spagna, Francia e Germania
Italia 63esima su 146 paesi quanto a gender gap, subito dopo Uganda e Zambia. Lo dice il Global Gender Gap Index 2022 del World Economic Forum, il rapporto che valuta il livello di parità tra uomini e donne in diversi ambiti e paesi. Nel frattempo, per le imprese pubbliche e private che occupano più di 50 dipendenti, si avvicina la scadenza – fissata al 30 settembre 2022 – per la pubblicazione del rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile, mentre diventa operativa la certificazione della parità di genere.