Come si riesce a produrre di più? Lavorando meno

Concentrarsi sulle attività che danno risultati di successo ed eliminare quelle che pensiamo di “dover fare” può essere la chiave per fare di più e meglio

lavorando meno

Più si fa e più si ottiene. Si è sempre ragionato così nel mondo del lavoro, ma non è detto che sia questa davvero la chiave giusta. Non lo è di certo per David Rock, che in Your brain at work ha dimostrato l’esatto contrario: se si sta davvero concentrati nel proprio lavoro meno di sei ore a settimana – invece delle 40 a cui siamo abituati – si ottengono risultati migliori. Un traguardo che non viene raggiunto per caso, bensì secondo una precisa metodica, su cui riflette anche Kate Northrup – autrice del best seller Do less e di Money: a love story – che con la sua digital company aiuta le donne a ottenere risultati senza bruciarsi. In un articolo pubblicato sulla Harvard business review, Northrup riflette su come essere più produttivi e al contempo alleviare lo stress: è necessario innanzitutto capire cosa non si deve fare.

Ecco quali passaggi

Importante è avere metodo. Si deve cominciare con il tracciare una linea al centro di un pezzo di carta, nel senso della larghezza (punto 1), per poi decidere un’area della propria vita o del proprio lavoro in cui si desidera ottenere migliori risultati e alleviare lo stress, per esempio rafforzare la propria capacità di esercitare una influenza intellettuale (punto 2). Arrivati a questo punto, sul lato sinistro del foglio, occorre elencare le attività appartenenti a quella determinata area che si svolgono nella propria vita o nel lavoro, come – tornando all’esempio precedente – la partecipazione a conferenze, la stesura di articoli, l’attività di ricerca (punto 3). Sul lato destro del foglio, invece, Northrup suggerisce di fare un elenco dei successi conseguiti in quell’area: una presentazione che ha entusiasmato, un articolo che ha è stato pubblicato (punto 4). Questo punto può essere il più difficile da affrontare, perché culturalmente le persone non sono state “educate” a celebrare i propri successi. Per questo, senza inibizioni, bisogna semplicemente concentrarsi su ciò che ha portato buoni risultati. A questo punto (step 5) occorre tracciare una linea che colleghi i successi alle attività che più ci hanno aiutato a conseguirli. Un esempio: l’attività di lettura e ricerca essenziali per far accettare un pitch per la pubblicazione. Infine (punto 6), si devono cerchiare le attività scritte sul lato sinistro che hanno portato a successi; quello che resta è ciò che si deve eliminare dalle proprie incombenze o delegare. Se si scopre che viaggiare per conferenze una volta al mese non porta a chissà quali risultati, allora quell’attività deve essere o eliminata o quanto meno ridotta.

Le conclusioni

Quello descritto è un approccio che vale sia per il lavoro che per la vita. Può funzionare, ad esempio, anche per il rapporto con i figli: il segreto è capire, in questo caso, quali sono le attività che ci fanno sentire “i migliori genitori al mondo”, anche se si tratta di cose apparentemente sciocche, perché, al contrario, possono portare un ottimo risultato. Diversamente, ci sono attività che si fanno abitualmente perché si crede che siano essenziali o perché chi sta attorno a noi si aspetta che le facciamo; ebbene, se ci si rende conto che sono inutili, che possono essere delegate e che portano via solo tempo producendo stress, le si può eliminare.

Il suggerimento di Northrup è quello di essere spietati con se stessi nell’individuare cosa porta davvero gioia perché la vita non è “un elenco di risultati” e le persone felici sono almeno il 12% più performanti. Sottrarre attività può essere più produttivo che aggiungerne.

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