Green pass obbligatorio sul lavoro, come si adeguano le imprese?

A partire dal 15 ottobre dovranno avere la certificazione verde tutti i lavoratori. L’obbligo vale sia per i privati che per il personale delle amministrazioni pubbliche. Per chi sarà senza certificazione, stop allo stipendio da subito. Non scatterà, invece, la sospensione dal posto di lavoro. Come si stanno adeguando le aziende? Ne abbiamo parlato con Stefano Bottaro, Senior Vice President HR and Organization di Avio.

Bottaro

Leader nel settore della propulsione spaziale, con sede principale a Colleferro in provincia di Roma, Avio da 50 anni offre soluzioni per lanciare in orbita terrestre carichi istituzionali, governativi e commerciali attraverso la famiglia di razzi Vega. Per un’azienda di questo calibro, con sedi sparse tra l’Italia, la Francia e la Guyana francese (da dove partono i vettori), la deadline del 15 ottobre, con l’obbligo del green pass per tutti i lavoratori, presenta ulteriori complessità da gestire.

Dottor Bottaro, come vi siete adeguati in Avio alle nuove norme?

«Innanzitutto, quando sono state pubblicate le famose Faq di agosto, abbiamo iniziato ad applicare in azienda quelle disposizioni. È stata quindi preclusa la possibilità ai dipendenti sprovvisti di green pass di utilizzare le navette esterne per i collegamenti da Roma, Ceccano, Frosinone, fino a Colleferro, affidando il controllo ai conducenti del bus. Stessa cosa per l’accesso in mensa, con controlli effettuati dal responsabile della mensa stessa. Si tratta, in entrambi i casi, di servizi gestiti in appalto. In un’azienda come Avio, però, ci siamo trovati anche a dover precludere la possibilità di viaggiare al personale sprovvisto di green pass, perché noi lanciamo i nostri vettori con i satelliti a bordo dalla Guyana francese. Lì, fino a pochi giorni fa, chi aveva green pass derivante da tampone poteva entrare, ma doveva osservare un periodo di quarantena di 7 giorni e questo, per noi, non era una opzione percorribile, poiché in una trasferta i nostri colleghi restano per un periodo massimo di un mese circa. Ovviamente non potevamo permetterci un arresto produttivo così prolungato, lasciando per 7 giorni una persona ferma in albergo.

La problematica sussiste anche per le nuove assunzioni: al momento del rilascio dell’idoneità alla mansione inseriamo il requisito della vaccinazione come fondamentale per le categorie che viaggiano, principalmente ingegneri e personale operaio, perché altrimenti non sapremmo come gestire le trasferte».

Come vi siete preparati al 15 ottobre?

«Abbiamo ragionato sulla necessità di fare i controlli della certificazione all’entrata, tramite il servizio di guardiania per il check finale. Un’ulteriore incognita è quella derivante dal limite del green pass ottenuto tramite tampone (le persone che non hanno la vaccinazione possono entrare con un tampone fatto 48 o 72 ore prima, a seconda della tipologia). Potrebbe accadere, a chi faccia il tampone nei tempi giusti, di ricevere la certificazione digitale in ritardo, non potendo quindi entrare in azienda. Poi sussiste il problema delle mansioni che sono un unicum all’interno dell’azienda. Certo, tutti sono importanti e nessuno è indispensabile, però sappiamo bene che esiste l’operaio particolarmente specializzato, così come l’ingegnere che abbia fatto un particolare percorso professionale. Potremmo essere in difficoltà serie, perché non riusciremmo a sostituire il personale per due mesi e mezzo, fino alla scadenza del 31 dicembre. Per cercare di ovviare a questa problematica, anche al fine di organizzare correttamente i turni di lavoro, abbiamo invitato i dipendenti non in possesso di green pass a fornirne comunicazione a uno specifico indirizzo mail. Sono stati inoltre invitati i dipendenti esenti dal vaccino e in possesso di idonea certificazione sanitaria, ai sensi della Circolare del Ministero della Salute n. 35309 del 4 agosto 2021, a fornire al medico competente idonea comunicazione per garantire l’accesso nei luoghi di lavoro.

Per questioni di privacy non potete avere una mappatura di quante persone non vaccinate lavorino per voi, ma vi siete fatti un’idea per prevedere eventuali soluzioni?

«Penso che il fenomeno in Avio sia abbastanza limitato, stimiamo di non arrivare al 5% di personale non vaccinato su 850 persone circa. Però non sappiamo esattamente in quali direzioni e lo stiamo scoprendo man mano. Ovviamente dal 15 ottobre il tema della privacy sarà superato, perché dalle assenze capiremo chi non si è vaccinato».

Da quando ad agosto sono state introdotte le prime limitazioni ci sono state proteste?

«No, direi di no. I sindacati si sono sincerati della somministrazione del pasto alle persone che non avevano il green pass: i lavoratori sprovvisti entrano con la mascherina e lo portano fuori, ovviamente fino al 15 ottobre. L’altra questione erano le navette interne, perché la fabbrica è molto grande: per chi non può utilizzare i mezzi per i dipendenti abbiamo predisposto delle autovetture per spostarsi da una parte all’altra dello stabilimento».

Avete pensato di fare campagne di sensibilizzazione per il personale?

«Non possiamo costringere nessuno a vaccinarsi, ma vaccinarsi è una questione di sicurezza sul lavoro, quindi abbiamo organizzato una campagna vaccinale all’interno dell’azienda, nell’ambito della quale è stato somministrato il vaccino ad un centinaio di persone. Non di più semplicemente perché molti si erano già vaccinati».

Avete avuto richieste di tamponi gratuiti?

«Al momento no, ma i tamponi – come del resto nella gran parte delle aziende – non potranno essere a carico di Avio. L’impresa già si sobbarca il costo dei dispositivi di sicurezza, delle sanificazioni, del personale che rileva la temperatura all’entrata del sito aziendale. Sicuramente non si assumerà il costo dei tamponi. Anche perché sulla sicurezza non abbiamo mai allentato le maglie. Anche in questa fase non acuta di pandemia continuiamo a mantenere le distanze tra le scrivanie, a fornire mascherine e gel sanificante, a fare le riunioni con mascherine e distanziamento».

Da quando sono state introdotte le limitazioni ad agosto avete avuto focolai o casi di positività?

«No, da agosto no. Prima abbiamo avuto mini-focolai, su cui siamo subito intervenuti mettendo le persone in smart working. Devo dire che per fortuna sono stati tutti casi di Covid non gravi. Avevamo attivato anche un’assicurazione nell’ipotesi in cui qualcuno fosse finito in terapia intensiva, ma per fortuna non abbiamo avuto necessità di fare ricorso alla stessa».

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