Software e hardware per le risorse umane, un mercato da 500 milioni di euro

A fotografare il settore è l’Osservatorio italiano delle tecnologie per le risorse umane, promosso da In-recruiting. Sono 49 le aziende attive, concentrate soprattutto tra Milano e Torino, e per la maggior parte sono nate dopo il 2011. Ancora pochi gli investimenti

software e hardware per risorse umane

Si scrive HR Tech, si legge tecnologie al servizio delle risorse umane.

Software e hardware specificatamente studiati per gestire nuove parti del processo HR o affiancarne di esistenti: dalle classiche applicazioni di gestione e formazione del personale (Human resources management e Learning management system), alle piattaforme digitali per il training fino agli strumenti a supporto del recruiting dei talenti (Applicant tracking system, Job board, servizi di recruiting online).

Un settore giovane, che a livello globale sta crescendo vertiginosamente, in particolare negli Stati Uniti, nel Nord Europa e in Asia, e che in Italia vale 500 milioni di euro.

A fornire questa stima è il primo Osservatorio italiano delle tecnologie per il settore delle risorse umane, promosso da In-recruiting, azienda del gruppo torinese Intervieweb attiva nel campo delle soluzioni software per la ricerca e la selezione del personale. Scopo dell’indagine è fornire al mercato, prevalentemente alle aziende (ossia ai clienti finali interessati ad acquistare tecnologie in ambito Digital HR), una mappatura dei player italiani che operano nel settore dell’HR Tech e quindi favorire la scelta di fornitori italiani piuttosto che stranieri.

La ricerca ha individuato 49 aziende attive nel campo delle tecnologie per le risorse umane e ha evidenziato come il 55% dei provider siano basati tra Milano e Torino e come il 60% circa sia nato dopo il 2011 (il 18% riporta come anno di costituzione il 2017). Dati che, secondo Matteo Cocciardo, founder e Ceo di In-recruiting, che ha guidato il gruppo di lavoro dell’Osservatorio, confermano una certa propensione italiana a innovare in materia di risorse umane, anche se il livello degli investimenti raccolti dalle startup attive è per il momento ancora basso: solo una su quattro, infatti, ha dichiarato di aver ricevuto finanziamenti da fondi di venture capital e nel 60% dei casi l’iniezione di nuovi capitali non ha comunque superato i 500 mila euro. Briciole rispetto ai 2 miliardi di investimenti che il settore è riuscito ad attrarre a livello globale nel 2016, secondo la stima più recente fornita da Bersin.

L’Italia, rispetto a questa dinamica di sviluppo, sta lentamente cercando di recuperare terreno. In questi ultimi due anni, sottolinea il report, la situazione è cambiata profondamente, mostrando molta più attenzione alla componente tecnologica delle Hr. Questo nuovo approccio è stato influenzato anche in termini normativi, per esempio con l’entrata in vigore del nuovo Regolamento Europeo sulla Privacy (il cosiddetto Gdpr) che impatta anche sul trattamento dei dati personali di candidati e dipendenti e ha obbligato tutte le aziende (anche quelle piccole e medie) ad accelerare sulla digitalizzazione delle procedure.

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