Quando convertire il premio in welfare è un’opportunità da cogliere

L’esperienza di Voltri Terminal Europe, il principale porto commerciale italiano: oltre alla quota di servizi erogata dall’azienda, i dipendenti hanno l’opportunità di convertire parte del premio di risultato. Casali, direttore Hr: così cresce il potere d’acquisto e c’è più coinvolgimento del personale

welfare aziendale e premio di risultato

Il welfare aziendale è uno strumento sempre più apprezzato dai dipendenti ed è uno strumento che non resta solo all’interno dell’impresa. Luxottica, ad esempio, ha allargato il welfare al territorio stanziando 400 mila euro in cinque anni per il potenziamento dell’asilo nido comunale, e l’apertura di un centro dedicato agli anziani non autosufficienti.

Lo strumento piace, sia nelle attività “new” che in quelle tradizionali. Un caso esemplare è quello di VTE Spa, Voltri Terminal Europe, dal ‘98 parte del Gruppo PSA International: 170 milioni di fatturato, 650 dipendenti diretti e la gestione di un’area (il principale porto commerciale italiano) che vede impegnate circa 4.000 persone al giorno.

Nell’ultimo integrativo del 2016, oltre all’offerta di welfare aziendale, è stata data la possibilità ai dipendenti di convertire in servizi parte del premio di produzione (con l’impegno dell’azienda a retrocedere al dipendente la quota di incentivo fiscale ottenuta per la conversione). I dipendenti hanno usufruito al 100% della quota di welfare aziendale, mentre la domanda di servizi generata dalla conversione del premio è aumentata del 526% in termini di importo convertito e del 75% in termini di adesioni. I dati sono superiori alla media nazionale di conversione del PDR in servizi di welfare.

«Nostro obiettivo è migliorare ancora questi dati – commenta Alberto Casali, responsabile HR-IR di PSA Voltri Praaumentando il coinvolgimento e le informazioni al personale, con il supporto della società specializzata che gestisce il nostro piano di welfare e che ha messo a disposizione del personale una piattaforma web per la scelta dei servizi».

Casali, da dove nasce la vostra scelta sul welfare?

«Faccio parte della delegazione per il contratto nazionale dei portuali. In quella sede, nell’ultimo accordo, abbiamo definito l’inserimento del welfare nella contrattazione integrativa. In azienda abbiamo colto l’opportunità, perchè di questo si tratta: un’opportunità per i dipendenti, perchè è un incremento del potere d’acquisto. Siamo stati il primo terminal in Italia a inserire il welfare nell’integrativo. Lo abbiamo introdotto anche nella nostra altra società italiana, il terminal di Marghera, in cui da pochi mesi sono responsabile del personale».

Il percorso come è stato?

«Non proprio in discesa, ma nemmeno difficile. Abbiamo avviato il dialogo con il sindacato e la Rsu, poi abbiamo fatto assemblee informative aperte a tutto il personale. L’accordo che abbiamo raggiunto prevede una cifra crescente nei tre anni di vigenza dell’integrativo in servizi messa a disposizione dall’azienda e la possibilità per i dipendenti di convertire parte del premio di produzione. La parte “aziendale” è fruita al 100%, la parte convertita è in crescita».

Per il futuro cosa prevede?

«A luglio 2019 scadrà l’integrativo e rifaremo la discussione con il sindacato. La nostra idea è di confermare l’impianto per quanto riguarda il welfare. Ci sarà qualche piccolo correttivo da fare, ma senza stravolgimenti. L’obiettivo è comunque quello di far crescere la quota di servizi: non che ce ne venga qualcosa in tasca, ma è una opportunità per tutti da cogliere. Dovremo fare uno sforzo ulteriore, penso ad una campagna di comunicazione mirata,  per superare quel poco di scetticismo rimasto».

A proposito: l’integrativo è comunque un costo, così come il welfare.
Cosa torna indietro all’impresa?

«Mettiamola così: negli ultimi tre anni sono aumentate la produttività e la redditività dell’impresa. Ovvio che il welfare è solo uno dei tanti fattori che hanno contribuito a questo risultato, però tenere coesa la comunità e aumentare il coinvolgimento delle persone è cruciale. In questo la contrattazione integrativa aiuta».

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