Cosa vogliono i top talent dalle aziende secondo il report 2025 di Nova

Un’indagine su oltre mille professionisti rivela le nuove coordinate del mercato del lavoro: leadership, flessibilità e AI ridefiniscono le priorità di chi ha più opzioni

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Nova Talent è una piattaforma che ambisce a ridisegnare il recruiting, eliminando le inefficienze tradizionali: molto spesso le aziende cercano i migliori talenti, ma non sanno dove trovarli, mentre i professionisti più qualificati vogliono opportunità migliori, ma non hanno sufficiente visibilità sulle piattaforme generalmente disponibili.

Nova quindi punta a costruire una comunità selezionata (i cosiddetti “Novas”) dei professionisti più performanti nei rispettivi settori: ogni anno, si produce produce un report sui top talent (un campione di oltre mille persone, sparse tra diversi Paesi europei come Italia, Spagna, Svezia e Regno Unito), così da mappare sistematicamente preferenze, aspettative e percezioni dei professionisti selezionati. 

Quali sono i macro trend di oggi

Uno dei primi punti toccati dal report riguarda la soddisfazione lavorativa, che come ci si può aspettare non è uniforme tra le varie mansioni: secondo Nova, le funzioni tecniche e accademiche hanno punteggi medi più alti (4 su 5) di quelle sales, business development, finanza e investment banking (3,6). Un dato altrettanto interessante, e forse più imprevedibile, è l’indice di soddisfazione declinato sul genere: le donne del campione risultano più soddisfatte rispetto agli uomini in ambiti tradizionalmente ritenuti maschili, come investment banking, software, product management e finanza. Al contrario, gli uomini sono più soddisfatti in sales, marketing e data analytics. 

Il report analizza anche quali sono le figure maggiormente aperte alla mobilità: come ci si può aspettare, la predisposizione varia sensibilmente per mercato e funzione. È soprattutto nel Regno Unito che si è attivamente alla ricerca di un nuovo impiego (54%, ben +41% rispetto al 2024), seguito a ruota dall’Italia (49%) e dalla Spagna (+38%). Le funzioni più dinamiche sono Operations, Product Management e Software Development, dove la percentuale di professionisti attivamente in cerca di nuove opportunità supera quella di chi è chiuso al cambiamento. 

L’identikit del lavoro ideale per i top talent

Il cuore del report è l’analisi delle caratteristiche che rendono un’opportunità professionale attraente per i professionisti di maggior spicco. Ecco i quattro pilastri individuati da Nova Talent.

Company traits: i tratti salienti dell’azienda

Per il 48 per cento dei top talent l’essere “industry leader” è il tratto aziendale più desiderabile, seguito immediatamente da una forte riconoscibilità del brand (47%). La stabilità finanziaria e la disruptive innovation si attestano entrambe al 33%, mentre i temi ESG non sono particolarmente prioritari.

Work environment: la leadership come discriminante

Il 63% dei professionisti cita la qualità della leadership come fattore dominante nell’ambiente di lavoro ideale: l’elemento supera persino l’equilibrio vita-lavoro (53%). Grande importanza viene anche data alla trasparenza, alla fiducia e alla meritocrazia presenti e offerte dall’azienda. La leadership diventa quindi ciò che tiene insieme la performance e la sostenibilità individuale: nessuno vuole andare in burnout. 

Role characteristics: crescita e flessibilità

Le opportunità di crescita sono la principale priorità legata al ruolo per il 60% dei top talent, seguite da una buona dose di flessibilità lavorativa (53%). Ciò che conta, poi, è il riconoscimento internazionale, oltre al poter assumere responsabilità di leadership. La flessibilità ricercata non è necessariamente il remote work, quanto piuttosto il poter modulare con una certa autonomia tempi, luoghi e modalità operative.

Compensation: meglio puntare sulla retribuzione

Per il 91% dei professionisti il ’base salary’ è l’elemento retributivo principale: tutto il resto, dai cosiddetti health benefits (40%), ai bonus variabili e ai piani pensionistici (2%), viene dopo. I top talent, evidentemente, preferiscono avere un solido stipendio, più che contare su un corollario di welfare aggiuntivo.

