Dal “quiet quitting” al rinnegamento della “hustle culture”: cambia il mondo del lavoro e cambia il linguaggio.

Il contesto sociale e lavorativo sta attraversando una rapida evoluzione che porta con sé un cambiamento del linguaggio. Sono molti i termini che ogni lavoratore dovrebbe conoscere ed imparare ad usare per rimanere al passo con esigenze sempre diverse e in rapido mutamento.

Babbel

Un background linguistico condiviso e aggiornato è un fattore di successo, oltre che di flessibilità e adattabilità in rapporto alle nostre carriere.

Negli ultimi anni a seguito della pandemia prima e della digitalizzazione poi, il mondo del lavoro ha attraversato (e sta tuttora attraversando) una radicale trasformazione, che porta con sé un interessante aggiornamento del linguaggio: sono emersi, infatti, numerosi neologismi che riflettono le sfide e le opportunità di una realtà in rapida e continua evoluzione.

Ecco i termini che ogni lavoratore dovrebbe conoscere

Ci viene in aiuto Babbel, leader nel campo dell’apprendimento linguistico professionale e prima app al mondo per lo studio delle lingue e, con più di 1 milione di utenti attivi, nonché azienda leader nel settore dell’apprendimento linguistico online, sin dal 2007.

Come spiega Roberta Riva, Responsabile Marketing Italia di Babbel for Business: “Dallo smart working alla gig economy, dalla hustle culture al crowdsourcing, questi termini, la cui frequenza d’uso è in continua ascesa, rappresentano una finestra su come stia cambiando il modo in cui ci relazioniamo al mondo del lavoro e su come stiamo reinterpretando concetti quali flessibilità e adattabilità in rapporto alle nostre carriere”

Le parole da sapere e le nuove tendenze da conoscere

  • Digital Nomads: per effetto della possibilità di svolgere il proprio mestiere in modalità “smart working”, ossia da remoto e con orari flessibili, si sono enormemente diffuse categorie di lavoratori definiti “nomadi digitali” – ossia chi, rinunciando ad avere una residenza fissa, sceglie di spostarsi di frequente e di lavorare prevalentemente online. Negli Stati Uniti il fenomeno è particolarmente diffuso, con più di 10 milioni di nomadi digitali, molti dei quali si potrebbero definire anche “snowbirds” – “uccelli delle nevi” – in quanto, come questa tipologia di volatile, “migrano” a Sud durante l’inverno, inseguendo le temperature più miti.
  • The Great Resignation: l’insorgere della pandemia e la conseguente precarietà lavorativa hanno indotto numerosi dipendenti a riconsiderare le proprie priorità, abbandonare il proprio posto di lavoro a favore di un altro o a prendersi una pausa per concentrarsi sulla propria vita privata.
  • Quiet quitting: si può tradurre come “l’atto di dimettersi silenziosamente”, e descrive la pratica di svolgere, deliberatamente, solo i requisiti minimi del proprio lavoro, senza impegnare più tempo, sforzi o entusiasmo di quello che è il minimo indispensabile. Il fenomeno, benché non del tutto nuovo, è aumentato negli ultimi mesi, tanto che “Quiet quitting” è stata eletta “parola dell’anno” dal Financial Times (novembre del 2022).
  • Quiet hiring: letteralmente “assunzioni silenziose”, una delle nuove tendenze HR 2023 secondo Gartner. Si tratta del fenomeno per cui un’azienda assimila nuove competenze senza assumere però nuovi dipendenti a tempo pieno. Le modalità sono tre:
  1. tramite la mobilità interna di talenti ovvero ricollocando strategicamente le risorse nelle aree prioritarie per il business rimaste scoperte;
  2. con un processo di upskilling per arricchire le competenze e rendere la risorsa capace di affrontare nuove sfide;
  3. affidando le attività a risorse esterne, come ad esempio consulenti, senza affrontare l’impegno dell’inserimento in organico, ma, al tempo stesso senza nemmeno escludere, la possibilità di trasformare futuro questa modalità di rapporto in qualcosa di più esclusivo e duraturo.
  • Burnout: il “burnout”, che in italiano si può descrivere come “sindrome da esaurimento professionale”, è un tipo di stress cronico, correlato al lavoro, che può portare a stanchezza emotiva e scarsa motivazione. Sono sempre più i dipendenti a livello mondiale ad essere colpiti da burnout, nonostante non si tratti di un fenomeno del tutto nuovo. Il termine, infatti, è stato coniato negli anni ’70 e deriverebbe dal verbo inglese “to burn out”, ossia “bruciare fino all’esaurimento del carburante”.
  • Hustle culture: un tipo di cultura “tossica” – chiamata anche “burnout culture” – che ha rappresentato per lungo tempo un insieme di credenze condivise, votate alla consacrazione del perfezionismo e dello stacanovismo. Una cultura che ora sembra avviarsi a scomparire. La manifestazione più forte della hustle culture si rivelava nella completa assenza di separazione tra lavoro e vita privata, con effetti disastrosi sulla salute fisica e mentale. Letteralmente, “hustle” si può tradurre in italiano come “attività febbrile”, “trambusto” o “tran tran”.

Modelli economici e nuovi orizzonti

Ci sono alcune tendenze già diffuse nel passato che continuano ad influenzare in maniera sostanziale la struttura del mondo del lavoro e le offerte che vengono proposte ai lavoratori.

  • Gig economy: viene così definito un modello economico basato sul lavoro occasionale, “a chiamata” e temporaneo, diverso dai più tradizionali rapporti lavorativi continuativi e stabili, regolati da maggiori obblighi e garanzie contrattuali. Si tratta di un’espressione inglese, composta dai sostantivi “gig” (“lavoro temporaneo, lavoretto”) ed “economy”. Il termine viene usato per descrivere, più in generale, un mercato del lavoro caratterizzato dalla prevalenza di contratti a breve termine o di prestazioni freelance rispetto a posti di lavoro permanenti.
  • Crowdsourcing: si descrive così la pratica, sempre più diffusa, di rivolgersi ad un gruppo di persone, spesso online, per raccogliere idee, suggerimenti e opinioni in vista della risoluzione di un problema o della realizzazione di un progetto. Il termine è una combinazione di “crowd” (‘folla’) e “outsourcing”, ovvero termine con il quale si indica l’appalto a terzi di determinate funzioni o servizi.
  • E-learning: il termine, figlio di un contesto sociale sempre più digitalizzato, si riferisce a una forma di apprendimento basata sull’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), come ad esempio il computer o lo smartphone. L’e-learning permette di accedere a materiali didattici in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, senza la necessità di essere fisicamente presenti in una classe: può essere utilizzato in molti contesti, dalla formazione accademica a quella professionale.

Conoscere questi e molti altri vocaboli può essere prioritario per completare o arricchire la propria formazione professionale.

A tale fine può essere interessante consultare l’offerta di Babbel for Business Italia, con le sue soluzioni di apprendimento linguistico rivolta alle imprese, che consentono di formare i dipendenti con un approccio capace di combinare app, classi virtuali e corsi di lingua strutturati e studiati ad hoc per chi si muove nel mondo del lavoro.

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