5 riflessioni sul coaching: “interpretare è dare senso”

Opere d’arte ed esseri umani, opere d’arte e coaching: SCOA-The School of Coaching ci fornisce 5 riflessioni sul coaching nate dall’esperienza dell’incontro con l’arte. Sentire permette di agire e le opere d’arte amplificano le nostre percezioni: di questo si parlerà anche a Venezia durante l’workshop “Sento dunque posso”

coaching

Del potere suggestivo dell’arte se ne parla comunemente, ma come questo potere possa indurre a riflessioni sul coaching è un po’ meno consueto.

Opere d’arte ed esseri umani, opere d’arte e coaching…..Con una certa abusata retorica potremmo affermare che ogni uomo è un’opera d’arte, ma sappiamo che “un’idea un concetto un’idea finché resta un’idea è soltanto un’astrazione” come direbbe Gaber.

Allora torniamo alle opere d’arte e cerchiamo di capire come realmente si possono congiungere quegli elementi, che in certi momenti possono sembrare magnifici opposti.

In tale  riflessione ci viene in soccorso l’articolo di Emilio Rago,“Perché un coach deve andare a Venezia?”?Lezioni di coaching dall’arte contemporanea”  pubblicato sul Blog di Performant By Scoa.

L’occasione è data dalla visita a La Biennale di Venezia, dove il 13 ottobre SCOA – The School of Coaching sarà presente con il suo work shop “Sento dunque posso” in  collaborazione con i-AMFoundation.

Nell’aggirarsi tra le varie opere il responsabile scientifico di SCOA – The School of Coaching, non può fare a meno di raffrontare l’esperienza che comunemente si vive ammirando le opere d’arte e quanto accade quando il coach incontra il coachee.

Soprattutto l’arte contemporanea trasmette emozioni che non necessariamente hanno a che fare con la bellezza ed il piacere, non sono di facile ed immediata fruizione, frugano dentro chi le osserva in maniera insospettabilmente potente….così è spesso anche con il coachee.

I pensieri che scaturiscono da questa esperienza danno conto della straordinaria possibilità che le opere d’arte offrono al mondo del coaching.

 

Le 5 riflessioni sul coaching

Sono sufficienti le 5 riflessioni di Emilio Rago che si snodano lungo l’incontro con questo altro di materia così simile a quello di carne, pensieri ed emozioni per darcene la misura.

  1. “I nostri coachee rappresentano la vera “arte viva”. Tante opere d’arte della creazione, persone uniche e irripetibili, con limiti umani, ma anche con talenti nascosti da valorizzare”.
  1. “Per entrare in relazione con il coachee, come con una stravagante installazione contemporanea, occorre innanzitutto disporsi in uno stato d’ascolto, distaccarsi dai pensieri, respirare e rilassarsi, fare silenzio e spazio dentro sé”.
  1. “Nella relazione con il proprio cliente, ogni coach deve essere educato all’ascolto e all’emozionalità, ossia deve ascoltare l’Altro con il cuore e con la mente, sempre integrati tra loro”.
  1. “Come nell’arte contemporanea, anche nel coaching, per entrare in relazione con il cliente, bisogna, innanzitutto, rispettare il suo modo d’essere, il suo stile personale, i suoi valori e le sue credenze, aprendosi con flessibilità a modi diversi di vedere la realtà e di vivere la vita”.
  1. “Ogni cliente è un complesso mondo a sé, con linguaggi, codici, e significati propri. Il coach ha l’obbligo (e il piacere), ogni volta, di fare la conoscenza del suo cliente e di imparare a riconoscere significanti (parole, gesti, esteriorità) e significati specifici, per poter offrire il suo accompagnamento professionale”.

Ascolto, accettazione, flessibilità, empatia corredano queste 5 riflessioni sul coaching e ci riconsegnano un ulteriore apprendimento: il coach è strumento del suo operare e come tale ha il “dovere e il piacere” di affinarsi nella sublime arte dell’incontro con l’altro…arte e altro: quasi un anagramma.

Vai al  calendario dei corsi di Business di Caoching di SCOA-The School of Coaching

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