Lavoro: le conferme sul taglio dei contributi nel 2016

Molte sono state le manovre effettuate dal governo nel 2015 nei confronti dei tagli dei contributi del lavoro. Dalla decontribuzione triennale per i nuovi assunti alla riduzione dell’Irap, il governo ha dato il via a una serie di riforme pensate per favorire le assunzioni, soprattutto in termini di lavoro a tempo indeterminato, ovvero la tipologia di contratto che più di tutte potrebbe dare slancio all’economia e muovere anche settori come l’accesso al credito e la conseguente movimentazione del mercato immobiliare

Per andare avanti in modo massivo in questa direzione serve però stilare il documento relativo alla prossima legge di bilancio, seguendo le raccomandazioni imposte dall’Unione Europea.

Molti sono i punti da sistemare, a partire dal cuneo fiscale, (ovvero la sommatoria delle imposte che gravano sul costo del lavoro, a carico dell’impresa ),  e che in Italia rimane fra i più alti d’Europa. La chiave di volta che può quindi far aumentare significativamente la crescita va ricercata nella riduzione del carico fiscale sulle imprese. Si tratterebbe, infatti, di una manovra che può rendere l’Italia competitiva agli occhi degli investitori. Le decisioni dovranno essere prese fra qualche settimana, poiché la legge di stabilità dovrebbe essere depositata in parlamento entro il 15 ottobre.

Un punto mette tutti d’accordo, ovvero la necessità di aumentare le assunzioni, che possono essere effettuate solamente se le aziende vengono sgravate dalle tasse dovute allo Stato. La conferma della decontribuzione triennale dei nuovi assunti potrebbe quindi richiedere due miliardi di euro nel 2016 e altri sei miliardi di euro nel biennio del 2017-2018. Tagliare i punti sul cuneo fiscale, che attualmente si aggira sul 33%, sarebbe infatti troppo dispendioso, e non servirebbe a rendere appetibili le assunzioni da parte delle imprese.

Serve quindi una manovra diversa che possa almeno portare avanti triennalmente la decontribuzione per i nuovi assunti. Si tratta di una manovra audace ma possibile, che potrebbe richiedere a Bruxelles di aggiungere una nuova clausola di flessibilità che permetta di aumentare il deficit al 3%, regalando un sospiro di sollievo alle aziende, allo Stato e agli stessi lavoratori.

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