Purpose, cresce la consapevolezza ma resta il gap del cambiamento

Il 68% dei manager italiani è in grado di esprimere il purpose della propria azienda, ma solo il 13% ha osservato cambiamenti strutturali significativi.
Sono i principali risultati dell’Osservatorio Purpose in Action 2025 della School of Management del Politecnico di Milano, realizzata in collaborazione con BVA Doxa su un campione di 836 manager.
I numeri raccontano un’evoluzione culturale in corso secondo la quale cresce la consapevolezza del purpose, ossia la ragione profonda per cui un’azienda esiste, al di là del profitto, ma ancora si fa fatica a trasformarlo in un elemento concreto di governance e di trasformazione organizzativa.

Per il 43% dei manager si tratta di uno strumento essenziale per guidare la strategia aziendale; per il 38%, serve a rafforzare le relazioni con gli stakeholder esterni; mentre per il 35%, rappresenta una chiave per motivare e coinvolgere le persone.

La ricerca evidenzia una situazione non omogenea nelle aziende: i vertici aziendali mostrano un allineamento più forte, mentre nelle funzioni operative emerge la necessità di strumenti pratici, formazione e una governance coerente con i valori dichiarati. E nonostante solo una minoranza delle imprese dichiari di aver attuato trasformazioni profonde, oltre il 30% dei manager rileva miglioramenti tangibili nella collaborazione interna e nella condivisione valoriale.

Ha sottolineato Josip Kotlar, Direttore Scientifico dell’Osservatorio e Professore Ordinario di Strategia, Innovazione e Family Business al Politecnico di Milano, “il purpose deve andare oltre una dimensione simbolica per diventare un reale fattore di trasformazione. In contesti complessi e dinamici, lavorare con il purpose è fonte di vantaggio competitivo: guida innovazione, sostenibilità e motivazione interna”.