Contratto del commercio, aumenti una tantum in attesa del rinnovo

Le organizzazioni sindacali e datoriali del settore commercio hanno raggiunto a fine anno uno storico accordo-ponte per la revisione delle retribuzioni dei lavoratori delle aziende del settore commercio in attesa del rinnovo dei CCNL, scaduti da anni. Il protocollo d’intesa interviene sugli aspetti economici prevedendo fino 700 euro in più nelle buste paga 2023.

Contratto commercio

Se è vero che tutti i CCNL sono scaduti dal 2019 e le trattative per il loro rinnovo sono state interrotte dalla pandemia prima e dalle conseguenze economiche del caro energia e della guerra Ucraina-Russia poi, nell’ultima settimana di gennaio dell’anno appena iniziato le organizzazioni sindacali del settore commercio – Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – e le organizzazioni datoriali – Confcommercio, Federdistribuzione, Confesercenti e Associazioni delle cooperative – hanno ripreso le trattative per il rinnovo dei contratti collettivi del settore “Commercio terziario distribuzione servizi, distribuzione moderna organizzata e distribuzione cooperativa”, che coinvolge oltre tre milioni e mezzo di lavoratori in Italia. Trattative che, già a dicembre 2022, avevano portato ad alcuni aumenti retributivi e a un’indennità una tantum.

I risultati raggiunti

L’accordo raggiunto il 12 dicembre ha portato a un protocollo d’intesa comune che interviene, benché parzialmente, sugli aspetti economici, tamponando l’attuale situazione critica.
A favore dei soli lavoratori in forza alla data di sottoscrizione dell’intesa, è stata stabilita, infatti, sia l’erogazione di un importo lordo – a partire da 350 euro per il IV livello di impiego – a titolo di una tantum da riconoscere in due tranche, rispettivamente con le retribuzioni di gennaio e marzo di quest’anno, sia un acconto – di circa 30 euro mensili per la paga base – sull’aumento delle retribuzioni, aumento che sarà poi ridefinito con i singoli rinnovi contrattuali – nel settore esistono quattro contratti collettivi, che fanno riferimento alle diverse associazioni rappresentative dei datori di lavoro, ovvero Confcommercio, Federdistribuzione, Confesercenti e Cooperative.
Facendo dunque due conti complessivi, un lavoratore di livello medio del settore commercio dovrebbe vedersi arrivare in busta paga, entro la fine del 2023, circa 710 euro in più

Il nodo da risolvere

La questione ancora da sciogliere sul tavolo per giungere a un accordo tra le parti è la richiesta dei sindacati di adeguare il potere d’acquisto degli stipendi almeno all’inflazione, intervenendo quindi con ulteriori incrementi. A margine, i sindacati chiedono anche il miglioramento di altri aspetti contrattuali, dal welfare all’inquadramento delle nuove professionalità, dal lavoro agile alle politiche di genere fino alla genitorialità, dalla riforma dei sistemi di classificazione e organizzazione del lavoro alla prevenzione dei rischi, dal tema della salute e sicurezza a quello della formazione e del work-life balance. 

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