HR tech, se l’AI rimpiazza l’umano

Oracle e Workplace intelligence presentano i risultati della ricerca globale AI @ Work 2021 e i dati destano preoccupazioni. Ben l’85% dei 14.639 dipendenti, manager, responsabili delle risorse umane e dirigenti di C-Suite intervistati in 13 paesi segnalano la propria insoddisfazione in merito a come i datori di lavoro supportano le loro carriere. Ancora più significativo: l’82% crede addirittura che un robot potrebbe svolgere un lavoro migliore nel definire il loro futuro lavorativo. Vediamo perché e come la pandemia ha svolto un ruolo decisivo nella definizione di questo mindset.

HR-AI

Negli ultimi tre anni, abbiamo esplorato il rapporto in evoluzione tra le persone e la tecnologia al lavoro: come influisce sulla nostra fiducia, le nostre relazioni e la nostra salute mentale. Ma che dire di come influenza il nostro futuro? Il nostro successo? E come ci aiuterà a navigare in questo mondo del lavoro in costante cambiamento che è stato recentemente rivoluzionato?

Per scoprirlo, Oracle ha collaborato con Workplace Intelligence svolgendo una survey tra 14.639 dipendenti, manager, responsabili delle risorse umane e dirigenti di C-Suite in 13 paesi. I risultati hanno rivelato cambiamenti illuminanti nel modo di pensare. I più sorprendenti ci dicono che l’82% delle persone pensano che i robot possano supportare la propria carriera meglio degli umani, mentre l’85% desidera che la tecnologia lo aiuti a definire il proprio futuro lavorativo. Inoltre, l’85% dei dipendenti non è soddisfatto di come la propria organizzazione supporta la sua carriera e l’86% pensa che la sua azienda potrebbe fare di più per ascoltare i bisogni dei dipendenti.

«Mentre le persone – si legge nel report AI @ Work 2021- continuano a riflettere su ciò che conta veramente per loro nella vita, sta alle organizzazioni farsi avanti e offrire gli strumenti giusti per aiutare la forza lavoro a prosperare. Quelli che non lo faranno rischieranno di perdere il miglior asset che possiedono: le proprie persone».

Un anno di isolamento ha lasciato la forza lavoro globale sola, disconnessa e fuori controllo. La ricerca ha rilevato che per 8 persone su 10 l’ultimo anno ha avuto un impatto negativo, con molti che combattono per le proprie finanze, soffrono per un peggioramento della salute mentale e per la solitudine, per mancanza di motivazione professionale e si sentono disconnessi dalla propria vita. Ancora più preoccupante è il fatto che il 52% degli intervistati sostiene di aver sofferto di più per la salute mentale sul lavoro nel 2021 rispetto al 2020. E il 62% afferma che nel 2021 ha sperimentato più stress e ansia sul lavoro rispetto a qualsiasi anno precedente. Questi risultati ci ricordano che siamo ancora alle prese con la pandemia e le sue ripercussioni potrebbero farsi sentire negli anni a venire. Circa 4 intervistati su 10 hanno sentito di aver perso il controllo del loro futuro, vita personale, carriera e relazioni. Di fatto, dall’inizio della pandemia, la quantità di persone che sentiva poco o nessun controllo sulle proprie vite personali e professionali è più che raddoppiata, con tre quarti degli intervistati che hanno riferito di sentirsi bloccati. Il 25% è ansioso a causa di una mancanza di opportunità di crescita presso la propria azienda. Al contempo, il 20% ritiene che le proprie capacità siano diventate obsolete e il 45% è preoccupato che l’ascesa di robot e tecnologia renderà ridondanti le proprie competenze in futuro.

Sebbene l’80% delle persone sia stato colpito negativamente dalla pandemia, c’è un lato positivo: il 93% ha utilizzato l’anno scorso per riflettere sulla propria vita personale e professionale e pensare al proprio futuro. Per molti individui, l’attenzione è puntata sull’uscire dal solco segnato dalla pandemia e iniziare un nuovo capitolo nella propria vita. In effetti, le persone si sentono molto più sicure all’inizio di questo 2022, con il 74% che percepisce più controllo sulla propria vita professionale e il 77% sulla propria vita personale.

Offrire nuove tecnologie a sostegno del personale è uno dei modi principali in cui le organizzazioni possono supportare i loro dipendenti. Nel 2020, Oracle e Workplace Intelligence avevano rilevato che la maggior parte della forza lavoro globale avrebbe preferito un supporto alla salute mentale da parte di robot rispetto agli umani. Quest’anno lo studio voleva scoprire se le persone sarebbero disposte a ricevere l’aiuto della tecnologia per definire il loro futuro.

Sorprendentemente, si è scoperto che la stragrande maggioranza degli intervistati si affiderebbe alla guida di un robot. Le aziende hanno l’opportunità di fornire strumenti che possano aiutare i dipendenti a navigare nel futuro del lavoro e i vantaggi sono chiari. Le organizzazioni che li adotteranno per prime non saranno viste solo come più innovative e solidali; daranno anche ai dipendenti ciò di cui hanno bisogno per dare il meglio sul piano personale e professionale, nel post pandemia ma anche dopo.

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