Digitale, cliente, sostenibilità, connessione: le keyword del futuro dell’automotive

Proseguono i nostri approfondimenti sui comparti principali dell’economia italiana e sui trend di cambiamento in atto. È la volta dell’automotive, ne abbiamo parlato con Marco Bergossi, HR director di BMW Italia

Marco Bergossi HR director Bmw Italia

Automotive: secondo le elaborazioni dell’ANFIA, la filiera italiana è costituita da 5.767 aziende. Nel 2017 ha registrato un fatturato di 93 miliardi con 253.492 addetti (diretti e  indiretti). Come sta cambiando il settore? Ne abbiamo parlato con Marco Bergossi, HR Director di BMW Italia (5 società, 1.100 dipendenti, più di 200 dealer e service outlets, 85.600 vetture e 14.000 motociclette vendute nel 2017).

Quali sono i principali cambiamenti in atto nel settore automotive?
Oltre la macchina, cosa si acquista?

«A guidare il cambiamento saranno sempre più modelli di business incentrati sul cliente e sulle sue esigenze di mobilità sostenibile. L’automobile del futuro sarà connessa e si acquisterà sempre di più attraverso canali di vendita digitali. L’e-commerce, la connettività, i servizi, la guida autonoma, l’elettrificazione, sono solo alcuni dei segnali della trasformazione attualmente in corso nel settore automotive. Ecco perché recentemente il BMW Group ha avviato la costruzione di un centro per la guida autonoma, ha siglato partnership con global player come Intel e Mobileye, ha comprato l’azienda leader nelle soluzioni di parcheggio Parkmobile e ha acquisito Nokia Here per le mappe. E questo solo per fare alcuni esempi. Il Gruppo investe costantemente oltre il 5,5% del fatturato in ricerca e sviluppo e negli ultimi due anni ha portato questo valore verso il 6,5/6,6% per essere pronti ad affrontare le sfide future, in primis la mobilità elettrica».

Di quali competenze professionali ha più bisogno il settore?

«A livello di ricerca e sviluppo e di produzione direi in particolare di competenze tecniche, figure specializzate su tutta la parte software e servizi innovativi per offrire ai futuri clienti prodotti e un livello di servizi di assoluta eccellenza. Ma non solo. Più in generale, di persone con idee, capaci di innovare, curiose, versatili e preparate».

Che strategie avete per trattenere o attrarre talenti?

«Per attrarre i migliori talenti e farli crescere all’interno dell’azienda, in BMW Italia abbiamo definito una strategia HR chiara e consistente che tiene in considerazione i risultati delle indagini interne di soddisfazione, i trend di mercato, le strategie di casa madre e i valori del BMW Group (Responsabilità, Apprezzamento, Trasparenza, Fiducia, Apertura). La strategia è basata su alcuni importanti pilastri, quali l’attrattività sul mercato del lavoro, l’innovazione, la formazione, la diversità e l’inclusione, il coinvolgimento, la motivazione e il benessere dei collaboratori. Flessibilità dell’orario e del luogo di lavoro, uffici corredati di attrezzature confortevoli e tecnologie innovative, percorsi di carriera personalizzati, job rotation, corsi di formazione sulla digital transformation, l’innovazione e la leadership in contesti di volatilità e incertezza, attività di responsabilità sociale d’impresa, sono solo alcune delle iniziative che abbiamo sviluppato negli ultimi anni per attrarre e trattenere i nostri talenti. A conferma della bontà di queste iniziative BMW è dal 2014 è ai primi posti nella classifica delle aziende automotive di maggior interesse per gli universitari italiani (indagini Universum), è tra le aziende dove si lavora meglio in Italia (indagini Statista/Panorama) ed è riconosciuta come una dei migliori datori di lavoro in Italia (indagini Istituto Tedesco qualità e la Repubblica Affari e Finanza)».

Avete rapporti con il mondo scolastico ed universitario per la formazione delle competenze?

«Collaboriamo con diverse scuole e diverse università italiane. In BMW Italia abbiamo attivi programmi di alternanza scuola lavoro e apprendistato per giovani diplomati che vengono inseriti nelle due concessionarie di proprietà di Roma e Milano. In BMW Group Italia inseriamo ogni anno una cinquantina di tirocini all’anno, con percorsi formativi dedicati quali, ad esempio, “Stage 3.0” che sta riscuotendo un grande successo. Giusto per darle un dato, dall’inizio dell’anno il 30% dei nostri stagisti ha poi trovato un impiego all’interno di BMW».

Siete all’interno di un grande gruppo multinazionale, quali sono i vantaggi per la crescita dell’impresa e la gestione delle persone?

«BMW Group investe sul futuro non solo della mobilità sostenibile ma anche delle proprie persone. Strategie condivise, obiettivi e MBO, opportunità di carriera internazionali, progetti e corsi di formazione altamente qualificanti sia sulle hard che sulle soft skills sono solo alcuni esempi dell’attenzione che il Gruppo ripone nella gestione dei Collaboratori che sono l’asset più importante di un’azienda moderna e orientata al futuro».   

In generale, che giudizio dà del mondo della formazione (anche universitaria) rispetto alle competenze di cui ha bisogno il settore automotive?

«La formazione scolastica e universitaria è una buona base di partenza ma continua a essere importante il contatto diretto con il mondo del lavoro. Come detto in precedenza, un importante pilastro della nostra strategia HR è da sempre la formazione. Solo nell’ultimo anno sono stati erogati da BMW Italia più di 800 giorni di formazione per consentire quel processo di sviluppo dei talenti e delle competenze determinanti per giocare un ruolo da protagonisti sul mercato».

Il settore è determinante per l’economia italiana, lo sarà anche in futuro?
A che condizioni?

«In questi ultimi anni il settore e il suo indotto hanno assunto un importante ruolo di spinta propulsiva per l’economia italiana, guidato dai forti cambiamenti dei modelli di business e dagli investimenti nell’innovazione tecnologica volta anticipare i trend futuri e soddisfare le aspettative dei consumatori. Per permettere che il settore sia determinante per l’economia italiana anche nel futuro occorrono investimenti pubblici e privati in infrastrutture adeguate, quali ad esempio sistemi di ricarica per i veicoli elettrici e un contesto normativo, anche nel mondo del lavoro, più chiaro e una burocrazia più snella».

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