Quarantena Covid come malattia, il riconoscimento che può tagliare i costi per i lavoratori

“Se tutto il governo sarà d’accordo abbiamo una valutazione assolutamente favorevole a consentire che la quarantena sia considerata una malattia e che non gravi sui lavoratori e sulle imprese”. Così il ministro Orlando apre all’equiparazione tra la quarantena per Covid e la regolare malattia. Una dichiarazione accolta positivamente da Unimpresa, che sottolinea quanto sia necessario il riconoscimento di tale indennità.

quarantena covid

I lavoratori che hanno dovuto osservare periodi di quarantena nel 2021 possono quasi tirare un sospiro di sollievo. Perché, dopo che a inizio agosto l’Inps aveva chiarito che non erano stati stanziati fondi per riconoscere le indennità di malattie ai lavoratori posti in isolamento dopo un contatto Covid, lo scorso 31 agosto il ministro del Lavoro Andrea Orlando, dal palco della Festa dell’Unità, ha chiarito che Il governo si prepara a equiparare nuovamente la quarantena ai giorni di malattia. «Avevamo segnalato la questione, nell’ultimo scostamento – ha dichiarato Orlando –purtroppo non si sono trovate tutte le risorse necessarie. Ma credo che nel frattempo siano maturate le condizioni perché alcune risorse impegnate in altre direzioni possano essere utilizzate in questo senso». Ha poi aggiunto: «Credo che ci possa essere una risposta. Se tutto il governo sarà d’accordo, abbiamo una valutazione assolutamente favorevole a consentire che la quarantena sia considerata una malattia e che non gravi sui lavoratori e sulle imprese».

Il ministro per le politiche del lavoro ha fatto sapere che il tema sarà affrontato nel prossimo Consiglio dei ministri.

Rassicurazioni, quelle di Orlando, accolte molto positivamente da Unimpresa: «Senza il riconoscimento della prevista indennità per le malattie anche per la quarantena legata al Covid, i lavoratori rischiano di perdere tra i 500 euro e 1.000 euro al mese in busta paga, secondo la durata dell’assenza, correndo altresì il rischio che gli stessi lavoratori non denuncino la loro positività per non avere decurtazioni, con conseguenze socio-sanitarie disastrose. Senza l’intervento del Ministro l’importo sarebbe di fatto scaricato sulle casse delle aziende e si tratterebbe di una penalizzazione inaccettabile» ha dichiarato il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi. Secondo Assi «è auspicabile adesso un immediato intervento normativo che renda concreto l’annuncio del ministro, equiparando di nuovo la quarantena all’assenza per malattia, evitando potenziali contenziosi e soprattutto assurde operazioni di conguaglio per le imprese e i loro consulenti considerando la retroattività  del provvedimento».

Parole di apprezzamento anche da Confesercenti: «È a nostro avviso impensabile scaricare il peso della quarantena sulle imprese e sui lavoratori – ha spiegato in una nota l’associazione – Visto il parere positivo del Ministro, auspichiamo che il governo intervenga urgentemente con una norma. Non possiamo consentire che siano sempre le imprese e i lavoratori a pagare».

Nel 2020, per il periodo tra marzo e dicembre, il precedente governo aveva stanziato 663 milioni, che sono bastati a malapena a soddisfare le richieste pervenute, ha fatto sapere l’Inps. Quest’anno sono stati stanziati altri 282 milioni, ma solo per tutelare i fragili (e solo fino al mese di giugno). Ma adesso è corsa contro il tempo per trovare altri 600 milioni di euro, necessari secondo le stime per garantire l’indennità anche a tutti i lavoratori che hanno dovuto sottoporsi a quarantena nel 2021 e che non potevano svolgere le proprie mansioni da remoto. La soluzione a cui stanno lavorando i tecnici del ministero di via Veneto è quella di recuperare le risorse non spese per bonus agli stagionali, congedi parentali, bonus babysitter e aiuti agli autonomi.

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