Aiuto, il mio capo vuole fare Coaching!

Negli ultimi vent’anni il Coaching ha avuto una rapida diffusione. Ma non sempre si sa di che cosa si tratta. Facciamo un po’ di chiarezza: il Business Coaching da dove arriva? In cosa consiste e perché farlo? Ce lo racconta Roberto Degli Esposti, Executive Business Coach e Managing partner di Performant by SCOA.

|| A cura di Performant

È nel corso degli anni ‘70 che si è messo a punto quello che oggi consideriamo il Coaching e più specificatamente il Business Coaching. John Whitmore, Tim Gallwey e poi Marshall Goldsmith e David Clutterbuck sono i nomi più noti tra quelli che hanno determinato prima la definizione, poi lo sviluppo metodologico e pratico di questa disciplina. In Italia, le prime pratiche sono arrivate già a metà degli anni ‘90 con, tra gli altri, Gianfranco Goeta, che possiamo infatti considerare tra i pionieri nostrani della disciplina. Ma il Coaching prende piede soprattutto dopo il 2000, trovando applicazioni sempre più frequenti nelle aziende e in molte altre organizzazioni.

La conoscenza del Coaching – e in particolare del Business Coaching – non è però così approfondita, come del resto la comprensione dei principi su cui si basa, delle finalità, dei benefici che può apportare e delle caratteristiche distintive. Tant’è che che in molte Direzioni HR si sentono volare a mezza altezza riflessioni come questa:

“Aiuto, adesso anche il Coaching dobbiamo fare? Non era previsto nell’HR Strategic Plan, non è a budget, eppure niente: arriva questo e dice che dove lavorava era una prassi consolidata, che lui l’ha fatto, e che insomma va messo a disposizione. Eppure le risorse chiave hanno già la formazione, hanno un piano di sviluppo, hanno programmi di performance management, hanno attività di engagement…  adesso anche il Coaching! Che poi a cosa serve veramente? Se cerchi online mica si capisce…”

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In effetti non è sempre facile capire ciò che differenzia il Business Coaching dalle altre discipline. E, in particolare, non è sempre immediatamente chiaro quale valore distintivo questa pratica metta a disposizione della persona, della sua crescita e di conseguenza dell’organizzazione.

Il Business Coaching si occupa del “come”. Come ci si relaziona con gli altri e con se stessi; come si affrontano i problemi e come si impara da essi, sia da quelli risolti, sia da quelli che invece non si sono risolti affatto. Ancora, il Business Coaching si occupa di come si sviluppano nuove idee e di come le si possono realizzare. Come si migliora la comunicazione con il proprio capo, con i propri collaboratori, con i propri colleghi. Come si ascolta. Come ci si ascolta. Come fare in modo che da questo ascolto nasca una consapevolezza che aiuti a mettere in campo comportamenti più efficaci, più idonei, più mirati, più intenzionali. Come.

Chi ha avuto l’opportunità di lavorare con persone davvero fuori dal comune – e questa è la più grande delle fortune che mi sia capitata nella mia vita manageriale e imprenditoriale – ha visto, come ho visto io, che nessun indicatore di genere, di scolarità, di seniority, di ceto, di cultura, di valori, di origine, si correla con l’eccellenza dei più brillanti, di quelli che fanno la differenza. L’unica cosa semplice, plastica, evidente che li distingue è sempre e solo come si comportano, come dicono le cose che hanno da dire, come le dicono diversamente a seconda delle persone con cui parlano, come chiedono, come ascoltano. È sempre e solo il ‘come’.

Il come fa la differenza. Il Business Coaching è la metodologia dedicata ad abilitare il come. A rendere consapevoli le persone del come fanno le cose che fanno. Il Business Coach offre un’osservazione esterna, uno stimolo di riflessione, dona l’opportunità di mettersi in discussione e quindi di crescere. Il Business Coaching individuale è la pratica di sviluppo personale per eccellenza.

La risposta sulla vera finalità del Business Coaching non va cercata lontana: è lì, sotto gli occhi di chi è capace di vedere che i margini di miglioramento nel fare le cose sono infiniti, e che possiamo trovarli a partire da noi stessi, se abbiamo la modestia per guardarli, rifletterci e lavorarci.

“Beh allora, se le cose stanno così, magari un po’ di Coaching lo faccio fare anche al mio capo…”

Alla prossima puntata.

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