Sostenibilità e mobilità aziendale, tra smartworking e trasporto sostenibile

Qual è l’impatto della sostenibilità sulle persone quando si parla di acquisition e retention? Quale impatto ha la mobilità aziendale nelle scelte dei dipendenti? Sempre più spesso le nuove generazioni orientano la scelta del posto di lavoro in base agli obiettivi ESG delle aziende. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Pone, senior b2b sales manager di FreeNow for Business.

Giuseppe Pone

È ormai un dato di fatto che oggi le nuove generazioni scelgano il proprio posto di lavoro in base agli obiettivi dell’azienda, ai suoi ESG: in questo processo la funzione dell’Hr nell’indirizzare le scelte strategiche aziendali è fondamentale, proprio per attrarre e – soprattutto – trattenere i nuovi talenti.  

«Secondo uno studio di KPMG – afferma Giuseppe Pone, senior b2b sales manager di FreeNow for Business, piattaforma per la gestione globale della mobilità aziendale –, per l’82% per cento degli intervistati è importante che l’azienda allinei i propri valori ai valori personali del dipendente e ben il 20% di queste persone rinuncia a un’offerta di lavoro se crede che l’azienda in esame non sia sostenibile. Per quanto concerne le nuove generazioni, poi, per il 77% della Gen Z – ovvero i nati dopo il 1995, che nel 2025 saranno tutti gli under 30, quasi il 30% della forza lavoro, ndr – la sostenibilità è un valore determinante nella scelta di un nuovo posto di lavoro: recruiter e HR non possono non tenerne conto». 

Mobilità sostenibile, un valore da condividere. Uno degli ambiti nel quale l’azienda si “gioca” la reputazione di sostenibilità, è sicuramente quello della mobilità, ma cosa può fare davvero un’organizzazione per fare la differenza? 

«Il modo per rendere la mobilità più sostenibile è… muoversi di meno! Può sembrare un’ovvietà ma lo smart working ha un impatto importante e contribuisce a ridurre il numero di persone e di veicoli in circolazione: diminuiscono così le immissioni inquinanti e aumenta la vivibilità delle città – continua Pone –. Il fil rouge rimane sempre quello di ridurre il numero di veicoli privati e qualsiasi iniziativa che vada in questa direzione è un’azione che l’HR può fare sia per raggiungere gli obiettivi ESG prefissati sia per comunicarli direttamente ai propri dipendenti e dare loro la possibilità di contribuire: se vieni a lavorare con me, tra smart working e trasporto sostenibile casa-lavoro non emetti CO2.  

Tuttavia, può risultare complicato abbinare il car pooling allo smart working: per questo noi diamo la possibilità alle aziende di fornire un budget di mobilità al proprio dipendente, che può utilizzare i mezzi pubblici o i mezzi sharing, le ricariche elettriche, i treni, insomma qualsiasi forma di spostamento poco impattante». 

Dal centro alla periferia 

Nelle grandi città, però, gli spostamenti sono – apparentemente – più complicati e non si può pensare di fare solo smart working per non perdere le relazioni interpersonali – che hanno un grandissimo valore sia per la persona sia per i risultati che deve raggiungere –: ci vuole allora un lavoro di squadra con le amministrazioni, le imprese e i soggetti fornitori di soluzioni per la mobilità, che devono facilitare proprio l’adozione di decisioni davvero sostenibili perché l’azienda può impegnarsi, regalare tessere e abbonamenti, ma se non c’è un’infrastruttura diventa difficile superare certi problemi strutturali:  

«Se parliamo di mobilità elettrica, sia privata sia condivisa, mi viene subito da pensare alle colonnine, che in Italia, dal 2019 a oggi, sono triplicate, passando da diecimila a trentamila» ribatte Pone, che prosegue:  

«A livello di infrastrutture generiche, ovvero trasporto pubblico di linea e non, car sharing e così via, proprio nelle città le strutture in condivisione per la mobilità riescono a dare il meglio: la sfida per il futuro è invece quella di portare la mobilità condivisa anche nelle aree suburbane, dove il mezzo in sharing può giustificare meno l’investimento – in realtà i nostri partner di mezzi in sharing stanno allargando sempre di più la loro area di servizio –: è un percorso fondamentale e che si sta già facendo» conclude Giuseppe Pone. 

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