Onboarding stagionale: accogliere e integrare i nuovi lavoratori
Con l’arrivo dell’estate, alberghi, tour operator e strutture ricettive si trovano ad affrontare una sfida decisiva: integrare in tempi record una forza lavoro spesso nuova, giovane e temporanea. Un onboarding efficace può fare la differenza tra una stagione di successo e una gestione caotica del personale

La stagione estiva è un momento chiave per il settore turistico italiano. Mentre le prenotazioni crescono, le aziende inseriscono nuove risorse: stagisti, lavoratori a progetto, personale stagionale, ma anche nuove assunzioni a tempo determinato e indeterminato. Secondo la FIPE, Federazioni Italiana Pubblici Esercizi, le realtà del settore sono alla ricerca di circa 246.000 figure professionali.. In questo contesto, un programma di onboarding ben strutturato è essenziale per evitare ritardi operativi, errori e un’esperienza negativa sia per i clienti sia per i dipendenti.
Infatti, non basta assumere una persona e mandarla direttamente in sala o alla reception. I primi giorni sono decisivi per capire se quella risorsa potrà dare il massimo, ma nel turismo non c’è tempo per lunghe introduzioni: c’è bisogno di chiarezza fin da subito. Le persone devono sapere dove sono, cosa fanno, per chi lavorano. E proprio l’onboarding stagionale è il momento in cui un lavoratore capisce se può fidarsi dell’azienda e se l’azienda si prende cura di lui – e viceversa, ovviamente.
Gli ingredienti di un onboarding stagionale efficace
Per garantire un’integrazione rapida e produttiva, anche in pochi giorni, è fondamentale curare alcuni elementi chiave che rendano l’esperienza del neodipendente positiva e funzionale sin dall’inizio. Innanzitutto, l’accoglienza e l’orientamento: dare il benvenuto in modo caloroso, illustrare gli spazi, presentare i colleghi e spiegare la missione e i valori dell’azienda è il primo passo per far sentire a proprio agio chi inizia. A seguire, è essenziale fornire manuali e strumenti di lavoro, ovvero materiale chiaro e sintetico su procedure, ruoli, orari, norme di sicurezza e policy aziendali. In aggiunta, una serie di brevi video tutorial pratici, da guardare prima del turno, può risultare estremamente utile.
Un altro elementoè l’affiancamento iniziale: prevedere la figura di un tutor o collega esperto che accompagni il nuovo assunto nei primi giorni facilita l’apprendimento sul campo. A supporto di questo processo, è importante offrire una formazione rapida e mirata, concentrata sia su soft skill (come l’accoglienza e la relazione con il cliente), sia su aspetti pratici (uso del gestionale, standard di servizio, gestione dei reclami), con un imperativo: percorsi di formazione personalizzati. Infine, non può mancare il feedback costante. I primi giorni sono naturalmente ricchi di domande e dubbi; per questo, avere momenti di confronto programmati aiuta a correggere rapidamente eventuali errori e dimostra attenzione e cura verso chi sta iniziando un nuovo percorso.
Le criticità più comuni
Le principali criticità sono legate a diversi aspetti, come tempi ristretti, turnover elevato, complessità organizzativa, gap di competenze. Capita infatti spesso che i giovani arrivino con tanto entusiasmo, ma zero esperienza: se non li si supporta da subito, con pazienza e metodo, rischiano di diventare una risorsa non utilizzata al meglio e, soprattutto, non fidelizzata e pronta quindi a cambiare datore di lavoro, in un momento storico in cui sono i candidati che scelgono l’azienda per la quale lavorare e non (più) viceversa.
Secondo una ricerca della Harvard Business Review, le organizzazioni che offrono ai neoassunti un onboarding strutturato hanno il 50% di retention in più delle altre.
Coinvolgere, attrarre, fidelizzare
Un onboarding ben fatto è anche un potente strumento di employer branding. Rendere i nuovi lavoratori parte attiva della cultura aziendale fin da subito può migliorare la motivazione e ridurre l’abbandono precoce. Un’attività di team building durante la quale, in un clima rilassato e “giocoso”, azienda e neodipendente si raccontano è per esempio un investimento che funziona e genera un buon ROI in termini di risorse umane.
Se l’onboarding è fatto bene, il nuovo arrivato lavora meglio, sbaglia meno, si sente parte di qualcosa. E i clienti se ne accorgono. Non solo: chi ha avuto un onboarding curato spesso torna anche l’anno dopo. E questo, nel turismo, è oro.