Gestire e superare i limiti dell’insegnamento virtuale

Lo sviluppo del digital learning è ingabbiato da una serie di limiti e ostacoli, ma si possono porre le basi perché le nuove tecnologie favoriscano una vera e propria “rivoluzione” pedagogica. Il laboratorio di Roberto Poli, docente del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento

elearning limiti

“La tecnologia, da sola, non basta. Per rivoluzionare la formazione deve entrare in gioco un modello pedagogico diverso. E per realizzarlo dovremmo come prima cosa separare tutti i pezzi della conoscenza accumulata nei secoli e ricodificarla”. Si è parlato anche di limiti, problemi e ostacoli legati all’insegnamento online a exploring eLearning 2018, evento promosso da Amicucci Formazione, giunto quest’anno alla terza edizione: a discuterne assieme ai partecipanti è stato Roberto Poli, docente del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento e Cattedra Unesco sui sistemi anticipanti.

L’occasione è stato un lab sul tema della Digital Transformation: “Quando il radar non funziona – quello che ancora non abbiamo capito sul futuro dell’apprendimento”, che il professore ha aperto con una frase dall’effetto dirompente: l’eLearning ha avuto un grande successo ma ci sono ancora delle barriere da superare perché rivoluzioni il modo di trasmettere la conoscenza. Questo l’assunto, a cui Poli ha fatto seguire l’elenco di limiti dell’eLearning, per come viene concepito e attuato oggi. “Il primo di questi limiti è la suddivisione del percorso didattico in rigidi moduli predefiniti, a partire dal presupposto che tutti sappiano usare le tecnologie”.

C’è un fattore, però, che più di tutti condiziona il successo dell’insegnamento digitale: “È una formula che usa strumenti innovativi, ma spesso è impostata su basi tradizionali”, ha spiegato Poli. “Parliamo di insegnamento online, ma utilizziamo testi e materiali scritti per l’insegnamento tradizionale, che dettano ritmi e modalità, e che chi è dall’altra parte è costretto a seguire. Tutto il nostro sistema di conoscenze è strutturato secondo questo modello, ma il sapere accumulato nei secoli andrebbe fatto a pezzi e ricodificato secondo un nuovo impianto”.

Di questo nuovo impianto Poli ha illustrato il principio fondante: “Il modello di insegnamento non dovrebbe trasmettere le conoscenze in maniera verticale ma aiutare le persone a imparare ad apprendere, mettendo lo studente al posto di guida, così che possa impostare ritmo e modalità sulla base dei propri bisogni e delle proprie inclinazioni”.

Una visione copernicana in cui anche il ruolo del docente è rovesciato: non più colui che trasmette nozioni, ma chi fornisce all’altro gli strumenti per imparare da sé.

Per riposizionare il processo dell’apprendimento bisogna quindi partire dai contenuti, per poi passare alle persone.“I primi devono essere revisionati, non perché siano errati ma perché scritti per essere insegnati in modo diverso. Chi è dall’altra parte va accompagnato verso all’autoapprendimento, sviluppando in lui la capacità di imparare e di capire subito, in autonomia, quale competenza va acquisita, sviluppata, rafforzata. Gli studenti devono essere al posto di guida: sono loro a condurre il gioco”.

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