Non solo sostenibilità, il futuro dell’energia è digital

Prosegue il viaggio nei comparti dell’industria italiana per conoscere i trend di occupazione dei diversi settori. Dopo il retail e l’automotive, oggi ci occupiamo di energia. Dove a farla da padrone è la rivoluzione 4.0. Ne parliamo con Carlo Albini, People and Organization Country Romania di Enel

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Esperti in gestione dell’energia, specialisti in rinnovabili. Nell’ultimo rapporto Anpal Unioncamere tra le professioni più richieste da qui al 2023 spiccano in pole position quelle legate al binomio energia/sostenibilità.

Che il settore sia in crescita, d’altra parte, lo certificano i numeri. Con oltre 176 mila addetti e un fatturato di 267 miliardi nel 2017 in aumento del 10,6% rispetto all’anno precedente, il segmento è tra i più pesanti di tutta l’economia italiana. Ma è un boom non legato solamente al rinnovamento green, come spiega Carlo Albini, People and Organization Country Romania di Enel. Il futuro del comparto è strettamente ancorato a più direttrici, e da queste dipenderà la domanda di professioni e competenze nell’immediato e nei prossimi anni.

 

Dottor Albini, al di là delle percezione generale il futuro dell’energia non è solo “green”?

«Stiamo vivendo una fase di transizione energetica, in cui stiamo passando da un modello di produzione impostato sulle fonti fossili a uno incentrato sulle rinnovabili: questo è un dato incontrovertibile. Ma sono anche altri i fenomeni che stanno ridisegnando il settore».

 

Quali?

«La trasformazione digitale, soprattutto. Il settore elettrico l’ha vissuta con leggero anticipo rispetto ad altri comparti, e la sua evoluzione sarà condizionata dalle nuove tecnologie in maniera più profonda.  

Il digitale spazia ormai dalla vendita della commodity, all’esigenza di offrire al cliente servizi innovativi e intelligenti, fino all’evoluzione nella gestione operativa degli asset. Per avere idea di cosa stiamo parlando basta pensare alla smart home o all’evoluzione delle infrastrutture di ricarica delle auto elettriche. Tutti servizi che presuppongono lo sviluppo di nuove piattaforme digitali. Ma questo è solo il presente. Il settore dell’energia è in continua esplorazione: in un futuro non così lontano potremmo sviluppare servizi e prodotti che oggi non immaginiamo».

 

Un settore proiettato verso il domani a grande velocità. L’Italia è pronta a offrire le professionalità che servono a reggere questo ritmo?

«Se guardo alla media delle università italiane, purtroppo la mia risposta è negativa: in linea di massima siamo ancora legati a vecchie professionalità. L’essere una grande realtà multinazionale ci ha però dato la possibilità di sviluppare partnership e programmi di studio congiunti con poli di eccellenza come i Politecnici di Torino e di Milano, o percorsi di formazione “verticale” con la Bocconi, grazie ai quali abbiamo insieme dato forma e sviluppato parte delle competenze che serviranno domani.

Le opportunità più interessanti si creano quando un polo formativo e un’azienda possono elaborare insieme analisi di medio o lungo termine e progettare come formare nuovi profili professionali per nuovi ruoli».

 

Quali le professioni del futuro?

«Si svilupperanno su tre pilastri: da una parte assisteremo all’evoluzione delle professioni già esistenti, parallelamente saranno necessarie nuove funzioni connesse alla crescente digitalizzazione, e, non ultimo, nuove competenze strettamente legate alle scommesse sul futuro dei modelli di business».

 

Cominciamo dai primi, che succederà?

«Come i prodotti e i servizi, anche le professionalità si evolveranno. Le attività aziendali sono sempre più condizionate dai dati, e cresce la necessità che le figure che lavorano all’interno delle imprese siano in grado di leggere e interpretare le moli di informazioni che arrivano dai device digitali. I tecnici, in particolare, dovranno avere un ruolo sempre meno operativo, e sarà chiesto loro un maggiore sforzo cognitivo: dovranno svolgere sempre meno attività manuali e più attività di programmazione e analisi. I manutentori di oggi dovranno “tramutarsi”, per esempio,  in esperti di automazione industriale e specialisti nella manutenzione predittiva».

 

Quali invece i nuovi ruoli connessi alla digitalizzazione?

«In questo l’energia non si differenzia dagli altri comparti produttivi. Saranno sempre di più merce preziosa figure come il Data Analyst o il Data Scientist, oppure lo specialista in Internet of Things, che dovrà rendere sempre più digitale il modo in cui controlliamo e operiamo i nostri impianti. Un’altra figura di cui difficilmente potremo fare a meno è quella del Service Designer, che ridisegna l’esperienza del cliente, ridefinendo per esempio i canali di contatto o le logiche di gestione dei principali processi/servizi. Da non trascurare anche l’aspetto della cyber security: in un comparto dove ogni sensore può diventare una porta di accesso per gli hacker questa figura è di fondamentale importanza».

 

C’è infine l’ultimo punto, quello delle scommesse sul futuro. Per vincerle chi dovrà far parte della squadra?

«Occorreranno specifiche capacità legate allo sviluppo dei nuovi modelli di business, che potranno riguardare per esempio l’evoluzione dei servizi di demand response o delle soluzioni di smart grid. Ma, proprio in vista di questo processo di innovazione continua, ci sarà anche bisogno di figure in grado di ridefinire le modalità di lavoro all’interno dei team, modificando l’approccio all’identificazione e allo sviluppo delle soluzioni. Figure come lo Scrum Master o l’Agile Coach, facilitatori che agiscono all’interno dei team chiamati a sviluppare nuovi servizi o prodotti, che oggi non necessitano di un’ipostazione progettuale classica, ma di nuove metodologie agili che aiutino ad accorciare i tempi di sviluppo e a valorizzare sempre più l’interazione col cliente nella verifica di versioni “incrementali” del servizio/prodotto».

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