Donne e Covid-19, dirompente l’effetto sulle donne sul lavoro e a casa

Da un rapporto delle Nazioni Unite e dall’analisi di Eni Datalab emerge con chiarezza che si è tornati indietro nel percorso verso la gender equality. Segnali positivi arrivano però dalla rete.

donne covid

Ormai è un dato certo: l’emergenza Covid-19 si è riversata in modo molto netto sulle donne, inasprendo quelle disuguaglianze che, al contrario, dovrebbero essere combattute. Il secondo report realizzato dalle Nazioni Unite – The impact of Covid-19 on women – conferma, ad esempio, che il global gender pay gap è bloccato al 16%, ma in molti paesi lo stipendio delle donne è ancora inferiore del 35% a quello degli uomini, a parità di mansione.

Ecco, quindi, che proprio il 2020, l’anno che avrebbe dovuto costituire un salto di qualità per ciò che riguarda la parità di genere, si sta rivelando un anno “nero”: “In ogni ambito, dalla salute all’economia, dalla sicurezza alla protezione sociale, gli impatti di Covid-19 sono esacerbati per le donne e le ragazze semplicemente in virtù del loro sesso”, viene scritto nero su bianco nel report elaborato dalle Nazioni Unite.

Eni Datalab – laboratorio di data science, analytics e intelligenza artificiale del colosso dell’energia – ha analizzato il tema della gender equality attraverso ciò che emerge dalla rete. “Il 94% degli uomini tra i 25 e i 54 anni ha un’occupazione, contro il 63% delle donne nella medesima fascia di età. Quando lavorano, queste ultime hanno uno stipendio minore. Gli ultimi dati Eurostat sulla disparità salariale tra uomo e donna fotografano una situazione, in Europa, che vede una differenza media nello stipendio del 15%, seppure in costante diminuzione negli ultimi anni”, riporta l’analisi del laboratorio. Ma non si tratta solo di un’accentuazione della disuguaglianza economica, perché la sfera sociale ne ha risentito. A partire dalla chiusura delle scuole e dei centri diurni per anziani, il cui impatto si è riversato prevalentemente sulle donne: sono loro a spendere in media 4,1 ore al giorno per i lavori domestici e la cura non retribuita di familiari, contro 1,7 ore al giorno degli uomini. Senza dimenticare che anche gli episodi di violenza di genere sono aumentati, a causa della convivenza forzata e prolungata.

Eni cita nella sua analisi la giornalista  Helen Lewis sull’Atlantic: “Per quanto possa essere difficile pensarci ora, epidemie future saranno inevitabili e dobbiamo resistere alla tentazione di affermare che quella di genere sia una questione secondaria”, scrive la giornalista, che aggiunge: “Per troppo tempo i politici hanno dato per scontato che la cura dei bambini e degli anziani potesse essere ‘assorbita’ dai cittadini, soprattutto dalle donne, che forniscono di fatto un enorme sussidio all’economia ufficiale. La pandemia dovrebbe ricordarci quanto questa situazione sia sbagliata”.

La ricerca di Eni in rete

Da quanto emerge dalle conversazioni on line, nonostante la situazione emergenziale e il reale impatto più forte sulle donne, pare che le persone – in generale – non si siano “dimenticate” delle discriminazioni di genere.

Il Datalab ha messo prima in evidenza le ricerche Google sul tema “uguaglianza di genere”: queste parole sono presenti ovunque nelle ricerche del popolare search engine, anche se l’Italia è al 71° posto dei 76 paesi considerati, mentre nazioni come Zimbabwe, Zambia e Messico hanno una sensibilità maggiore. Marzo è stato il periodo temporale in cui il tema ha avuto un’impennata, soprattutto attorno all’8, data della festa della donna. Un segno importante, che testimonia l’aumento della curiosità e il progressivo radicamento di questo obiettivo (la gender equality è il numero 5 dei 17 “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” o Sustainable Development Goals, SDGs, ndr.) nella mente degli utenti Google.

Anche lo studio degli hashtag di twitter, con 700mila tweet a tema analizzati, evidenzia la correlazione in rete tra Covid-19 e la condizione delle donne lavoratrici, a conferma dell’interesse e della sensibilità degli utenti online per questo argomento.

Eni ritiene, dal canto suo, che se la parità di genere ha uno spazio importante nelle conversazioni online, ciò accade anche grazie all’impegno di alcune aziende, con progetti apripista orientati alla partecipazione sempre maggiore delle donne.

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