Welfare: le proposte del tavolo di lavoro

Circa 80 responsabili HR di realtà aziendali di dimensioni e settori differenti, insieme a referenti istituzionali, opinion leader ed esperti, si sono incontrati nell’ambito di ORU-Officina Risorse Umane, una due giorni promossa da HR Link e Stati Generali Mondo del Lavoro, che si è svolta a fine novembre a Firenze. Cuore della manifestazione sono stati otto tavoli di lavoro altamente qualificati, ognuno coordinato da un esperto in materia e ognuno dedicato a un tema cruciale del mondo del lavoro italiano. Da ogni tavolo sono emerse una serie di proposte, presentate prima all’intera assemblea dei presenti e che daranno poi vita a un documento che verrà inviato al ministro del Lavoro. In otto articoli differenti, vi illustriamo le premesse e le proposte di ogni tavolo.

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È forse il concetto che, dopo gli eventi dell’ultimo triennio, maggiormente ha assunto sfumature differenti  ampliando i propri confini concettuali, quello del welfare, diventando sempre di più una leva attrattiva e multiforme attraverso cui soddisfare le esigenze dei lavoratori. Esigenze non più legate meramente alla retribuzione o alla sfera occupazionale, ma sempre più connotate da elementi personali e familiari e attinenti al “well-being” del lavoratore, che deve ora essere messo al centro dei modelli organizzativi aziendali.

Welfare e well-being

Proprio in un momento storico come quello presente, caratterizzato da instabilità geopolitica, crisi energetiche ed economiche, e strascichi della pandemia è fondamentale riflettere su quali siano le forme di welfare di cui le persone e il Paese hanno bisogno: parlare di welfare aziendale non basta più, serve affiancare al welfare retributivo anche un welfare di natura sociale, definendone il perimetro, mettendo al centro le persone e la loro cura, il loro benessere. Un percorso nel quale anche il decision maker pubblico potrà giocare un ruolo fondamentale, agendo sulle leve della defiscalizzazione e della deducibilità per i fringe benefits.

Tutti i partecipanti del tavolo – coordinato da Stefano Pinato, Head of Welfare Sales di Edenred Italia, e da Stefano Castrignanò, CEO di Italian Welfare – hanno sottolineato la necessità di una revisione della normativa in materia di welfare come sistema di inclusione e benessere lavorativo, sottolineando la difficoltà di attuazione dell’ultima riforma dell’innalzamento del tetto alla defiscalizzazione del fringe benefits a 3.000 euro, in quanto troppo limitata nel tempo; sarebbe auspicabile una stabilizzazione della misura e una semplificazione normativa che permetta alle aziende maggior pianificazione degli investimenti e programmazione sui piani di welfare.

Il tavolo ha poi condiviso la necessità di implementare misure di welfare in maniera più chiara e libera nella scelta dei beni e servizi da destinarvi, che non possono prescindere dalle singole realtà produttive e dai diversi contesti – anche geografici – in cui si opera. Sono sostanzialmente tre le aree che il rinnovato sistema di welfare deve comprendere: previdenza complementare e sanità integrativa, strumenti per il sostegno al reddito, servizi e beni di utilità sociale per il lavoratore come individuo e per la sua famiglia.

Le proposte nel dettaglio

Dalla discussione sono emerse poi una serie di proposte concrete per il Legislatore, che prevedono in primis l’introduzione di un tetto per la defiscalizzazione e decontribuzione dei benefit, con l’indicazione di una soglia strutturale e definitiva, ricompresa in una somma tra 600 e 800 euro annui. Il secondo punto della proposta evidenzia la necessità di un sistema che contempli il pagamento delle imposte solo sull’eccedenza rispetto al tetto fissato del servizio o del bene erogato a titolo di benefit e l’introduzione di meccanismi di credito d’imposta per tutte le somme investite dalle aziende in termini di natalità, caregiving, e misure ad impatto sociale.

Dal tavolo viene anche la proposta di adottare sia iniziative per favorire meccanismi di obbligatorietà dell’adesione alla previdenza complementare con contributo a carico del datore (ed eventualmente con il Tfr) sia misure che favoriscano l’obbligo, per i fondi sanitari integrativi, di consentire ai lavoratori che vanno in pensione di proseguire, con oneri a proprio carico il mantenimento dell’iscrizione alla forma sanitaria integrativa.

Il commento dei coordinatori

«Il tema su cui si continua a discutere molto è oggi quello legato al limite dei fringe benefit, portato per il 2022 a 600 euro dal decreto Aiuti bis e poi ritoccato a 3.000 euro dal decreto Aiuti Quater e oggi tornato alla soglia standard di 258,23 euro. L’innalzamento a 3000 euro della soglia è stato coerente con l’eccezionalità del momento, con la necessità di offrire un aiuto immediato alle famiglie alle prese con aumenti vertiginosi dei costi, soprattutto quelli legati all’energia. Ci auguriamo che si stabilizzi a livello normativo il ruolo dei fringe benefit all’interno di un più ampio discorso riguardante il welfare aziendale a 360°occorre stabilire un limite che sia più consono a una situazione ordinaria e non emergenziale, 800-1.000 euro potrebbe, secondo noi, essere un’iniziativa stabilizzata nel tempo e più efficace così da permettere alle aziende di fare piani a lungo termine. Un altro tema è il tentativo di capire quali possano essere le estensioni delle categorie di spesa: la normativa oggi è molto ampia, ma si tratta di capire come integrare ulteriori bisogni delle persone e dei dipendenti, per esempio includendo anche le spese di condominio o le spese per l’affitto dei fuorisede» ha affermato Stefano Pinato.

Prosegue Stefano Castrignanò, che spiega: «Bisogna fare in modo che non ci siano misure di natura estemporanea da parte del Governo, ma che siano frutto di una logica di sistema che identifichi innanzitutto il perimetro del welfare in generale e successivamente il perimetro dei servizi e le condizioni di fruibilità effettive. È assolutamente fondamentale – per evitare diseguaglianze tra lavoratori dipendenti e non dipendenti – rendere il welfare delle aziende più inclusivo, creando sistemi di agevolazione fiscale per i cittadini che, non avendo un contratto a tempo indeterminato, vogliano comunque accedere ai servizi di welfare. Ci sono molteplici soluzioni che vanno affrontate in una logica di sistema coordinata: dalla previdenza complementare – è urgente rinnovare la spinta a favorire l’adesione dei giovani ai fondi pensione, per esempio convogliandovi il Tfr – all’estensione ai pensionati dell’accesso ai fondi sanitari, alla fruibilità di tutti i servizi di welfare oggi riconosciuti perlopiù ai lavoratori dipendenti anche ai non dipendenti».

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