Open innovation e approccio human centered, così evolvono le risorse umane

«Il mindset di un HR è in costante evoluzione: deve aprirsi a nuovi modi di approcciare le situazioni, non può permettersi di rimanere indietro». Benedetta Laganà, Employer Branding & Engagement in Rovagnati, racconta il proprio percorso di upskilling professionale.

Fare network, aprirsi a nuovi mindset, contaminare idee ed essere sempre un passo avanti: in questo modo l’HR può guidare le aziende verso l’innovazione e la digital transformation. Senza «perdere mai di vista il fattore umano, perché mettere al centro le persone è la chiave vincente per chi lavora nel settore». Questo è ciò che Benedetta Laganà, Employer Branding & Engagement in Rovagnati, ha portato con sé in azienda grazie a Digital HR Master di Talent Garden Innovation School. L’abbiamo intervistata per comprendere quale ruolo ha giocato nella sua carriera il percorso di upskilling professionale intrapreso.

Di che cosa si occupa in questo momento, e quali sono gli step professionali che l’hanno portata a ricoprire l’attuale posizione lavorativa?

«In passato mi sono occupata di Employer Branding e Talent Acquisition, ma anche di formazione. Oggi invece sono Employer Branding & Engagement in Rovagnati, ed entro nel merito di tutti gli aspetti soft che riguardano il mondo delle risorse umane. È un ruolo a tutto tondo, e il mio approccio è cambiato rispetto a qualche anno fa. Vi spiego dopo il perché…».

Qual è stata la sfida professionale più importante che ha affrontato negli ultimi anni, e come l’ha superata?

«La sfida professionale più importante che abbia mai affrontato è stata quella di entrare a far parte di un’azienda in piena evoluzione e trasformazione digitale: poter contribuire a questo cambiamento credo che per un HR sia qualcosa di imperdibile. Siamo abituati a pensare al cambiamento come stravolgimento di un qualcosa già esistente – e in sostanza lo è – ma a me piace definirlo come evoluzione di qualcosa, mantenendo le origini. Far evolvere una cultura aziendale, introducendo nuovi approcci e modi di lavorare innovativi è molto sfidante, soprattutto per quelle aziende che hanno un DNA consolidato: ci vogliono tenacia e consapevolezza di quello che si sta facendo. Partire con un obiettivo chiaro permette però di superare le sfide quotidiane».

In che direzione pensa stia andando il ruolo dell’ HR, e quanto è importante rimanere al passo con gli ultimi trend di settore grazie a percorsi di upskilling professionale?

«L’HR oggi ricopre decisamente un ruolo strategico all’interno delle aziende, e secondo il mio punto di vista deve essere partner di tutte le direzioni aziendali. Supportando il business nella sua evoluzione, si può infatti definire come il braccio destro di tutte le funzioni aziendali nel loro percorso verso la digital transformation. Credo che oggi l’HR non sia più un mero decisore tecnico o, per dirla con altre parole, colui che assume, aumenta gli stipendi, e – ahimè – licenzia, ma una vera e propria key-person all’interno dell’organizzazione aziendale: sempre un passo avanti a tutti, decisore strategico e al passo con i tempi. Il mindset di un HR è per questo in costante evoluzione: deve aprirsi a nuovi modi di approcciare le varie situazioni e non può permettersi di rimanere indietro.

In questo contesto, per me l’esperienza fatta grazie a Digital HR Master di Talent Garden Innovation School è stata fondamentale: mi ha aperto molte porte e mostrato punti di vista alternativi. Sono così riuscita a cogliere la vera essenza del ruolo HR e il bello di lavorare in questo settore, forse un po’ ‘denigrato’, ma sicuramente strategico. Durante i 6 weekend di Master ho avuto modo di confrontarmi con professionisti, esperti del settore, aziende all’avanguardia, start-up HR Tech, persone meravigliose che mi hanno spronata, e mostrato nella sua interezza il vero concetto di community. Semplicemente fantastico».

Che cosa ha imparato durante Digital HR Master, e quali di questi insegnamenti ha portato nel suo lavoro?

«Ho imparato tanto: come aprirmi, come comunicare con gli altri, e come confrontarmi con un network di professionisti potenzialmente infinito. Credo che la contaminazione delle idee sia alla base di tutto. Nello specifico, il concetto che ho assimilato maggiormente e che oggi porto nel lavoro di tutti i giorni è quello di open innovation: imparare ad essere “open” mi ha infatti permesso di arricchirmi moltissimo da un punto di vista personale e professionale, e di avviarmi verso strade e opportunità inesplorate.

Un’altra espressione chiave che non scorderò tanto facilmente è “approccio human centered”: le persone hanno davvero un ruolo importante, e metterle al centro è la chiave vincente per chi lavora nel settore HR. Dobbiamo creare e applicare una strategia che ci consenta di non perdere mai di vista il fattore umano. Inizialmente è stato difficile diffondere questo tipo di approccio in azienda, ma non tornerei mai indietro».

Quali ritiene che siano gli elementi indispensabili per costruirsi una carriera nell’ambito delle risorse umane?

«In primis essere sé stessi, ed esprimere la propria posizione e le proprie idee senza alcuna paura del pregiudizio. Viviamo in un mondo in cui la trasparenza ripaga, condividiamo quotidianamente la nostra vita attraverso gli strumenti digitali e non c’è cosa più bella essere d’ispirazione per gli altri.

Credo poi che costruirsi un proprio network – non composto solo da HR – sia essenziale. Solo così possiamo confrontarci con altri professionisti e manager, arricchendo il nostro bagaglio culturale e professionale. In questo senso, Digital HR Master di Talent Garden Innovation School è stato di grande aiuto: in soli 6 weekend sono entrata in contatto con una community HR di oltre 300 persone».

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