Rientro cervelli, aumentano gli incentivi fiscali per assumere chi arriva dall’estero

Benigni, Eca: “Il decreto Crescita amplia la platea dei potenziali fruitori e porta la detassazione del reddito di lavoro al 70%: un’opportunità per le aziende che le Hr devono cogliere”

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Dal primo gennaio 2020 fare rientrare un “cervello” espatriato o assumere un talento straniero sarà non solo più facile ma anche conveniente. Il decreto Crescita varato dal Governo Conte 1 amplia e potenzia il lavoro introdotto e sviluppato dai precedenti esecutivi, rendendo il nostro Paese attrattivo, con particolare riferimento alle modalità di reclutamento in un’ottica di talent acquisition transnazionale. Ne è convinto Andrea Benigni, amministratore delegato di Eca Italia, società di consulenza per la gestione del personale espatriato, che spiega quali sono le novità introdotte dagli ultimi provvedimenti.

Benigni, partiamo dal principio…

Il primo step risale al decreto internazionalizzazione di fine 2015 promosso dal governo Renzi: con questo primo intervento si crearono le condizioni per cui un italiano di rientro nel nostro paese o uno straniero in arrivo in Italia avrebbero potuto godere di un abbattimento del 30% della base imponibile ai fini fiscali. Per beneficiare di questa agevolazione, gli impatriati dovevano provare la residenza all’estero da almeno 5 anni, oltre a rivestire ruoli direttivi o di elevata specializzazione e impegnarsi a restare in Italia per almeno due anni (per i soggetti laureati comunitari il requisito della residenza estera era limitato a due anni). In seguito, con la legge di stabilità 2017, il governo Gentiloni ha alzato la quota di detassazione al 50% ed esteso il beneficio ai soggetti laureati residenti all’estero per almeno due anni, con la condizione che si trattasse di cittadini di paesi con i quali l’Italia ha accordi in materia fiscale.

Cosa cambia con i nuovi regimi fiscali?

Con il decreto Crescita del Governo Conte 1 l’abbattimento arriva al 70%, all’interno di un percorso che cambia anche sul piano qualitativo. Si torna a parlare di “Rientro dei Cervelli”. Le novità infatti non riguardano soltanto la nuova quota di detassazione della base imponibile, ma toccano anche i requisiti: da un lato, il decreto Crescita ha ridotto al 30%, dal precedente 50%, la quota di reddito soggetta a tassazione, portando così la detassazione al 70%, con effetto dal 1 gennaio 2020 (in favore di chi trasferisce la residenza in Italia a partire dal 30 aprile 2019); dall’altro ha ampliato la platea dei possibili fruitori dell’agevolazione, grazie all’eliminazione delle condizioni di elevata qualificazione o dell’assunzione di ruoli direttivi, circostanze in origine vincolanti. Le agevolazioni possono pertanto riguardare, potenzialmente, una larghissima quota di persone fisiche non residenti che arrivano in Italia per motivi di lavoro e si fermeranno nel nostro paese per almeno due anni.

Quali sono le motivazioni?

Si è voluto potenziare un percorso già esistente. Bisogna fare presente che tutti i provvedimenti dei tre esecutivi precedenti a quello in carica (Governi Renzi, Gentiloni e Conte 1), su questo specifico tema, sono in linea con ciò che in altri paesi europei è consolidato da anni, come ad esempio in Olanda, Spagna, Francia, Danimarca e perfino nel Regno Unito, nonostante gli ultimi sviluppi legati alla Brexit.  Oggi un’azienda, nella costituzione o potenziamento del proprio organico, ha tra le sue opzioni quella di rivolgersi con maggiore competitività al mercato internazionale e non solo in caso di sostituzione di figure già esistenti. Alle persone reclutate potranno essere proposte delle “RAL di ingaggio” che genereranno retribuzioni nette sensibilmente più alte, un beneficio di cui il candidato di turno potrà godere per cinque anni.

Perché conviene?

Perché attraverso questa leva fiscale l’azienda italiana sarà in grado di acquisire figure strategiche (executive, manager, critical know how) incrementando la propria competitività, in particolare verso quei paesi esteri caratterizzati da mercati salariali più accattivanti e talora da sistemi fiscali più attrattivi di quello ordinario italiano.