Smart working: l’ibrido come nuovo standard

Nel periodo successivo alla pandemia da Covid-19 c’è stata una virata piuttosto marcata nello smart working: a imporsi come modello preferito non è stato il full remote, ma la modalità ibrida.

Secondo i dati raccolti da Nova, nel Regno Unito l’82% dei professionisti preferisce il lavoro ibrido, e lo stesso vale per Spagna e Italia, anche se con percentuali appena più basse (75%). Il remote, in generale, si attesta come seconda preferenza, mentre il lavoro esclusivamente in presenza è ormai marginale.

Non mancano chiaramente profonde differenze a seconda della funzione presa in considerazione. Per gli ambiti di Legal Services, Academia, Consulting e General Management l’hybrid work è il modello preferito e prevalente, mentre per Software Development, Product Management e Data Analytics è il full remote. Investment Banking, Consulting e General Management mantengono livelli più alti di presenza fisica, anche perché il loro è un ruolo tipicamente relazionale.

I risultati, ovviamente, hanno parecchie implicazioni per le strategie HR: il modello ibrido non è un benefit eccezionale, perché viene considerato una condizione essenziale per il lavoro desiderato. Per questo, le aziende che insistono sul ritorno integrale in ufficio rischiano di escludersi dalla competizione per i top talent, a meno che non offrano compensazioni straordinarie su altri fronti. 

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La diffusione

Il report mostra con chiarezza che l’utilizzo dell’IA è ormai quotidiano un po’ in tutta Europa, con alcuni Paesi un po’ più tecnologici (come la Svezia) e altri un po’ meno (come Spagna e Italia). Per tutti, in generale, sono gli young professional e gli executive ad avere i tassi di adozione più alti, subito seguiti dai professionisti mid-level. Inaspettatamente, per queste posizioni, il divario generazionale non è poi così marcato: è forse il segnale che l’IA sta diventando uno standard professionale.

L’automazione attuale

Il campione del sondaggio di Nova rivela che, per la maggior parte, solo una parte del proprio lavoro viene automatizzata (meno del 20% dell’attività): solo una minoranza dichiara livelli di automazione superiori al 40%. Tenendo conto della seniority, i professionisti mid-level dominano la fascia 1-20%, mentre i young professional sperimentano livelli leggermente più alti. Executive e studenti si collocano invece su posizioni intermedie. Per tutti, quindi, l’IA non sostituisce i processi, ma li supporta e affianca.

L’automazione in futuro

Per la grande maggioranza dei professionisti, nei prossimi anni ci potrà essere un aumento dell’automazione fino al 40%, ma quasi nessuno prevede catastrofi, come la sostituzione totale delle proprie attività. È la Svezia il mercato più scettico: molti professionisti ritengono che l’automazione futura resterà persino modesta, mentre l’Italia ha aspettative un po’ più moderate. Parrebbe quindi che i top talent non temano rivoluzioni imminenti, perché si aspettano piuttosto evoluzioni graduali, in cui l’IA potenzia e migliora le capacità umane, ma non le soppianta.ne vista come un amplificatore di capacità umane, non come un sostituto totale.

Chi teme di essere rimpiazzato

Non tutti, in realtà, sono così tranquilli: una certa ansia di essere rimpiazzati serpeggia a livelli diversi a seconda della funzione e della seniority.

I ruoli più esposti alla preoccupazione sono Product Management e Software Development (14-12% di persone preoccupate), mentre altre funzioni come Legal Services hanno maggiore fiducia, perché sono convinti che il proprio ruolo strategico è difficilmente automatizzabile. 

Declinando i dati sulla seniority, invece, gli executive sono i meno preoccupati, mentre studenti/ neolaureati e giovani professionisti hanno diversi timori. È un contrasto abbastanza marcato, che probabilmente riflette due mondi piuttosto diversi: chi ha investito anni nella costruzione di competenze specifiche sa di avere un ricco bagaglio in grado di fronteggiare eventuali crisi, mentre chi si affaccia solo ora nel mondo del lavoro si sente in parte scoperto.

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