Non Profit HR Trend 2022, nuovi bisogni e priorità per gli HR del terzo settore

Come evolvono le HR nel terzo settore e quali sono i nuovi bisogni e le priorità? La ricerca “Non profit Hr Trend 2022” di Job4good ha esplorato le tendenze di sviluppo per il prossimo futuro dei manager HR delle organizzazioni senza scopo di lucro, sui temi del recruitment, employer engagement, performance management, learning & development, compensation & benefit, HR analytics e HR Tech.

non profit HR Trend

Se già la trasformazione digitale aveva innescato un cambiamento nel mondo HR in generale, l’avvento della pandemia ha velocizzato il processo portando i manager HR non profit a ridefinire le loro strategie di sviluppo organizzativo, all’insegna di una sempre maggior dinamicità. La ricerca condotta da Job4good – società che dal 2016 si occupa di matching lavorativo online a supporto delle organizzazioni non profit del terzo settore – ha indagato le principali aree operative del settore delle Risorse Umane individuando le nuove priorità e i nuovi bisogni che caratterizzano il settore nel momento storico attuale.

Il profilo degli intervistati

Eterogeneo e ricco è il parterre dei 67 enti che Job4good ha coinvolto nell’indagine, il 22% dei quali appartiene al settore sanitario o della ricerca scientifica, il 14% al campo della cooperazione internazionale, il 12% al mondo dell’infanzia e il 10% si dedica a natura e ambiente, mentre in percentuali più esigue sono presenti anche organizzazioni che si occupano di disabilità, migranti, sport, tutela dei diritti umani, emarginazione, reinserimento lavorativo, assistenza sociale, innovazione sociale, formazione, terza età e spreco alimentare.

Il campione che ha partecipato all’indagine risulta eterogeneo anche dal punto di vista delle dimensioni delle diverse organizzazioni: il 30,6% (la maggioranza quindi) ha un numero di dipendenti compreso tra 101 e 500, seguito dal 22,4% che invece ha da 50 a 100 dipendenti mentre il 20,4% conta tra gli 11 e i 50 dipendenti e il 10,2% meno di 10; solo il 2,1%, infine, ha più di 500 dipendenti.

Interessante è anche la composizione dello staff HR delle organizzazioni intervistate, il cui 35% ha dichiarato di avere un team strutturato in tutte le aree di riferimento – incluso il talent management – con più di due dipendenti mentre il 40% non ha un team strutturato e il dipartimento HR si occupa principalmente di contrattualistica e amministrazione e il 22% ha invece una struttura ridotta, di uno o due addetti al massimo, dove tutti si occupano di tutto.

Le priorità di sviluppo

Il primo obiettivo che è emerso come prioritario dall’indagine di Job4good è il miglioramento della cultura organizzativa e l’aumento del coinvolgimento dei dipendenti (43%), seguito a ruota dallo sviluppo di strategie per il recruitment (17%), dalla formazione e dalle attività di performance management (entrambe al 12%), mentre secondari sono apparsi l’HR analytics (8%), i benefit (4%) e l’implementazione di tecnologie dedicate all’HR (4%).

Per quanto riguarda invece la seconda priorità, guida la classifica la formazione (24%) mentre employer engagement e performance management sono al secondo posto a pari merito (20%), seguiti da talent acquisition (17%); ancora una volta, benefit (9%), HR analytics (6%) ed HR tech (4%) sono apparsi secondari.

Le priorità in dettaglio

Partiamo dalle strategie di talent acquisition, che dividono letteralmente il campione degli intervistati: il 53,1%, infatti, ha dichiarato che tali attività non rientrano nelle priorità per il 2022, a differenza del restante 46,9%, per il quale fanno invece parte delle priorità, soprattutto sotto forma di investimenti in employer branding (30,6%), assunzione di nuovo personale (26,5%) e ampliamento dello staff di recruitment (18,4%). Per quanto riguarda invece l’employer engagement, i risultati sono più omogenei, con quasi il 70% (69,4% per l’esattezza) degli intervistati che mette un maggior coinvolgimento del personale nei processi decisionali tra le priorità. Sale invece a 71,4 la percentuale di chi ha dichiarato che il performance management è tra le priorità del 2022 per la propria organizzazione, con un 49% che ha previsto qualche azione dedicata al miglioramento dell’attuale sistema di gestione e valutazione delle performance dello staff e un 44,9% che sta lavorando all’introduzione di un sistema che incoraggi il feedback continuo e immediato tra i colleghi e con i manager. Sale ancora la percentuale per un altro ambito HR, quello del learning & development, prioritario per il 75,5% degli intervistati, con la volontà di investire in formazione del personale nel 2022, sia cercando di aumentare il budget dedicato (20%), sia ricorrendo a fondi interprofessionali per aumentare le opportunità di formazione dello staff (51%); sviluppo della leadership e coaching sono tra i programmi maggiormente presi in considerazione.

Per quanto concerne invece l’ambito del compensation & benefit – prioritario per il 26,5% degli intervistati –, lo smart working risulta il principale strumento utilizzato, con il 30,6% degli enti intervistati che ha dichiarato di volerlo implementare nel 2022; la modifica del sistema retributivo vigente è invece l’azione che prevede di intraprendere il 26,5% degli enti, seguito dall’introduzione di un sistema di welfare (20,4%). Fanalini di coda tra le priorità degli HR department delle organizzazioni senza scopo di lucro rimangono sia l’analisi dei dati – il cosiddetto “people analytics” – che vede un 46,9% del campione dichiarare che non è prevista nessuna azione in merito per il 2022, sia l’innovazione tecnologica dei processi HR, prioritaria solo per il 42,9% dei partecipanti alla ricerca; nello specifico, sono l’ambito della formazione (24,5%) e quello del recruitment (16,3%) i processi che potrebbero essere maggiormente coinvolti dall’implementazione di un sistema tecnologico nuovo.

Infine, un ultimo dato è degno di nota: il 36,7% degli intervistati vede nel numero limitato di risorse umane del proprio team HR il principale ostacolo al raggiungimento delle priorità prefissate, mentre per il 30,6% l’ostacolo preponderante è rappresentato dalle ridotte risorse economiche da dedicare ai progetti HR; per il 18,4%, invece, è la cultura organizzativa ancora poco attenta allo sviluppo e al benessere delle persone il deterrente e per il 10,2% la “colpa” è della leadership dell’organizzazione, che non ritiene prioritario lavorare sul talent management.

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