A tu per tu con le Top HR Women: Barbara Cottini

«Mente aperta, ascolto, formazione solida ed esperienza», ecco gli ingredienti vincenti per l’HR. Barbara Cottini, direttrice Risorse Umane di Gi Group, guarda ai giovani: «Vogliono capire per essere ingaggiati».

barbara Cottini

«Ascolto e collaborazione sono i valori principali di Gi Group Holding, formazione solida ed esperienza sul campo e capacità di essere al fianco del business ciò che fa la differenza per un HR».

È ciò che pensa Barbara Cottini, direttrice risorse umane Italia di Gi Group, azienda di servizi e consulenza HR che supporta lo sviluppo del mercato del lavoro.

Una laurea in Filosofia e la convinzione di volere entrare subito in azienda nel backgroud di Cottini che nel 1998, quando è nato l’interinale, ha presto capito che era molto interessata ad approfondire questa materia e ciò le ha permesso di osservare con grande attenzione la trasformazione del mondo del lavoro.

Essere donna è stato un ostacolo?

«Direi di no; siamo 800 dipendenti 76% sono donne come spesso accade nell’ambito della ricerca e selezione».

Come mai, secondo lei?

«Credo perché le donne sono dotate di una spiccata capacità di ascolto e di entrare in empatia con le situazioni e le persone. Detto ciò, penso anche che l’integrazione fra i due mondi sia molto importante e quindi anche avere dei team misti». 

I numeri che vedono donne nei ruoli apicali sono in generale molto bassi…

«Sì, ma la nostra è un’azienda molto inclusiva che fa dell’ascolto, della collaborazione, del raggiungimento del risultato i suoi valori principali. Ed è vero che sono caratteristiche molto legate all’universo femminile».

Per un HR conta più la formazione o l’esperienza sul campo?

«L’impostazione che si ha, la formazione quindi, dal punto di vista dei contenuti, è molto importante, soprattutto in un mercato come quello attuale in cui è necessario essere solidi. Ma poi l’esperienza sul campo permette una visuale molto più ampia, apre a delle dimensioni che non si erano contemplate. Cruciale è anche il self learning, cioè la capacità, nel tempo, di continuare a formarsi, informarsi, aggiornarsi. Quindi, dovendo dare dei numeri, 40% alla formazione e 60 all’esperienza». 

E la dote più importante?

«Mettersi sempre in discussione per essere utili all’organizzazione, perché si tratta di una funzione che ha l’obiettivo di rispondere e supportare la strategia dell’azienda, di essere vicino nella crescita dell’organizzazione attraverso la crescita dei dipendenti. Utile, per me, significa essere vicini.  La sfida più grossa, dunque, per un HR sta proprio nel mantenersi integrati con buona strategia aziendale: non solo condividerla, ma anche trasmetterla».

Che cosa consiglierebbe ad un giovane che volesse intraprendere questo percorso?

«Suggerirei di mantenere la mente aperta, di essere curioso, di lavorare sempre con uno scopo, essere un ponte tra le persone e l’azienda. Così si riesce ad ingaggiare le persone: un tema oggi fondamentale, nei confronti della generazione Z».

In che senso?

«Questi ragazzi hanno bisogno di capire e se si spiegano loro le cose li si ingaggia. È una generazione che dopo 6-7 mesi, se non si sente ingaggiata, se ne va».

Come mai, a suo avviso?

«Sono molto interessati all’equità, al rispetto della meritocrazia: sono una generazione che ha preso coscienza dell’importanza di avere un ruolo all’interno dell’azienda».

Forse perché avvertono la società attorno a loro come disgregata…

«Per loro non esistono canali precostituiti. O comunque meno rispetto a qualche decina d’anni fa. Sono ragazzi abituati alla velocità, che non si preoccupano di dover saltare da un’esperienza all’altra. Infatti, quando mi capita di fare degli interventi all’Università, al Politecnico, cerco di farli ragionare su questo aspetto. Perché da un lato è interessante la loro attitudine, ma può anche rivelarsi pericolosa perché è importante anche consolidare le esperienze. Di certo, tuttavia, non pensano di rimanere nella stessa azienda trent’anni, come accadeva un tempo. Sono un po’ irrequieti, forse, e sebbene si tratti di una dote che li porta a voler essere stimolati, credo sia anche importante fermarsi per riflettere».

 

error

Condividi Hr Link