Diventare AI-ready: in azienda si parte dalle competenze
Per Antonio Pisante, fondatore di Yellow Tech, l’AI diventa davvero efficace solo quando entra nella cultura aziendale. Formazione, regole e leadership sono i primi passi per portarla davvero nei processi aziendali

Il vero potenziale dell’intelligenza artificiale non è nella tecnologia, ma nelle persone. È da questa convinzione che parte Antonio Pisante, fondatore e CEO di Yellow Tech, per spiegare come le aziende possano diventare davvero AI-ready. Un approccio, questo, che sposta l’attenzione dal software alle competenze e che punta a fare dell’intelligenza artificiale un motore di crescita condiviso all’interno delle organizzazioni.
“Le aziende sanno che l’AI può fare la differenza” spiega Pisante, “ma ogni tecnologia è potente solo quanto chi la utilizza, ecco perché funziona davvero solo quando diventa parte delle competenze di tutta l’organizzazione”.
Fondata nel novembre 2022, Yellow Tech nasce proprio con questa missione: supportare le aziende nell’adozione e nell’applicazione dell’intelligenza artificiale, coprendo l’intero percorso di AI adoption, dalla definizione delle strategie e della governance allo sviluppo di competenze interne.
Le quattro sfide dell’adozione dell’AI in azienda
L’arrivo di chatbot come ChatGPT, per citare uno dei più conosciuti, ha senz’altro reso l’AI più accessibile a chi lavora al computer. Ma può bastare questo in azienda? “La strada verso una piena integrazione dell’intelligenza artificiale presenta diversi ostacoli che non si possono ignorare” avverte Pisante, che individua quattro sfide principali: sicurezza dei dati, la cosiddetta Shadow AI, ossia quando i lavoratori utilizzano gli strumenti AI banditi dall’azienda con i propri device personali, le allucinazioni e la fiducia incondizionata negli strumenti.
“I dati valgono oro – spiega – e molti strumenti salvano le conversazioni per addestrare i futuri modelli, quindi è fondamentale evitare che informazioni sensibili o segreti aziendali vengano condivisi. Alcune aziende reagiscono bloccando l’AI, ma questo non risolve il problema: dal momento che l’AI ha un impatto così trasformativo su produttività e benessere dei lavoratori, vale la pena metterci testa e risorse e affrontare questi rischi”.
“Ho visto con i miei occhi – aggiunge Pisante – tantissime aziende italiane bloccare strumenti come ChatGPT, ma finisce che i dipendenti li utilizzano comunque con i loro device personali”. Atteggiamenti estremi come questo o all’opposto, quello di fidarsi troppo degli strumenti derivano soprattutto dalla mancanza di competenze di base: “È evidente che senza formazione i benefici si riducono e aumentano gli errori”.
A complicare il quadro, anche la difficoltà di coinvolgere tutti i livelli dell’organizzazione: “Nelle aziende, una delle difficoltà maggiori è riuscire a coinvolgere tutti i livelli di seniority. Vedo a volte che i leader sono coinvolti e vogliono adottare l’AI, ma poi su tutti gli altri livelli c’è resistenza, oppure che la spinta arriva dal basso, ma la leadership non è pronta ad affrontare il cambiamento. In queste situazioni, non si riescono a trarre i benefici desiderati e l’intera azienda si blocca, serve che tutti i livelli siano a bordo per il cambiamento AI” racconta Pisante.
I quattro pilastri per diventare davvero AI-ready
Per affrontare queste sfide, Yellow Tech ha sviluppato un percorso in quattro pilastri, che rappresentano la base per una reale adozione aziendale dell’AI: leadership, governance, formazione diffusa e creazione di champion interni.
“La leadership è il primo passo” spiega Pisante. “I leader devono capire l’impatto trasformativo dell’AI, non solo quello attuale ma quello che arriverà nei prossimi 5-10 anni. Solo così si può costruire una strategia solida e guidare il cambiamento”.
La governance riguarda la scelta e la regolazione degli strumenti. “Ogni azienda deve capire quali attività traggono beneficio dall’AI, selezionare le soluzioni giuste e stabilire policy chiare su cosa condividere e cosa no. Una buona governance crea fiducia e coerenza”.
Fondamentale è anche la formazione a tutti i livelli. “Tutte le persone che lavorano con un computer devono avere accesso a strumenti AI e sapere come usarli, ma la formazione deve essere pratica, basata sulle attività reali, con esercitazioni e supporto diretto” sottolinea Pisante.
Servono infine figure trasversali formate sugli strumenti più avanzati, come automazioni, agenti, modelli personalizzati, che diventano punti di riferimento per i colleghi. “Questi champion – specifica Pisante – aiutano i reparti a evolversi, portano innovazione e accelerano l’adozione in tutta l’azienda”.
A tutto ciò si aggiunge un elemento trasversale: la misurazione dei risultati. “Senza dati si naviga a vista, serve monitorare le competenze, capire chi formare e misurare i progressi. Con Yellow Tech abbiamo costruito una piattaforma che consente di farlo in modo continuo e oggettivo”.
AI e persone, il ruolo delle HR
Nel processo di adozione, il ruolo delle risorse umane è centrale. “L’AI tocca direttamente il benessere dei lavoratori, migliorando produttività e qualità della vita, e tutto passa dalla formazione. Per questo, gli HR, insieme a IT e leadership, sono il cuore del cambiamento”, aggiunge Pisante, che conclude: “Con oltre 200 professionisti e centinaia di progetti realizzati, Yellow Tech è oggi un punto di riferimento per le aziende italiane che vogliono integrare l’intelligenza artificiale nei propri processi. Sappiamo bene come ogni impresa sia diversa, ma anche come i principi restano gli stessi: l’AI non è un progetto tecnico, è una trasformazione culturale e il suo vero potenziale è nelle persone”.