Come cambia il reclutamento?

Cambiano, potenzialmente, le strategie di posizionamento della Talent Acquisition. Per quelle aziende che hanno nell’internazionalizzazione un loro fattore critico di successo, il decreto Crescita diventa un’opportunità straordinaria, che permette a chi fa reclutamento di organizzare proposte economiche obiettivamente nuove, offrendo subito ai candidati un risultato economico fortemente attrattivo. In questo senso gli HR devono fare uno sforzo e impegnarsi ad approfondire i principali aspetti di carattere tecnico che potranno aiutare e sostenere il confronto e la discussione con i candidati… Certo, l’ampliamento della platea va oltre i talenti e gli originari vincoli qualitativi del Decreto Internazionalizzazione, ma d’altro canto un italiano che rientra da una precedente esperienza internazionale, o uno straniero che viene inserito nei quadri aziendali portando con sé un bagaglio di competenze dalla propria home country o da un paese terzo, sono un chiaro ed evidente valore aggiunto per le nostre organizzazioni.

Dopo la fuga dei cervelli, arriva il momento del rientro?

Esiste un dato importante e concreto rispetto al tema dei “cervelli” che lasciano il nostro Paese. I numeri sono importanti e non si può che guardare con senso critico a questo fenomeno. Importante, peraltro, filtrare alcune informazioni e aiutare i non addetti ai lavori a comprendere meglio e declinare i fenomeni.

La nostra società collabora con oltre 300 imprese internazionali, prevalentemente caratterizzate da capitale italiano di riferimento, che mettono insieme circa 35 mila espatriati. In questi casi non si può parlare di “fuga”: l’espatriato è la faccia dell’azienda italiana nel paese chiave dove la stessa ha internazionalizzato il proprio business ed è quindi più corretto parlare di “cervelli in movimento”. Peraltro la durata media di un contratto di assegnazione internazionale si attesta di norma intorno ai due anni, a cui può far seguito una nuova assegnazione, e non è infrequente che un nuovo espatriato sostituisca quello precedente.

Precisato questo aspetto, è evidente che guardando ai tanti italiani che lasciano il nostro Paese, questa norma potrebbe far valutare un rientro, tanto più facile quanto più qualificata sarà l’esperienza che lo specialista, il tecnico o il manager italiano potrà offrire. In Italia mancano oltre 150 mila data scientist, ma anche idraulici, elettricisti e tornitori 4.0.

Quali ostacoli dovrebbero superare gli  HR?

Ancora oggi non tutta la famiglia HR è aggiornata su questo specifico tema, che potrebbe diventare un concreto fattore critico di successo. È singolare che il decreto Crescita abbia avuto un’impennata di conoscenza diffusa e generalizzata in forza del fatto che il beneficio potrà toccare, dal 2020, anche i calciatori (seppure in questo caso la detassazione rimarrà nel perimetro del 50% previsto dalla legge di stabilità 2017). La cassa di risonanza che il calcio genera nel nostro paese ha indirettamente favorito una maggiore conoscenza e oggi, visitando le direzioni HR, scopriamo che la consapevolezza sul tema è aumentata perché, mentre si discute di un concreto caso aziendale, arriva puntuale la battuta su Ibramovich (ndr. nella vicenda che ha riportato il giocatore al Milan ha influito l’aspetto fiscale previsto dal decreto Crescita del Governo Conte 1).

Detto questo, è importante approfondire la norma, studiarne i meccanismi, declinarne il funzionamento nei casi che potranno potenzialmente diventare oggetto di gestione. Ad esempio, se sto reclutando un direttore marketing e mi interessa prenderlo in Germania, dove guadagna 140k di RAL mentre la nostra azienda potrà offrirne 120k, dovrò investigare le differenze di netto che i due sistemi fiscali (Germania e Italia) generano a fronte dei base salary/RAL richiamati e comprendere se il decreto Crescita supporterà il mio lavoro di reclutamento: il netto della RAL italiana, con applicazione del Decreto Crescita, potrà con buona probabilità risultare più alto di quello tedesco. L’esempio è semplice, forse quotidiano, per chi fa HR: il punto è che le cose semplici sono spesso tali perché a monte vengono governate e generate da un pensiero complesso.

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