Rapporto Almalaurea: migliora la condizione dei laureati italiani

Ci sono meno iscritti alle università e alcuni sono costretti ad andare a lavorare all’estero (e non pensano di tornare), ma la condizione retributiva e occupazionale dei laureati è in miglioramento. Pubblicato il nuovo rapporto di Almalaurea che, per la prima volta, rileva anche il numero di laureati che lavorano con formule “smart”.

Condizione dei laureati

Quella scattata da Almalaurea è la fotografia più completa sui laureati italiani. L’ultimo rapporto ci dice, in sintesi estrema, che negli ultimi quattordici anni si sono persi 40 mila iscritti all’università, che il 5,7% dei laureati italiani lavora all’estero perchè non ha trovato sbocchi in Italia negli anni della crisi, che la condizione occupazionale e retributiva dei laureati italiani è in miglioramento, che i laureati stranieri nelle università italiane sono il 3,5% del totale e sono in aumento, che i fuoricorso sono sempre meno, che i laureati del Sud devono spostarsi più di quelli del Nord per lavoro, che il titolo di studio è efficace o molto efficace per lo svolgimento del proprio lavoro.  Dentro quelle pagine c’è una miniera di informazioni, a cominciare da quelle relative al lavoro: a 1 anno dalla laurea e a 5 anni dal conseguimento del titolo.

Occupazione

Nel 2018 il tasso di occupazione (che include anche quanti risultano impegnati in attività di formazione retribuita) è pari, a un anno dal conseguimento del titolo, al 72,1% tra i laureati di primo livello e al 69,4% tra i laureati di secondo livello del 2017. La retribuzione mensile netta a un anno dal titolo nel 2018 è pari, in media, a 1.169 euro per i laureati di primo livello e 1.232 euro per i laureati di secondo livello. Rispetto all’indagine del 2014 le retribuzioni reali a un anno dal conseguimento del titolo figurano in aumento: +13,4% per i laureati di primo livello, +14,1% per quelli di secondo livello.

5 anni dopo

A cinque anni dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è pari all’88,6% per i laureati di primo livello e all’85,5% per i laureati di secondo livello, in tendenziale aumento rispetto al 2015. La retribuzione mensile netta è pari a 1.418 euro per i laureati di primo livello e 1.459 euro per i laureati di secondo livello.

Smart Working

Una delle novità del rapporto è la rilevazione dello smart working e di altre forme che consentono una maggiore flessibilità nell’organizzazione dei tempi e delle modalità di lavoro. Modalità ancora poco diffuse tra i laureati: coinvolgono complessivamente il 4,7% dei laureati di primo livello e il 4,2% dei laureati di secondo livello occupati a cinque anni dal titolo.

Rientro dei cervelli

Almalaurea ha valutato anche il possibile rientro dei cervelli che lavorano all’estero. Complessivamente, il 33,2% degli occupati all’estero ritiene tale scenario molto improbabile, quanto meno nell’arco dei prossimi cinque anni. Solo il 12,9% ritiene il rientro in Italia molto probabile. Il 30,3% valuta tale ipotesi poco probabile mentre il 13,6% non è in grado di esprimere un giudizio. Chi decide di spostarsi all’estero per motivi lavorativi ha performance di studio tendenzialmente più brillanti rispetto a chi decide di rimanere in Italia a lavorare. Le retribuzioni di chi lavora all’estero sono notevolmente superiori a quelle percepite in Italia.

Meglio la laurea

All’aumentare del livello del titolo di studio posseduto diminuisce il rischio di restare disoccupati. Nel 2018, il tasso di occupazione della fascia d’età 20-64 è pari al 78,7% tra i laureati, rispetto al 65,7% di chi è in possesso di un diploma. Inoltre, si legge nel rapporto Almalaurea, nel 2014 un laureato guadagnava il 38,5% in più rispetto a un diplomato.

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