Borsa, le donne in cda pagate sei volte di meno

Solo un manager su 5 è donna ed è pagata sei volte di meno. Una situazione che non cambia, ma che anzi peggiora, andando verso le posizioni apicali e che riguarda direttamente anche i Cda delle società quotate

donne in cda

Nei cda delle società quotate in Borsa la parità di genere è ancora un miraggio.

Non solo le donne in posizioni manageriali sono in numero nettamente inferiore (1 su 5) ma vengono retribuite decisamente peggio degli uomini, fino a sei volte in meno.

Ecco qualche numero che può dare l’idea della situazione: dei 250 dirigenti più pagati a Piazza Affari, 240 sono uomini. Non solo, le top manager più ricche d’Italia hanno guadagnato in tutto 15,9 milioni di euro, in media 1,5 milioni a testa, pari addirittura all’83% in meno dei 10 colleghi uomini più ricchi, che invece si sono assicurati stipendi per 9,4 milioni di euro a testa.

A ben vedere negli ultimi anni ad aumentare è stato solo il numero delle donne presenti nei cda delle aziende quotate, ma il pay gender gap non si è affatto ridotto. La presenza femminile nei consigli di amministrazione è cresciuta grazie alla legge Golfo-Mosca, che impone alle aziende di garantire alle donne almeno un terzo dei posti in cda entro il 2022. Così oggi negli organi sociali delle 227 aziende di Piazza Affari le donne rappresentano il 33% del totale, il quadruplo di quanto erano nel 2011 e il 9,6% in più del 2016.

Passi avanti dunque ne sono stati fatti, ma solo per un obbligo di legge, e non dal punto di vista della remunerazione. Basti pensare che nella lista dei 10 dirigenti più pagati del listino non figura nessuna donna e tra i primi 50 ne spuntano appena tre.

Va un po’ meglio nelle aziende a controllo pubblico, dove almeno qualche tentativo per ridurre il gender gap è stato fatto. Tra gli esempi virtuosi c’è quello di Roberta Neri, amministratrice delegata di Enav, che è l’unica numero uno di un’azienda nell’orbita statale e guadagna 828.400 euro. Inoltre l’ultima tornata di nomine ha visto assegnare a quattro donne il ruolo di presidente: Patrizia Grieco in Enel, Emma Marcegaglia in Eni, Catia Bastioli in Terna e Bianca Maria Farina in Poste.

Il problema della disparità di trattamento economico uomo-donna non riguarda, comunque, solo l’Italia. Anche alla Borsa di Londra gli amministratori delegati delle aziende più grandi guadagnano in media il 77% in più delle colleghe donne. Inoltre la Gran Bretagna ha appena obbligato le aziende quotate a rendere pubblica la differenza di salario per sesso tra i loro dipendenti e ne è emerso che il 78% paga più gli uomini delle donne e solo l’8,7% fa il contrario.

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