World Mental Health Day 2025: le aziende italiane alla prova del benessere mentale
La Giornata mondiale della salute mentale ricorda alle aziende che il benessere psicologico non è più opzionale. Per HR e manager significa anche adottare strumenti concreti come sportelli di ascolto, programmi EAP, soluzioni digitali e formazione dei leader

Il report 2025 dell’Inail sulle malattie psichiche legate al lavoro in Italia parla di quasi 2.047 denunce nel quinquennio 2019-2023: la maggior parte di esse riguardano disturbi dell’adattamento (850), dell’umore (351) e problemi di ansia (295). L’Inail ha riconosciuto appena il 7% di questi casi, ma ciò che emerge con chiarezza dal documento è una costante crescita del problema nel corso dell’ultima quindicina d’anni, con un picco legato alla pandemia da Covid-19.
Le aziende non possono trascurare il fenomeno, che ha acquisito una forte eco sociale e mediatica: i dati a disposizione parlano non più di casi singoli, ma di una situazione collettiva, che richiede la massima attenzione. Già nel 1992, in realtà, venne istituito una Giornata mondiale della salute mentale, promosso dall’Oms: ogni 10 ottobre fioccano iniziative a sostegno e a tutela della salute mentale, anche dal punto di vista aziendale. L’aspetto più importante, però, resta la sensibilizzazione e l’informazione: sempre più aziende si stanno dotando di strumenti per salvaguardare il benessere psicologico dei dipendenti.
Gli strumenti a disposizione delle aziende
Nelle organizzazioni la prima linea di intervento sono gli sportelli di ascolto psicologico. Nella maggior parte dei casi – e in quelli più virtuosi – gli accessi sono confidenziali e gratuiti per il dipendente. Soprattutto, vi prendono parte professionisti esterni, per garantire al meglio l’indipendenza dal datore di lavoro. Gli sportelli permettono di intercettare precocemente le situazioni di disagio, fornendo un aiuto immediato per gestire stress, ansia o difficoltà personali che, prima di ogni cosa, si ripercuotono sulla vita privata e, di riflesso, sulla performance lavorativa.
Quello degli sportelli psicologici, però, è una realtà che fatica a prendere piede: un rapporto del 2023 di Bva Doxa, commissionato da Mindwork, ha evidenziato che due aziende su tre (67%) non offrono alcun servizio di questo tipo. Un ulteriore passo in avanti è costituito dai programmi EAP (Employee Assistance Program), che al supporto psicologico integrano anche consulenza legale, assistenza finanziaria e orientamento per la gestione di problematiche familiari. Gli EAP forniscono tutta una serie di risorse, di supporto e di servizi per poter affrontare problemi di vario tipo, dall’abuso di sostanze, a problemi finanziari, coniugali o, più comunemente, per gestire situazioni di crisi o di lutto.
Una soluzione più accessibile e, entro certi limiti, più di stampo “home-made” sono le numerose applicazioni e piattaforme digitali: dalle app di meditazione alla terapia online, i dipendenti possono utilizzare questi servizi anche in autonomia e in aggiunta alla consultazione di uno psicologo o di uno psicoterapeuta “tradizionale”. La sinergia dei due approcci, infatti, consente di raggiungere risultati persino più stabili.
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La formazione dei leader
Tornando al contesto aziendale, resta però un nodo critico: anche se i manager e i leader dovrebbero essere i primi a intercettare i vari segnali di disagio, spesso non possiedono le competenze per gestirli, ma è ormai chiaro che non si può improvvisare: si rischia di non raggiungere alcun beneficio o persino di rendere la crisi più acuta.
È il motivo per cui si sta diffondendo la necessità di formare adeguatamente i leader, tramite corsi sulla rilevazione precoce dello stress, sulle tecniche di comunicazione empatica e sulla gestione dei conflitti, tra i tanti. I manager non sono – né devono esserlo – terapeuti, ma è importante che diventino consapevoli delle dinamiche che impattano performance e benessere generale dei dipendenti.
Il problema, però, è in molti casi a monte: nella cultura lavorativa italiana resiste ancora un certo pregiudizio sulla fragilità mentale, che talvolta viene equiparata a inadeguatezza professionale.
È anche per questo che esistono ricorrenze come il World Mental Health Day: far capire quanto i disagi e i problemi legati a stress, ansia e depressione siano ormai sempre più diffusi e che ignorare il problema non giova né ai dipendenti né, di riflesso, all’azienda stessa. Sono diversi, infatti, gli studi che hanno mostrato quanto una cultura aziendale positiva, attenta al benessere di chi ci lavora, abbia un considerevole impatto anche sulla performance generale e, quindi, sui profitti.