L’impresa che attrae è quella che ha una reputazione

La classifica redatta del Reputation Institute: al top in Italia ci sono Ferrari e Brembo. Nel mondo i datori di lavoro più ambiti sono quelli che esprimono valori progressisti, mettono al centro la sostenibilità e l’etica di impresa. Lo stipendio non è l’unico fattore che determina la scelta lavorativa dei talenti

L'impresa che attrae i talenti

La notorietà? Si, va bene… La vera merce buona nell’era dell’overload informativo è la reputazione, è quella che fa la differenza, anche per le imprese, anche sul mercato. Se bisogna combattere la war of talent, meglio crearsi una buona reputazione.

 

La classifica

Reputation Institute,  ogni anno, elabora decine di classifiche sulle imprese di tutto il mondo, collegate al tema della reputazione. Questa citata nell’articolo è data dalla risposta ad una domanda semplice: in quale impresa vorresti lavorare? La classifica è frutto di una survey su 23 mila persone. Al primo posto c’è, ca va sans dire,  Ferrari. Il Cavallino non è solo il brand italiano più noto al mondo, quello di maggior valore. È anche un brand che gode di elevata reputazione. Segue, in un secondo posto molto meno scontato, Brembo. Per quanto riguarda il resto della classifica, nella top ten si piazzano Ferrero, Rolex, Gucci, Takeda, Mastercard, Tod’s, Apple, Campari, Google, Lego, BMW, Armani, Gsk, Ferragamo, Versace, Oracle, Menarini. Chi cerca lavoro si orienta prevalentemente verso settori ad alta innovazione, con eccellenze dal punto di vista qualitativo, della sostenibilità e con buone prospettive di crescita.

 

I talenti

Dall’analisi emerge con chiarezza che la reputazione è uno dei principali fattori di attrazione. «La correlazione è diretta e forte – sottolinea, in una dichiarazione al Corriere della Sera,  Fabio Ventoruzzo, vice president e consulting director di Reputation Institutepiù della semplice retribuzione, nella selezione del posto di lavoro ritenuto migliore pesano l’alta qualità e l’innovazione nei prodotti, le prospettive di crescita e la sostenibilità nei termini di produzione di risultati per la collettività, di un’influenza positiva sulla società».

 

Nel mondo

Nella top ten dei datori di lavoro “most reputable” non c’è nessun italiano. La classifica, pubblicata lo scorso novembre, è questa (in ordine alfabetico, non c’è ordine di merito): 3M, BMW, Bosch, Canon, Google, Intel, LEGO Group, Microsoft, Netflix, The Walt Disney Company. L’analisi è stata condotta su 230 mila persone e il concetto di reputazione è sempre più importante: «L’agenda di quello che serve per essere un ottimo datore di lavoro sta rapidamente cambiando – ha dichiarato Michele Tesoro-Tess, vicepresidente esecutivo e Market Leader di Reputation InstitutePer essere un datore di lavoro rilevante e attrattivo, oggi bisogna essere un’azienda progressista, con una coscienza morale».

Ma non solo. I risultati degli studi dell’Istituto indicano che per diventare un’azienda Employer of Choice è necessario essere progressisti in modo sostenibile, creare una narrazione convincente per esprimere i propri valori culturali, sfruttando il CEO per umanizzare la società. Per rimanere un Employer of Choice, le aziende devono continuare ad agire in modo etico.

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