Cosa vogliono davvero le persone da un leader?

Un recente studio globale di Gallup mette in luce le qualità più richieste nei leader. In un’epoca di incertezza, cosa rende un leader capace di ispirare davvero? Perché la sicurezza e la visione diventano fondamentali per guidare con successo?

cosa vogliono le persone da un leader

Speranza, fiducia, stabilità ed empatia: sono i quattro pilastri su cui deve basare il proprio operato un buon leader. A dirlo è uno studio della società americana di analisi e consulenza Gallup, condotto in collaborazione con il World Governments Summit 2025, che analizza la leadership lungo le sue varie direttive, dal lavoro alla politica, dalla famiglia alla comunità. 

La ricerca si basa su un’indagine che ha coinvolto oltre 30 mila persone in 52 Paesi nel corso del 2024, chiamate a rispondere a due domande: Quale leader ha la maggiore influenza positiva sulla tua vita quotidiana?”ed Elenca tre parole che descrivono al meglio a cosa questa persona contribuisce nella tua vita

Le quattro qualità evidenziate non sono semplicemente “desiderabili”, bensì sono essenziali per costruire un futuro saldo e per promuovere il benessere collettivo. Ecco come si traducono questi attributi all’interno di aziende e organizzazioni.

La speranza è il bisogno primario

Tra i quattro pilastri identificati, la speranza è il primo bisogno, e anzi il più potente catalizzatore di influenza e ispirazione: rappresenta il 56% di tutti gli attributi positivi associati ai leader che hanno un impatto significativo sulla vita delle persone. In termini più concreti, quindi, è quella capacità di offrire una visione positiva del futuro, di proiettare un senso di possibilità e di infondere la convinzione che, nonostante le difficoltà attuali, un futuro migliore è realizzabile. 

Non si tratta allora di semplice ottimismo, ma della capacità di ispirare, di comunicare una visione chiara e convincente anche a persone molto diverse tra di loro. Lo studio Gallup dimostra che, in assenza di “speranza”, le persone rischiano perdere la fiducia nelle istituzioni, nelle organizzazioni e, ancora peggio, persino in sé stesse. 

I leader all’interno delle organizzazioni sono visti dagli intervistati come figure chiave: sono considerati i principali portatori di “speranza”. La figura dei dirigenti e dei manager acquista nuove sfaccettature: non solo responsabili del raggiungimento degli obiettivi economici, ma anche di modellare, per quanto possibile, il benessere dei propri team. Una leadership che coltiva la speranza investe molto nello sviluppo e nel potenziale dei propri collaboratori, creando un ambiente in cui l’innovazione e la crescita possono trovare lo spazio che meritano.

La fiducia come base per le relazioni

Se la speranza fornisce per così dire una direzione, la fiducia costituisce le fondamenta su cui un leader può costruire una relazione duratura e significativa con gli altri. La fiducia si posiziona infatti come il secondo bisogno più importante e rappresenta il 33% delle caratteristiche positive di leadership. 

La ‘fiducia’ di cui parla lo studio si traduce nella credibilità del leader, nella sua onestà, nella sua trasparenza e nella sua coerenza tra parole e azioni. Anche i dipendenti, insomma, cercano leader che siano autentici, che mantengano le promesse e che dimostrino una sincera preoccupazione per il benessere del loro team.

L’empatia che umanizza la leadership

Un’altra qualità considerata imprescindibile, anche se meno prioritaria rispetto alle precedenti (7%) è l’empatia, cioè la capacità di un dirigente o di un manager di connettersi con gli altri a un livello più profondo ed empatico. L’empatia è, in effetti, la bussola che dovrebbe guidare chi comanda: il bravo leader non deve solamente ascoltare i problemi o le preoccupazioni degli altri, ma anche comprendere le esigenze e le necessità dei dipendenti, mostrando così vicinanza e attenzione. 

Essere “empatici”, in questo senso, significa essere flessibili e di supporto, ma anche riconoscere il valore di lavoratrici e lavoratori e saperli valorizzare correttamente. La leadership, così, scende dal suo piedistallo e diventa per così dire più umana, cioè più accessibile e relazionabile, rafforzando il legame all’interno dell’azienda.

La stabilità come rimedio al futuro incerto

Segue infine la stabilità, anche se ben distanziata dai precedenti attributi (4%): è la capacità di fornire un senso di sicurezza, di prevedibilità (in contrapposizione all’incertezza del futuro) e di solidità in tempi turbolenti e in costante cambiamento come quelli attuali. 

La stabilità riguarda soprattutto l’aspetto psicologico, cioè il saper creare, per sé e per gli altri, un ambiente percepito come sicuro. Non significa quindi essere immutabili o incapaci di adattarsi al cambiamento, anzi: è piuttosto l’essere considerati un punto fermo, una figura in grado di rassicurare e guidare gli altri a compiere scelte consapevoli. Le modalità con cui questo può avvenire sono molteplici, ma gli intervistati pongono al primo posto la chiarezza e la coerenza nella comunicazione, oltre che un’attenta gestione delle risorse e una presenza costante.

Come un bravo leader impatta sul benessere collettivo

Uno degli aspetti più significativi dello studio Gallup è la chiara correlazione tra la capacità di un leader di soddisfare questi quattro bisogni e il benessere dei dipendenti. Più un leader riesce a incarnare speranza, fiducia, compassione e stabilità, maggiore è la riduzione del disagio e l’aumento della prosperità (intesa come condurre una vita appagante) tra le persone. Secondo la ricerca, per esempio, quando il bisogno di speranza viene soddisfatto, la percentuale di individui che traggono elementi positivi aumenta al 38%, mentre la sofferenza si riduce drasticamente al 6%. 

Un altro importante elemento è l’universalità dei quattro bisogni: queste aspettative nei confronti dei leader sono consistenti in tutte le 52 nazioni esaminate e trascendono differenze culturali, demografiche e tipologie di leadership (che sia politica, aziendale, comunitaria o familiare). Le persone, cioè, hanno come una necessità intrinseca di essere guidate da figure che sappiano incarnare questi quattro ideali.

Questo suggerisce che, al di là delle specificità contestuali, l’essere umano ha come una necessità intrinseca di essere guidato da figure che possano fornire speranza, fiducia, compassione e stabilità. La considerazione resta valida anche in ambienti più delimitati come le aziende: i dipendenti reputano il leader la figura che ha avuto la maggiore influenza positiva nella loro vita quotidiana, superato solo dai membri della famiglia (44%).

 

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