Master crisi, un percorso per trasformare la transizione in un’opportunità

Life based value lancia il primo master digitale finalizzato a cogliere le occasioni della crisi straordinaria che tutto il mondo sta vivendo

master crisi

Un master per trasformare la crisi in un’opportunità, da cui uscire più forti invece che più deboli. Ogni volta che mutano il contesto e l’ambiente in cui operiamo si innescano fasi di transizione: per questo è importante capire come le persone le attraversano e aiutarle a vivere tali passaggi come un’opportunità da cui apprendere qualcosa di nuovo e utile. A questo ha pensato Riccarda Zezza, Ceo di Life Based Value, azienda HR-tech esperta nella formazione, che nei giorni scorsi ha presentato un master rivolto ai manager ma anche ai dipendenti: il Master Crisi, progettato grazie al sostegno di un comitato scientifico costituito da Pier Giovanni Bresciani, presidente SIPLO Società Italiana di Psicologia del lavoro e dell’organizzazione, Felice Di Lernia, antropologo ed esperto dell’utilizzo della narrazione nelle pratiche di cura, e dalla stessa Riccarda Zezza.

Recentemente il World economic forum ha definito il periodo di pandemia come il più grande esperimento psicologico del mondo, che mostrerà solo più avanti le proprie conseguenze “tossiche” sui livelli di stress delle persone, le quali – per questi motivi – potrebbero perdere fino al 35% della loro produttività, con il rischio concreto che un lavoratore su quattro si ammali. Una buona notizia viene però dai sondaggi effettuati da Life based value: il 41% delle persone che si sono trovate a lavorare nel periodo di lockdown ha riferito di avere migliorato alcune competenze, prime fra tutte la capacità di gestione del cambiamento (81%) e l’apertura mentale (53%). E il 69% auspica che i datori di lavoro ascoltino pensieri e stati d’animo per favorire il rientro dei propri dipendenti.

Gli psicologi parlano di crescita post traumatica, sottolineando che le persone che subiscono dei traumi possono superare se stesse – spiega Riccarda Zezza – È ciò su cui noi lavoriamo da anni: sappiamo che le persone possono uscire da una transizione più forti o più deboli, dipende da come la attraversano”.

Di certo, per raggiungere l’obiettivo, sono necessarie azioni facilitatrici. Ma è evidente che, sebbene la transizione legata all’emergenza sanitaria sia molto specifica, è altrettanto vero che sono molti i passaggi che le persone affrontano in una vita, “momenti in cui si deve rifare il punto su chi si è”. “Possono cambiare i contesti di riferimento, si attraversano confini, si passa da zone note a situazioni che non si conoscono – spiega Zezza – Si prova spesso paura, ansia, ma si tirano anche fuori delle risorse inaspettate, e questi sono i passaggi che consentono di apprendere”. La letteratura sulle transizioni – ricorda la Ceo di Life based value – enumera una serie di situazioni tipiche: “Ci sono eventi che aprono opportunità o che le chiudono, che causano cambiamenti duraturi, mutando per sempre le credenze e le aspettative”.

Interessante anche osservare la curva dell’autostima durante le transizioni. In un primo momento, quando l’impatto del cambiamento è appena avvenuto, le persone sono piuttosto serene, perché sentono di averlo assorbito in qualche modo, ma “il dopo è spesso un periodo di fatica e disillusione”, precisa Zezza. Che cita anche Linda Garton: “In una vita, le transizioni che attraversa la persona sono tante. Oggi ne viviamo molte di più di 50 anni fa ed è per questo che devono essere tenute presenti, anche quando si disegna percorso di carriera”.

Le leve su cui si struttura il Master Crisi

Il nuovo master, che si sviluppa nell’arco di tre mesi su una piattaforma digitale, è suddiviso in moduli, uno a settimana, e alternerà formazione multimediale, esercizi di riflessione individuale e collettiva. Il programma – così pensato – fornirà ai responsabili HR e ai manager dell’azienda dati aggregati utili a indirizzare le scelte rivolte ai dipendenti e ad aggiornare la cultura aziendale rispetto alla realtà che cambia.

La prima parte del percorso agirà a livello individuale, mentre la seconda prevederà sessioni collettive, con una modalità – chiarisce Zezza – che “non ha nulla a che vedere con le modalità tipiche del social network, ma ha più la forma di un bricolage”.

Una delle leve di lavoro sarà l’utilizzo di tecniche narrative, utili a “far sì che le persone esternino tutto quello che hanno da dire; l’autoconsapevolezza rende co-autori della storia”, scandisce Zezza. A quel punto, l’altra leva su cui agire saranno le meta-competenze, per “mettere in luce ciò che già c’è, in termini di intelligenza emotiva, spirito d’iniziativa e agilità mentale, ad esempio”.

Insomma, l’obiettivo non deve essere quello di aiutare, ma piuttosto quello di comunicare a ognuno “tu hai le capacità per essere autonomo in questa crisi”, rompendo stereotipi e creando opportunità.

Inoltre, grazie a un nuovo tool di intelligenza artificiale – chiude la Ceo di Life based value – sarà possibile “intercettare nel tempo dati come il sentiment, le parole chiave utilizzate, la ricchezza di contenuti”. In poche parole, sarà come attivare “un sondaggio permanente, nel rispetto della privacy”.

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