Cresce il volontariato d’impresa: fare del bene in orario di lavoro

Nato negli Stati Uniti, oggi il fenomeno ha preso piede anche in Italia. A fotografare il trend è una ricerca realizzata da Fondazione Sodalitas in collaborazione con Gfk Italia secondo cui il 61% delle imprese nazionali promuove attività di volontariato d’impresa

volontariato d'impresa

Una forza lavoro più motivata e coesa, un clima più sereno e nuove competenze relazionali: sono questi i risultati – indicati dalle aziende stesse – del cosiddetto volontariato d’impresa, la pratica attraverso la quale l’azienda incoraggia e organizza la partecipazione del proprio personale a sostegno di organizzazioni non profit e della comunità locale, durante l’orario di lavoro retribuito.

In breve, gli impiegati “barattano” le otto ore in ufficio con otto ore di volontariato.

In questa forma il volontariato d’impresa è nato negli Stati Uniti negli anni Novanta, dove non è raro trovare manager che, tolta giacca e cravatta, distribuiscono pasti caldi ai poveri o impiegati che per un giorno lasciano scrivanie e pc per aiutare i più bisognosi. Negli anni questa pratica si è diffusa nel mondo, prima in quello anglosassone e poi anche in Italia. Sono sempre più le aziende italiane, non solo quelle grandi ma anche le PMI, che supportano attività di volontariato dei propri lavoratori in orario di ufficio e che hanno scelto di investire in questa forma di Corporate Social Responsibility.

A far luce sul fenomeno italiano è una ricerca realizzata da Fondazione Sodalitas (l’organizzazione no profit di Assolombarda) in collaborazione con Gfk Italia, che per la prima volta “misura” il trend sia dal punto di vista dei promotori, sia da quello dei beneficiari, ponendo in evidenza il grande potenziale di crescita dello strumento. Secondo il report, il 61% delle imprese del Belpaese promuove o ha promosso attività di volontariato d’impresa e una buona parte di queste lo fa da almeno cinque anni. L’indagine segnala poi che un’azienda su tre è una piccola e media impresa. Ad oggi la modalità più diffusa di volontariato è la messa a disposizione del tempo retribuito dei dipendenti (l’86% delle aziende rispondenti utilizza infatti questa soluzione e il 71% la considera prevalente). Oltre al tempo dei dipendenti, il 90% delle aziende mette a disposizione delle organizzazioni non profit anche risorse economiche (65%), donazione di prodotti (51%) e servizi, spazi e strutture (34%). Quanto alle tematiche affrontate, prevalgono l’ambiente, le problematiche dei giovani, l’aiuto all’infanzia e alle persone con disabilità.

Ma il volontariato non fa bene solo a chi lo riceve, ma anche a chi lo fa.

“Lo studio – ha dichiarato Adriana Spazzoli, presidente della Fondazione Sodalitasoffre una fotografia aggiornata di questa attività nel nostro Paese, con sfide e opportunità per tutti gli stakeholder. Il sostegno a progetti non profit, lo sviluppo di reti sociali che portino valore nel territorio e il consolidamento della reputazione aziendale sono tra le finalità indicate dalle imprese che intraprendono questo tipo di percorso. Ma vanno considerati anche i numerosi benefici che coinvolgono i dipendenti, che sentono di fare qualcosa di utile per la comunità e accrescono la propria sintonia valoriale con l’azienda”.

Dunque se per le imprese tra le finalità dei programmi di volontariato d’impresa c’è anche una maggiore visibilità e reputazione aziendale (49%) e l’opportunità di avere una forza lavoro più motivata e coesa (47%), dal lato dei lavoratori la partecipazione a questo tipo di iniziative ha effetti benefici dal punto di vista del coinvolgimento (per il 60% degli intervistati),  del miglioramento del clima interno (49%), nonché della capacità di lavorare in squadra (38%).

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