FAB working. Il paradigma della generazione YOLO: anche il lavoro deve essere flessibile, adattabile e bilanciato.

Sta nascendo una nuova modalità di lavoro, viene identificata con l’acronimo FAB e risponde alle necessità organizzative delle nuove generazioni. Ma il FAB working può essere veramente la soluzione ai problemi che stanno creando un profondo mismatch tra domanda e offerta come il Quiet Quitting e il Big Quit?

fab working

Si chiama FAB working e significa ‘flessibile’, ‘adattabile’ e ‘bilanciato’, aggettivi che caratterizzano il modo in cui i dipendenti svolgono le loro mansioni.
Nestlè in Italia ha deciso di implementare  questo modello organizzativo in via provvisoria nel 2022 e il CEO Marco Travaglia ha annunciato di volerlo mantenere perché particolarmente gradito: infatti, da circa l’80% dei dipendenti è considerato vantaggioso grazie al migliore bilanciamento fra vita privata e vita professionale.

Che cos’è il Fab Working e a chi piace

Nella sostanza, il FAB working permette ad ogni gruppo di lavoro di svolgere le proprie attività, in base ai propri bisogni, ai compiti e agli obiettivi da raggiungere. In questo modo il lavoro in presenza e quello da remoto diventano davvero due aspetti complementari dell’attività lavorativa di ciascuna persona: nel primo caso, si progetta, si discute, si condivide, si fa team building, nel secondo si procede con il lavoro individuale.

Grazie alla sua estrema flessibilità, il Fab Working può essere eventualmente ripensato di volta in volta in base alle esigenze. Si tratta di un modello che valorizza, quindi, la cultura della performance, dando sempre maggiore importanza alla prestazione lavorativa di ognuno, e permettendo all’azienda stessa di adattare il lavoro alle necessità delle persone. 

La responsabilizzazione ai risultati è il punto cruciale di questo modello, molto apprezzato da quasi tutti i lavoratori e soprattutto dalla popolazione più giovane – tra i 20 e 29 anni –  e dalle donne che lo trovano maggiormente rispondente alle necessità di work-life balance.

Il caso del Gruppo Nestlé in Italia

«Noi di Nestlé siamo convinti che il Fab Working costituisca un importante strumento di modernizzazione organizzativa, in grado di generare valore sia per l’impresa che per i singoli individui – le parole di Marco Travaglia ad Adnkronos – È dimostrato, infatti, che a un miglior work-life balance e a un generale senso di benessere dei dipendenti, si associa un deciso miglioramento nell’efficienza ed efficacia delle prestazioni. Il Fab Working rappresenta dunque una soluzione in grado di dare benefici sia alle persone che al business». 

Inoltre «investire in un modello di lavoro innovativo significa promuovere una cultura che valorizza le performance e che propone all’individuo una più forte autonomia e responsabilizzazione sui risultati, creando un ambiente basato sulla fiducia», aggiunge Travaglio. 

Il Fab Working è regolamentato da un accordo sottoscritto il 18 marzo dello scorso anno dall’azienda con le segreterie nazionali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, garantisce, tra l’altro, il diritto alla disconnessione e stabilisce norme di comportamento specifiche, a tutela della salute e della sicurezza delle persone che operano da remoto. In tal modo, il modello lavorativo ibrido consolidatosi nell’esperienza del Fab Working può proseguire ed essere applicato anche dopo la fine dello Smart Working semplificato, prorogato dalla legge sino a dicembre dello scorso anno.

 

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