Salute e sicurezza: le proposte del tavolo di lavoro

Dopo due giorni intensi di incontri e confronti svoltisi a fine novembre a Firenze – nell’ambito di ORU-Officina Risorse Umane – che hanno visto la partecipazione di circa 80 responsabili HR di realtà aziendali provenienti da settori differenti, insieme a referenti istituzionali, rappresentanti del Governo, opinion leader ed esperti divisi in otto tavoli di lavoro altamente qualificati – a ciascuno dei quali era dedicato a una tematica cruciale legata al mondo del lavoro – è emersa una serie di proposte concrete che sono state poi presentate all’intera assemblea nella plenaria di chiusura dei lavori e che daranno vita a un documento che verrà inviato al ministro del Lavoro. In otto articoli differenti, vi illustriamo le premesse e le proposte elaborate da ogni tavolo.

I primi sette mesi dello scorso anno, hanno fatto tristemente guadagnare al 2022 il titolo di annus horribilis degli infortuni sul lavoro: +41,1%, secondo i dati Inail. Certo, parte dell’impennata è dovuta al parziale fermo delle attività del 2021, ma il tema della sicurezza sul lavoro rimane vitale per il mondo HR e si connota di nuovi elementi. Non più solo sicurezza fisica, infatti il focus salute deve essere anche sul benessere psicologico e mentale del lavoratore, due parametri che hanno un impatto rilevante sulla produttività aziendale e sul concetto di responsabilità sociale d’impresa in senso più ampio, superando i confini delle sole comunità aziendali per toccare l’intero territorio in cui l’impresa è inserita, aprendo così la strada per una gestione sempre più integrata e multidisciplinare.

Sicurezza e benessere

Il tavolo di lavoro, coordinato da Emanuele Aloise, Corporate Solution manager di Fitprime, ha scelto come punto di partenza la realtà odierna e la necessità di “uscire” dal modello attuale di “salute e sicurezza”, adottando un sistema multidisciplinare incentrato sulla persona, che focalizzi imprescindibilmente l’attenzione sul benessere psicofisico e relazionale del lavoratore.

A monte, si rende, però, necessario far acquisire al lavoratore stesso la consapevolezza individuale in materia di salute e sicurezza anche “educandolo” all’importanza del benessere psicofisico (tra i temi principali figurano sicuramente la cura dell’alimentazione e l’importanza delle pause lavorative).

Nel corso della discussione sono state messe a fattor comune le esperienze di alcune realtà virtuose in cui all’interno dell’organizzazione aziendale vi sono figure professionali di supporto quali psicologi, la cui mission è quella di migliorare il benessere psicofisico dei lavoratori; è apparso inoltre utile poter condividere con i lavoratori esperienze e best practice, diffondendo in azienda procedure efficaci ed introducendo anche una serie di “disciplinari di sicurezza” (come quello che il datore di lavoro si è trovato ad attuare durante pandemia), ovviamente contestualizzati rispetto alle dimensioni aziendali.

Si è altresì rilevata l’importanza dei finanziamenti in materia di sicurezza sul lavoro e della creazione di una rete di comunicazione con istituti preposti – prevedendo un approccio più consulenziale e di coordinamento e meno sanzionatorio –, al fine di tutelare e garantire il benessere psicofisico e relazionale del lavoratore.

Infine, la discussione si è focalizzata sull’esigenza di una disciplina dettagliata in materia di smart working per colmare le lacune della Legge del 81/2017: sul luogo e sugli strumenti di lavoro, infatti, le aziende sono esposte al rischio di violazione della normativa sulla salute e sicurezza.

Le proposte nel dettaglio

Nel corso dei lavori è stato proposto di adottare un sistema che preveda erogazioni di incentivi dedicati specificatamente alla cura e al benessere del lavoratore e si è proposta anche la possibilità di introdurre nuove forme assicurative in materia di salute e soprattutto di prevenzione. Nel dettaglio, il documento programmatico da presentare la Legislatore prevede tre proposte.

La prima chiede di individuare una serie di strumenti e procedure che rendano possibile la condivisione – sia all’interno dell’azienda, ma anche a livello nazionale – dei protocolli e dei programmi in materia di salute, sicurezza e benessere, rendendo al contempo efficace la comunicazione a tutti gli interessati, magari con l’utilizzo di un osservatorio (per esempio quello utilizzato da Agenas).

Sotto il profilo dell’adeguamento legislativo e dell’approccio degli enti preposti al controllo, la proposta del tavolo di lavoro chiede di modificare la normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro che tenga conto del contesto storico e dell’evoluzione organizzativa e tecnologica, per esempio attribuendo agli Enti preposti non solo un ruolo di verifica del rispetto della normativa ma anche una funzione di consulenza e di collaborazione con il datore di lavoro per garantire e tutelare il benessere psicofisico del lavoratore. L’adeguamento dovrebbe riguardare anche gli sgravi fiscali e gli incentivi in materia di formazione e la possibilità di stipulare con gli Enti preposti convenzioni analoghe a quelle esistenti in materia di collocamento obbligatorio.

Infine, sotto il profilo dell’evoluzione del concetto di salute e sicurezza, il documento programmatico suggerisce di ampliare l’obbligo di autotutela del lavoratore, di favorire la formazione e i programmi per il benessere della persona – eventualmente anche tramite voucher per i lavoratori, di sviluppare una collaborazione con gli enti preposti al fine di diffondere in azienda la cultura del benessere psicofisico.

Il commento del coordinatore

«Sono necessari una revisione e un ampliamento del concetto di sicurezza sul lavoro, che va considerata non più solo come incolumità e gestione della malattia del lavoratore, ma va integrata con il concetto olistico di benessere psicofisico, mettendo al centro la persona. È altresì fondamentale diffondere però la consapevolezza e la cultura del benessere, che deve diventare una responsabilità individuale di autotutela, supportata da una più attenta percezione del rischio e da una definizione più chiara degli obblighi del lavoratore.

La legge in materia è datata e necessita di un adeguamento, che faccia leva soprattutto sul rinnovato ruolo degli enti preposti: da meri organismi sanzionatori e di controllo, dovrebbero, infatti, diventare veri consulenti delle aziende e fare rete con queste ultime per migliorare il benessere psicofisico delle persone. Infine, sono necessarie misure che pongano davvero al centro le persone, come incentivi e sgravi fiscali per la formazione e iniziative che, sia nelle grandi realtà sia nelle PMI, consentano alle aziende di porre il focus su temi a oggi non ancora prioritari come la salute psicologica e relazionale delle persone» ha affermato Emanuele Aloise.

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